55 milioni: appalti e fantasia su Expo e dintorni di Marco Maroni
di Informacibo
Ultima Modifica: 23/03/2014
Un appalto curioso è quello concesso a “Rinnovamento nello Spirito Santo” per l’organizzazione dell’evento “10 Piazze per 10 comandamenti”; secondo il movimento ecclesiale che l’ha organizzato, nel giugno scorso, si è trattato di “Un momento gioioso, in una fase di smarrimento morale e spirituale e di disagio economico e sociale”.
Che il momento sia di smarrimento e disagio è certo, resta da capire cosa l’evento centri con l’Expo; gli sono comunque arrivati 80 mila euro.
Oltre 95 mila euro sono invece andati nel 2012 a “Servizi di organizzazione dello spettacolo La via d’acqua, del 5 febbraio 2012 presso il teatroDal Verme”. La Via d’acqua secondo il fantasioso progetto originale che devastava tre parchi milanesi invece di usare i canali esistenti, forse non si farà. Ma all’organizzazione dello spettacolo, che ci si augura sia stato interessante, sono arrivati 95.712 euro.
Ci sono poi le prestazioni del critico Germano Celant, al quale sono stati riconosciuti 750 mila euro per “Servizi per la Curatela e la direzione artistica dell’Area Tematica Food in Art; alla Fondazione Corriere della Sera sono invece andati 160 mila euro, come “Contributo per massima visibilità Expo”; 85 mila al Foglio per “Realizzazione del volume sull’esposizioni universali”.
Sono solo esempi di un elenco di 150 commesse per circa 55 milioni di euro, affidate tra il 2012 e il 2013, per lo più senza gara aperta, o addirittura in modo discrezionale, da Expo 2015.
L’inchiesta milanese sugli appalti truccati che ha portato agli arresti l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, e altri sette tra dirigenti e professionisti beneficiari degli appalti per ora non coinvolge la società Expo 2015, come ha tenuto a precisare il commissario all’Expo, Giuseppe Sala. Ma a scorrere l’elenco degli appalti affidati dalla società sorge quantomeno qualche perplessità sui criteri e sui fini per cui è stato usato denaro pubblico. Non stiamo parlando di grandi opere, come la “piastra” da 165 milioni, su cui poggerà l’esposizione, al centro dell’inchiesta del pm Alfredo Robledo. Ma di forniture di servizi, soprattutto per comunicazione, marketing, eventi. Il Fatto ha chiesto spiegazioni, Expo 2015 non è stata finora in grado rispondere. Di cose che sarebbe bello chiarire però se ne trovano diverse.
L’INDAGINE della Procura milanese rivela per esempio che gli stessi indagati erano preoccupati perché l’oggetto di alcuni contratti assegnati appariva “troppo generico e fumoso” per farla franca. Non è di per sé un reato, ma certo di casi “generici e fumosi” negli appalti di Expo ce ne sono a bizzeffe. In quanto a vaghezza, ma anche a importo, svetta il milione concesso alla Movie People di Milano (che peraltro non produce film, ma noleggia attrezzatura cinematrografica) per: “Progetto cinematografico”.
Per un film, questa volta specifico, sui “Paesaggi e sulla produzione italiana alimentare”, alla stessa società sono stati assegnati 185.900 euro. Mentre 184.870 euro sono stati assegnati alla DB2 srl per “Video dimostrativi e presentazioni dell Cyber Expo”.
Le consulenze per la comunicazione, per la “brand identity” o per eventi, vanno per la maggiore. E una grossa fetta se l’è ritagliata la Ab Comunicazioni, di Andrea Bartoletti, una delle aziende di riferimento del cosiddetto Sistema Giacchetto, dal nome del manager al centro delle inchieste della Procura di Palermo su un sistema di appalti truccati per attività di comunicazione ed eventi in Sicilia, arrestato nel giugno 2013 nell’ambito di un’altra inchiesta sui fondi per formazione professionale. Alla AB Comunicazioni è stato appaltato (con gara aperta) un generico “Affidamento del servizio di coordinamento, progettazione, organizzazione, realizzazione di eventi e/o servizi e forniture annessi”, per 700 mila euro nel 2012 e per altri 700 mila nel 2013.
Desta stupore poi il fatto che la “Realizzazione di Piattaforma Gestionale finalizzata ad adempiere alle richieste delle Linee Guida Antimafia per protocollo di legalità”, sia stata affidata, sempre senza gara, nel 2012 in due tranche a due società diverse, prima alla Bentley System Italia (200mila euro) e poi alla Opera 21 Spa (541.500 euro). Quest’ultima doveva già essere in condizioni economiche critiche visto che nel luglio scorso è stata dichiarata insolvente. Ma alla scelta della società potrebbe non essere estranea la circostanza che presidente e azionista era un imprenditore di area ciellina, già assessore della Provincia di Milano nella Giunta di Ombretta Colli, il forzista Daniele Carboni.
Da Il Fatto Quotidiano del 23/03/2014.
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