Olio d'oliva: Mediterraneo in ripresa ma l'Italia soffre

Olio d’oliva: Mediterraneo in ripresa ma l’Italia soffre ancora

di Oriana Davini

Ultima Modifica: 24/09/2024

Migliora il quadro generale dell’olio d’oliva nel Mediterraneo: secondo le prime stime di Assitol sulla campagna olearia 2024, Spagna e paesi dell’area mediterranea segnano una ripresa, mentre l’Italia riporta significative differenze tra nord e sud.

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Italia a due velocità

I dati dell’Associazione Italiana dell’industria olearia, aderente a Confindustria e Federalimentare, confermano che la campagna olivicola in Italia sarà di scarica, quindi con quantitativi minori rispetto alla media ma con situazioni molto diverse a seconda delle aree coinvolte.

Nelle regioni del sud, ha avuto un forte impatto la crisi climatica: in Puglia, dove si trova il 50% degli uliveti italiani, lo scenario varia a seconda delle aree. “La siccità – spiega Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva di Assitol – ha colpito soprattutto il Meridione, che vanta due terzi della nostra produzione olivicola”.

La situazione cambia al centro-nord, dove si prospetta una buona campagna.

La produzione nazionale

olio d'oliva

Le prime stime, tuttavia, suggeriscono una produzione nazionale intorno alle 200mila tonnellate, a causa dello stress idrico subito dalle piante e dagli episodi di meteo estremo.

Nonostante la campagna italiana al ribasso, le aziende olearie rassicurano i consumatori italiani. “L’industria del settore – sottolinea la presidente – ha dimostrato di saper reagire agli effetti della crisi climatica, grazie alla sua capacità di selezionare la materia prima per sopperire al deficit produttivo”. 

Anche nelle annate migliori, l’olivicoltura italiana non supera le 350mila tonnellate, rispetto ad un fabbisogno complessivo pari a un milione. Per questa ragione, le aziende hanno sviluppato il blending, vale a dire un know how che consiste nell’accostare oli diversi per gusto e provenienza per produrne uno dal gusto unico.

Il comparto è tenuto per legge a rispettare norme stringenti a garanzia dell’autenticità dell’olio d’oliva.“Il nostro – ribadisce Cane – è uno dei settori più monitorati, continuamente sotto i riflettori delle autorità competenti, che ringraziamo per il loro assiduo lavoro, e delle stesse aziende, che svolgono severe verifiche sulla genuinità dei prodotti finiti”.

Ogni oleificio effettua, al suo interno, “migliaia di controlli ogni anno sulle materie prime e sui suoi prodotti. A vigilare c’è poi il SIAN, il sistema telematico nazionale che verifica i flussi oleari in entrata e in uscita dall’Italia, insieme a otto diversi organismi pubblici di controllo”. L’olio d’oliva è anche l’unico prodotto alimentare sottoposto ad analisi sensoriale (panel test), che ne valuta la qualità, prima di essere posto in commercio, grazie al giudizio di un gruppo di assaggiatori professionisti.

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La raccolta in Spagna

Ben diverso il quadro nell’area mediterranea. In particolare la Spagna, storico leader di mercato, dovrebbe raggiungere una produzione di oltre 1.300.000 tonnellate di olio, riconfermando la sua centralità a livello mondiale. Secondo le prime stime di mercato, cresceranno anche Turchia (250mila tonnellate) e Tunisia (320mila), e seppure su numeri inferiori, si prevede un andamento positivo anche per Grecia (230mila ton) e Portogallo (170mila ton).

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L'Autore

giornalista

Giornalista specializzata in turismo e itinerari enogastronomici