Annalisa Magri, quel sesto senso che fa la differenza sul campo
Grazie alle sue intuizioni l'imprenditrice ha trasformato una paese della Lomellina in una location famosa per la cucina gourmet.
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 24/11/2020
Campana, “trapiantata” nel Pavese dove ha contribuito letteralmente a far sbocciare una realtà florida che sta conquistando sempre più riconoscimenti. Annalisa Magri, 35 anni, è una delle figure della ristorazione più influenti nel panorama italiano attuale.
Store manager del ristorante OttocentoDieci a Sannazzaro de’ Burgondi, nella Bassa Lomellina, ha preso le redini della struttura acquistata dalla famiglia, affrontandone oneri e onori.
Il padre, Pietro Magri, ha un’impresa edile da 35 anni e ha realizzato la struttura nel pavese: consiste in un hotel di 74 camere, l’Eridano a cui è annesso l’ Ottocendodieci, una realtà che si è distinta per il livello raggiunto.
“La storia di Annalisa Magri è quella di un sogno che si realizza, di un percorso lungo 810 chilometri, che non è solo una distanza – quella fra la sua terra d’origine, Napoli, e il suo paese d’adozione Sannazzaro (PV) – ma è anche la storia di una scelta.
Così si legge sul sito web del ristorante. La scelta di mettere nuove radici e di mischiare la tradizione partenopea con la Lomellina, di portare l’ospitalità ed il calore tipici della costiera napoletana, e di imprimere la sua impronta all’interno di un panorama gastronomico – quello pavese – dalle grandi potenzialità inespresse.
Dal 2018 l’interpretazione di questo progetto è affidato al giovane chef Rigels Tepshi, che ha portato in cucina il suo bagaglio di esperienze stellate in giro per l’Italia, ed una brigata giovane, dinamica e consolidata.
Negli anni, Annalisa ha imparato a tenere testa a situazioni anche complesse…
Devo dire che sono sempre stata rispettata per il mio lavoro ma mi è capitato, soprattutto con imprenditori più “anziani” di non essere presa abbastanza sul serio, perché giovane e perché donna. Ma conoscendosi e concentrandosi sul lavoro questi ostacoli si risolvono. Mi sono sentita mortificata in un primo momento, ma poi è passata, sono i risultati che contano.
Cosa significa come donna essere in un ruolo apicale come il tuo?
Che il lavoro di squadra è fondamentale e che noi donne sappiamo creare una bella armonia. Che essere donna non significa però non avere polso quando serve. E’ una questione di equilibri e giusta distanza. Per una donna, ancora oggi, ci sono comunque più ostacoli perchè la gestione della famiglia e della coppia sono ancora considerate spesso unicamente di sua competenza, anche se le cose stanno cambiando.
Cosa consigli a chi vorrebbe seguire le tue orme?
Investire sul fattore umano, nei rapporti con il team, favorire un gruppo misto, con uomini e donne, perché si creano sinergie più ampie. Non ritenersi più “in alto” degli altri: chi è a capi deve saper guidare il gruppo certo, ma anche rimboccarsi le maniche ed essere parte attiva nel lavoro.
Annalisa per discrezione preferisce non parlarne, ma in passato è venuta a conoscenza di una storia di violenza verso una donna che conosceva. Il suo consiglio per tutte le donne:
Ricordarsi che fuori c’è chi può ascoltare, aiutare, proteggere. Isolarsi è il rischio più grande. Parlarne e denunciare è la vita per ritrovare se stesse e costruirsi un futuro.
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