A 69 anni ci ha lasciato Stefano Bonilli, fondò il Gambero Rosso come supplemento de Il Manifesto
di Informacibo
Ultima Modifica: 04/08/2014
Roma 4 agosto 2014. Ieri, a Roma, in tarda serata, è morto improvvisamente Stefano Bonilli, una grande firma del giornalismo enogastronomico italiano, nato a Bosco Chiesanuova (Verona) il 13 febbraio 1945.
Un nostro caro amico Stefano, dai tempi del Manifesto, dove Stefano lavorava e dove fondò il supplemento del Gambero Rosso.
Così ne scrisse recentemente ricordando quel lontano periodo: “Il manifesto quotidiano aveva ospitato il primo numero del Gambero Rosso che io avevo fondato, scritto, impaginato e pubblicato per la prima volta e tra mille difficoltà il 16 dicembre del 1986 e da allora al febbraio del 1992 le strade tra manifesto e Gambero Rosso erano state comuni, uniche e irripetibili”.
Bonilli ha infatti diretto poi il (nuovo) Gambero Rosso (il nome deriva dall’osteria in cui il Gatto e la Volpe portarono a cena Pinocchio nel romanzo di Collodi) per 22 anni, fino al 2008, creando la tv e la Città del Gusto.
E’ sempre lui, negli stessi anni, insieme con Carlo Petrini a partecipare alla fondazione del movimento Slow Food, in una collaborazione che per tanti anni ha poi portato a cofirmare la Guida dei vini d’Italia, sotto la direzione di Daniele Cernilli.
Dopo il 2008, Bonilli ha cominciato a diffondere le su idee visionarie sui social network, con lo sviluppo del suo blog Papero giallo e poi con la nascita del magazine digitale Gazzetta Gastronomica.
Proprio in questi giorni stava scrivendo un nuovo libro sulla storia della cucina italiana del dopoguerra, lavorando contemporaneamente ad un appuntamento in programma il 20 settembre a Bologna, per una nuova editoria enogastronomica. Su Twitter, dove spesso ha lanciato i temi di dibattito con maggior seguito settimanale, ha ironizzato sulla propria salute sabato scorso: “E’ la legge di #Murphy, non c’è nulla da fare, ti ammali il 2 agosto quando il tuo medico è in vacanza”.
Le condoglianze della redazione di INformaCIBO alla compagna Marinella e ai tanti amici de il Manifesto.
Gli analfabeti del cibo diventano esperti di Expo2015
di Stefano Bonilli 29 luglio 2014 alle 15:52
Probabilmente Germano Celant è la persona giusta per organizzare la mostra Arts & Food per conto di Expo 2015, forse il budget destinato a questa iniziativa è giustificato ma certamente fa impressione vedere che man mano che si avvicina il 1° maggio 2015, data di inaugurazione di Expo Milano 2015 e i progetti finanziati si chiariscono, l’idea che dà questo insieme è quella di un gigante senza capo nè coda dove ognuno di coloro che hanno beneficiato di un finanziamento e uno spazio si danno da fare e sgomitano per farsi notare, al di fuori di qualunque idea unificante se non quella del titolo della manifestazione, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, che è tutto e nulla, demagogia e affari.
Del resto i delusi sono molti, molti sono coloro che tra il progetto originario e questa cementificazioni delle campagne attorno a Milano vedono solo la mano della speculazione.
Tra i sostenitori della prima ora e di tutt’altro progetto c’era Petrini che oggi dice: “Abbiamo accettato di stare dentro, ma in maniera critica. L’Expo non ha anima, deve mettercela. Altrimenti non serve al sistema Paese. Da quando l’hanno presentato, questo evento si è trasformato in qualcosa che non ha nulla a che fare con il cibo, la nutrizione e il pianeta. Noi ci teniamo. Per questo non possiamo stare zitti”.
Cosa sia oggi Expo 2015 e cosa rappresentino i Progetti Expo 2015 fin qui presentati è difficile da capire, certo quanto si sta facendo è mille miglia lontano dal progetto che lo studio dell’architetto Stefano Boeri aveva presentato al BIE Bureau International des Exsposizions di Parigi nel 2010.
L’unica cosa chiara ad oggi è che il magistrato Raffaele Cantone è diventato suo malgrado il vero protagonista di Expo 2015 quale Presidente dell’Autorità Anticorruzione.
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