Alla scoperta della cucina tipica di Trieste, variegata e unica

Alla scoperta della cucina tipica di Trieste, variegata e unica

di Oriana Davini

Ultima Modifica: 21/05/2024

Variegata e unica, la cucina tipica di Trieste è di terra e mare, italiana e mitteleuropea. La multiculturalità del capoluogo del Friuli Venezia Giulia si riflette nella storia, nell’architettura urbana e nella tradizione enogastronomica, a partire dai tanti caffè storici che animano il centro città.

Dalla metà del ‘700 in poi, le migrazioni di genti e culture diverse hanno importato e mescolato ricette e sapori tipici di tradizioni diverse: la cucina triestina e dell’entroterra sloveno si è fusa con quella quella austriaca, ungherese, boema ed ebraica. A queste, dopo l’Unità d’Italia nel 1918 e poi dagli anni’50, si è aggiunta una forte prevalenza di sapori e usi più mediterranei, dando vita a una cucina unica.

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La cucina triestina

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La cucina triestina è caratterizzata da proposte di mare e di terra. Dai buffet tipici della zona, fino a deliziose gastronomie e ristoranti di pesce, la cucina di Trieste offre un’ampia varietà di pietanze che attrae sia i locali, affezionati ai piatti della propria storia, sia chi visita la città.

Sul sito Turismo FVG, l’ente del turismo della regione, è presente una sezione dedicata alla strada del vino e dei sapori del luogo, utile per consultare i ristoranti più emblematici triestini.

I piatti tipici di Trieste

Vediamo insieme alcuni esempi di mescolanza di sapori, spezie e materie prime che contraddistinguono il territorio triestino.

La jota

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Jota-Foto: Davide Monti Studio

La jota è uno dei piatti più tipici di Trieste, la cui ricetta è antichissima: gli ultimi cambiamenti al procedimento, infatti, risalgono addirittura a 500 anni fa! Come molte ricette tradizionali, anche questa nasce come piatto di recupero: alla base ci sono ingredienti semplici e soprattutto locali, fagioli, crauti acidi in salamoia e qualche avanzo di maiale (di solito le coste), con cui si riusciva a sfamare tutta la famiglia (un po’ come per la cassoeula lombarda, preparata con ingredienti simili).

Il termine jota ha origini controverse: la radice sembra derivare da un suffisso celtico, poi contratto dal tardo latino jutta (nel senso di brodaglia), oppure dal termine cimbro (un idioma di origine germanica, diffuso in veneto e trentino) yot.

Tipica è anche la minestra de bobici, a base di fagioli borlotti, mais, prosciutto affumicato e pepe.

Prosciutto cotto in crosta di pane

Il prosciutto cotto in crosta di pane (Parsuto in crosta) è lo spuntino ideale per un picnic di primavera immersi nella natura carsica.

Natura e artigianato trovano espressione in questa pietanza dal gusto affumicato e tagliato rigorosamente a mano, che si tramanda fin dal Medioevo. Viene spesso servito abbinato a senape e una grattata di kren. Il prosciutto cotto è un’esplosione di profumi e sapori preparati con molta pazienza e sapienza. Questi accorgimenti e la lenta cottura contribuiscono a renderlo particolarmente tenero, succoso e molto aromatico.

Il gulash

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Il gulash è il tipico spezzatino ungherese a base di manzo e paprika, a volte con l’aggiunta di patate. È molto diffuso anche a Trieste, dove quasi tutti i ristoranti lo propongono nel menù, a volte anche con pezzi di prosciutto oltre alla carne.

Patate in tecia

Un piatto tipico della cucina povera, immancabile sulle tavole di molte famiglie triestine: la ricetta delle patate in tecia è molto semplice e sfiziosa. Amato da grandi e bambini, è un contorno d’eccezione che si abbina perfettamente ai secondi di carne: un grande classico in tutte le trattorie del Carso e in molti ristoranti del centro città triestino. Patate, cipolla, strutto e pancetta: quattro ingredienti per un risultato strepitoso.

Presnitz

Il Presnitz è un dolce tipico triestino ricco di storia e tradizione, che affonda le sue radici nell’epoca dell’Impero Austro-Ungarico. Si tratta di un morbido ripieno a base di frutta secca e cioccolato fondente, avvolto in uno strato di pasta sfoglia di forma circolare a chiocciola.

Fu durante una visita ufficiale a Trieste dell’imperatore Francesco Giuseppe e Sissi che questo dessert fu presentato con le parole: “Se giri il mondo torni qui”. In occasione della visita, infatti, fu indetto un concorso, vinto da una rinomata pasticceria. La sua creazione venne premiata con il titolo Preis Prinzessin (Premio Principessa), poi modificato con il tempo dai triestini in Presnitz.

Le osmize del Carso

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Ph. Fabrice Gallina

Dirigendosi sul Carso, la cucina tipica ricopre un ruolo importante grazie alle osmize: non si tratta di un piatto tipico ma di esercizi pubblici, cantine, spazi allestiti nei giardini privati, che aprono in primavera per una trentina di giorni e offrono cibi e vini autoctoni, di produzione locale, come uova, formaggi, salumi.

Il nome viene dalla parola slovena osem, cioè otto, che indicava il numero di giorni di apertura che un tempo il magistrato civico consentiva alle case contadine per vendere al pubblico i propri prodotti. La tradizione è rimasta e con l’arrivo della bella stagione le osmize, sparse in tutto il Carso, aprono i battenti, sventolando la loro frasca sormontata da una freccia rossa, segnale distintivo di questo tipo di locale.

Genuinità e semplicità contraddistinguono questi locali particolari, che non dispongono di orari d’esercizio come caffè o ristoranti: se volete organizzare una gita enogastronomica sull’altopiano Carsico, è necessario consultare il sito osmize.com a partire dalla settimana prima.

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L'Autore

giornalista

Giornalista specializzata in turismo e itinerari enogastronomici