Bocuse d’Or 2019, vince la Danimarca. Podio tutto scandinavo
L'Italia, rappresentata dal team dello chef pugliese Martino Ruggieri, è arrivata al quindicesimo posto
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 31/01/2019
A Lione, durante il Sirha, si è conclusa la finale del Bocuse d’Or, il più importante concorso di cucina al mondo, con la statuetta d’oro vinta dalla Danimarca (grazie a un carrée di vitello da latte e a una chartreuse di verdure), il Bocuse d’argento è andata alla Svezia e quello di bronzo alla Norvegia.
Era la prima edizione del concorso da quando è morto il suo inventore, Paul Bocuse, il creatore della nouvelle cuisine.
La nostra squadra era capitanata dallo chef pugliese che lavora a Parigi, Martino Ruggieri
Il team italiano, in questa edizione capitanato da Martino Ruggieri, con la supervisione del tristellato Enrico Crippa del Duomo di Alba, non ha mai vinto e anche in questo 2019 gli italiani sono arrivati lontano dai primi posti, solo al quidicesimo posto.
Gli chef di 24 nazioni (Marocco, Ungheria, Stati Uniti, Argentina, Norvegia, Cile, Islanda, Brasile, Canada, Italia, Gran Bretagna, Danimarca, Finlandia, Francia, Singapore, Cina, Belgio, Thailandia, Tunisia, Giappone, Svizzera, Svezia, Australia, Corea del Sud) si sono sfidati in due giorni 29 e 30 gennaio, 12 squadre alla volta davanti a una giuria che ha assegnato i punteggi in base alla creatività, alla tecnica e alla presentazione.
Da ricordare che Ruggieri – lavora a Parigi con Yannik Alleno – ha preparato una Chartreuse a l’Italienne pensata in forma di farfalla e multistrato. Il piatto, “Rapsodia italiana nella forma di una farfalla”, è una rivisitazione di un classico risotto di mare con verdure fresche, accompagnate da puntarelle marinate nell’acqua dei frutti di mare e una salsa marinara. Come da regolamento, il piatto era al 50% vegetale, conteneva frutti di mare e non eccedeva i 20 centimetri di diametro.
Le dichiarazioni rilasciate da Crippa e Ruggieri
“Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto”. Ha affermato Enrico Crippa, presidente Accademia Italia. “Ci siamo preparati con grande tenacia, ma anche umiltà. Per l’Italia rappresenta un momento e un’opportunità per fare sempre meglio. Seguire il team Italia è stato un grande impegno e una grande esperienza. I ragazzi hanno dimostrato di sapere modificare i propri atteggiamenti di cucina per potere applicare al meglio le tecniche necessarie per il concorso. L’umiltà e l’armonia di gruppo, sviluppata in questi mesi, ci hanno fatto affrontare questo progetto con consapevolezza di quanto fatto fino ad oggi. Adesso l’Accademia deve essere in grado di fare tesoro di questo traguardo e costruire un futuro con obiettivi più ambiziosi e con uno sviluppo nazionale. I grandi chef che intendono accompagnarci in questa avventura, rappresentano il primo mattone di questa ”Associazione”.
“Dopo due anni finisce il mio Bocuse d’Or -ha affermato Martino Ruggieri- si conclude un percorso umano fortissimo. Il Bocuse d’Or è una lezione di vita; ti consente di prendere le misure della tua personalità e del tuo carattere, inteso come forza e determinazione, e ti da la possibilità di crescere nel confronto. Prepararsi per il Bocuse vuol dire mettere da parte la propria vita, personale e professionale, per due anni. Ora quella vita me la riprendo. In Italia c’è tanto da fare per creare un sentimento e l’interesse intorno a questo percorso umano e professionale. È importante capire che il Bocuse d’Or non è il concorso di un candidato, ma di un paese intero. Sarebbe bello che il prossimo concorrente possa contare sul supporto dei grandi cuochi italiani come avviene nei paesi nord europei e in Francia”.
Ad Alba si continuerà a lavorare per l’Accademia Bocuse d’Or
Intanto ad Alba rimane l’Accademia Italia Bocuse d’Or con il compito di preparare giovani – e meno giovani – chef che si vogliano cimentare con questo noto e molto seguito concorso.
Arrivederci tra due anni.
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