Braida Vini pianta un bosco di querce a Rocchetta Tanaro
Gli alberi impiegheranno tra i 100 e i 150 anni a crescere. "Saranno i nostri figli e i nostri nipoti a godere del risultato di questo lavoro"
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 30/03/2021
Braida Vini è una famosa cantina vinicola di Rocchetta Tanaro (Asti). Una cantina e famiglia appassionata, che ha dato alla luce idee e vini rivoluzionari come il Bricco del’Uccellone.
In questo paradiso di storia e vigneti Braida ha dato il benvenuto alla primavera 2021 piantando un bosco di querce a Rocchetta Tanaro, per la precisione, 146 piante di Quercus Sessilis, provenienti dal dipartimento francese dell’Allier, nella regione dell’Alvernia Rodano-Alpi, che daranno vita, negli anni, ad alberi di forma slanciata e ampia, i cui fusti sono perfetti per essere trasformati un domani in barrique.
I legni di quella zona del Massiccio Centrale, tra le foreste di Tronçais, Gros Bois e Dreuille, sono infatti famosi in tutto il mondo perché contengono le sostanze nobili per la migliore e più equilibrata cessione al vino.
Le piante di rovere sono state collocate dalla squadra Braida in località Montebruna, appena sotto la vigna, in un appezzamento di terra di un ettaro e mezzo di estensione. Gli alberi impiegheranno tra i 100 e i 150 anni a crescere.
Dicono Raffaella e Giuseppe Bologna, proprietari dell’azienda di Rocchetta Tanaro, che ai 60 ettari vitati di proprietà alterna altri 15 ettari di bosco:
“L’anno scorso, in questo periodo, piantavamo una vigna sulla collina dell’Asinara. Un gesto che, in pieno lockdown, mentre tutti erano immobilizzati, tra paura e incertezza, stupì molto per il messaggio di speranza che portava con sé.
Quest’anno rilanciamo e mettiamo a dimora le querce: saranno i nostri figli e i nostri nipoti a godere a pieno del risultato di questo lavoro. È un sogno che accarezzavamo da molto tempo”.
Questo progetto si intreccia alla storia aziendale di Braida, perché proprio sull’uso sapiente della barrique si basò nel 1982 l’intuizione di Giacomo Bologna che, modellando quel vino così carico di polifenoli e acidità, riuscì a rivoluzionare la percezione della Barbera, valorizzandola.
Inoltre, sottolineano dall’azienda vinicola, questo progetto mette l’accento sulla grande importanza che ha per Braida il distretto enologico astigiano e piemontese: in una filiera realmente corta, si producono non solo ottime uve ma anche le migliori botti (proprio il mastro bottaio Gamba di Castell’Alfero ci ha assistiti nella scelta delle piante di Quercus Sessilis) e i principali impianti dell’enomeccanica. E chissà, perché no, adesso anche i legni”.
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