Moser presenta "Tracce": un nuovo capitolo nella storia del Trentodoc - InformaCibo

Moser presenta “Tracce”: un nuovo capitolo nella storia del Trentodoc

di Simone Pazzano

Ultima Modifica: 09/07/2024

La cantina Moser aggiunge un nuovo tassello alla sua produzione di spumanti metodo classico con il lancio di Tracce, un Trentodoc Riserva Extra Brut millesimato 2011. Un vino che si distingue per un lungo processo di affinamento – 11 anni sui lieviti in bottiglia, seguiti da un ulteriore anno dopo la sboccatura – ma non solo.

Il nuovo Trentodoc dell’azienda trentina vuole essere infatti anche una sintesi della sua filosofia e del suo percorso evolutivo. Una storia iniziata nel 1979 grazie a Francesco e Diego Moser, vignaioli cresciuti nella tradizione contadina della Valle di Cembra, e ora portata avanti da Carlo come direttore e Matteo come enologo, che hanno raccolto questa eredità portando avanti la tradizione familiare con uno sguardo rivolto all’innovazione.

Matteo e Carlo - Moser Trento
Matteo e Carlo Moser

Un nome che racconta una storia

La scelta del nome Tracce non è casuale, ma riflette profondamente la visione e l’approccio dell’azienda alla produzione vinicola. Come spiegano Carlo e Matteo Moser, rappresentanti della seconda generazione alla guida della cantina:

Ogni lavorazione, ogni nostra esperienza, ogni piccola innovazione tecnica lascia una traccia che affidiamo al tempo. Rispetto alle altre etichette dei millesimati Moser Trentodoc, che presentano un design elegante, netto e pulito, abbiamo esplorato forme differenti, mantenendo i nostri codici fondanti. Volevamo raccontare un percorso, la nostra filosofia, la nostra identità di vignerons. Sono queste le nostre “Tracce”. Volevamo un’etichetta coraggiosa, sincera e valoriale, a maggior ragione su una bottiglia importante

Questa dichiarazione racchiude l’essenza del nuovo prodotto: un vino che è il risultato di anni di esperienza, di scelte tecniche precise e di un profondo rispetto per il tempo necessario all’evoluzione di un grande spumante.

L’etichetta stessa di Tracce è stata concepita infatti per raccontare questa filosofia. A differenza delle altre etichette dell’azienda, quest’ultima esplora forme differenti pur mantenendo i codici fondanti dell’azienda. La parola “Tracce” emerge intuitivamente da una distesa di potpourri profumato, creando una sorta di “allitterazione grafica” che riflette il concetto stesso di lasciare un’impronta.

Un viaggio nel terroir trentino

Tracce Trentodoc Riserva Extra Brut 2011 è un Blanc de Blancs prodotto esclusivamente con uve Chardonnay, da sempre il vitigno protagonista della cantina Moser. Le uve provengono da due aree distinte del Trentino, ciascuna con caratteristiche uniche che contribuiscono alla complessità del vino finale.

La prima area è Maso Warth, un anfiteatro naturale di vigneti situato a 350 metri di altitudine che si affaccia sul comune di Trento. Questa posizione privilegiata offre condizioni ideali per la coltivazione dello Chardonnay, con una buona esposizione solare e una protezione naturale dai venti freddi. La seconda area è la Valle di Cembra, dove i vigneti si arrampicano su pendii ripidi a un’altitudine compresa tra i 500 e i 650 metri. Qui la viticoltura assume connotati quasi eroici: i vigneti sono spesso disposti su terrazzamenti arditi, sostenuti da antichi muri a secco, creando un paesaggio mozzafiato ma estremamente impegnativo per i viticoltori.

Le caratteristiche di queste due zone conferiscono al vino una personalità unica. Il terreno calcareo, ricco di Dolomia, apporta una spiccata mineralità che si traduce in sapidità, struttura e un notevole potenziale di longevità. Gli sbalzi termici e le repentine variazioni climatiche, tipici di queste aree, contribuiscono a preservare la freschezza e l’acidità delle uve, elementi fondamentali per la produzione di spumanti di alta qualità.

Cura della campagna con vista sulla Paganella - Moser Trento

La cura dei vigneti, che hanno un’età compresa tra i 15 e i 35 anni, è affidata a una squadra giovane e appassionata, il cui approccio alla viticoltura è improntato al massimo rispetto per l’ambiente e per le piante. Tutte le operazioni cruciali, dalla potatura alla legatura, fino alla vendemmia, sono eseguite manualmente. Questo permette non solo un controllo più preciso della qualità, ma anche una selezione accurata dei grappoli al momento della raccolta.

L’azienda ha abbracciato completamente le pratiche biologiche su tutti i suoi 20 ettari di vigneti. La concimazione è esclusivamente naturale e si pratica il sovescio, una tecnica antica che prevede la semina di specifiche piante tra i filari per arricchire naturalmente il terreno. Durante l’estate, si effettua la potatura verde per regolare la produzione e garantire una maturazione ottimale delle uve.

L’obiettivo principale di queste pratiche è mantenere le viti in un perfetto equilibrio vegetativo, evitando stress che potrebbero compromettere la qualità delle uve e, di conseguenza, del vino finale. Questo approccio rispettoso e attento alla natura si riflette nella qualità e nell’autenticità del prodotto finale.

Dal vigneto alla cantina: un processo meticoloso

La produzione inizia con la pressatura soffice delle uve intere, un processo delicato che permette di estrarre solo il mosto migliore, noto come mosto fiore. Questa fase è cruciale per preservare la freschezza e la purezza delle caratteristiche varietali dello Chardonnay. La fermentazione e il primo affinamento avvengono in vasche di acciaio a temperatura controllata. Questo ambiente neutro permette di mantenere intatte le sfumature aromatiche delle uve e di sviluppare la complessità del vino base senza influenze esterne.

Affinamento sui lieviti, Rosé Trentodoc su pupitre - Moser Trento

Ma è nella fase successiva che Tracce inizia veramente a prendere forma. Dopo il tiraggio, il vino continua la sua evoluzione in bottiglia sui lieviti selezionati per un periodo straordinariamente lungo: 132 mesi, ovvero 11 anni. Questo prolungato contatto con i lieviti permette allo spumante di sviluppare una complessità aromatica e una struttura uniche, caratteristiche dei grandi Metodo Classico.

Dopo la sboccatura, il vino riposa per un ulteriore anno prima di essere immesso sul mercato. Questo periodo aggiuntivo permette al vino di ritrovare il suo equilibrio dopo lo shock della sboccatura e di integrare perfettamente tutte le sue componenti.

Il risultato nel bicchiere

L’ultimo nato in casa Moser si presenta dunque come un Blanc de Blancs di grande personalità. Nel bicchiere, si nota immediatamente un perlage fine e persistente, segno di una lunga maturazione sui lieviti. Il colore è un giallo dorato intenso, con riflessi brillanti che catturano la luce. Al naso, il vino rivela tutta la sua complessità con sfumature di frutta candita, accompagnate da richiami di note evolutive che aggiungono profondità e interesse al bouquet.

Al palato, Tracce si distingue per la sua secchezza, tipica dello stile Extra Brut, bilanciata da una notevole sapidità e da una texture cremosa, frutto del lungo affinamento. La struttura è importante ma ben equilibrata, con una freschezza che, nonostante gli anni di affinamento, mantiene il vino vivace e dinamico.

Tracce Trentodoc Moser

Con il lancio di Tracce, Moser dimostra la sua volontà di esplorare tutte le potenzialità dello Chardonnay trentino, spingendosi oltre i confini tradizionali attraverso affinamenti estremamente lunghi. Questa nuova bollicina si pone dunque come una sorta di “summa” dell’esperienza accumulata dall’azienda nei suoi oltre quarant’anni di storia e di ponte verso il futuro.

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L'Autore

Giornalista

Giornalista e digital strategist per ViaBagutta Comunicazione. Scrivo di food & beverage per testate di settore come Informacibo.it e Osserva Beverage de La Repubblica. Curo "Onde", una newsletter dedicata ai temi della comunicazione e "Blu Mediterraneo", community per gli amanti del mare.