I wine lovers americani sono un affare per il food system italiano
di Oriana Davini
Ultima Modifica: 11/04/2024
Gli americani amano l’Italia, il suo cibo e il suo vino. Dopo il crollo legato al Covid, i flussi turistici dagli Usa sono ripresi in modo costante, passando da 2,9 a 4 milioni nell’ultimo biennio.
Di pari passo anche la spesa turistica, che ha registrato un forte aumento: secondo dati della Banca d’Italia, i turisti americani hanno speso in Italia 6,49 miliardi di euro, il secondo miglior valore dopo quello della Germania.
Italia meta enogastronomica
A confermare ulteriormente questa tendenza positiva ci sono anche i dati della European Travel Commission-ETC, secondo i quali l’Italia è tra le mete più gettonate del Vechcio Continente dagli statunitensi, posizionandosi subito dopo la Francia. Si tratta soprattutto di turisti che viaggiano in coppia con il partner (36%), che si fermeranno in Europa per una o due settimane (64%), con un budget giornaliero superiore a 200 euro (36%). Gran parte del quale sarà speso in esperienze enogastronomiche.
Insomma, potrebbe essere un vero e proprio affare per il food system italiano. Ma in che modo sfruttare questa occasione?
Chi sono i wine traveller americani
“I dati mostrano che spesso questi viaggiatori ricercano esperienze anche molto diverse tra loro, come eventi e visite ai luoghi di produzione, e sono ben disposti a partecipare ad attività extra food”, spiega Roberta Garibaldi, autrice del Rapporto annuale sul turismo enogastronomico in Italia.
Vale soprattutto per chi viaggia alla scoperta del vino. Negli ultimi due anni, per esempio, il 49% dei wine traveller americani ha mangiato o bevuto in un ristorante o bar famoso o storico rispetto al 34% degli altri viaggiatori.
Inoltre, la metà dei viaggiatori che hanno partecipato a un’attività legata alla birra ha preso parte anche a un’attività legata al vino. Allo stesso modo, il 54% di coloro che hanno visitato una distilleria o un percorso delle bevande, come il whisky, ha aderito anche a un’attività enologica. Senza dimenticare che oltre il 20% dei wine traveller americani ha mangiato sia in un ristorante gourmet che in un food truck.
L’importanza dell’offerta food&beverage
Sono soprattutto i Millennial americani e la Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) a mostrare interesse per il turismo enogastronomico. La Generazione Z deve fare i conti con un budget più limitato ma la situazione è chiaramrnte destinata a evolversi con il tempo e con l’aumento del reddito.
Anche se l’aspetto enogastronomico non è il motivo principale per cui gli americani viaggiano verso una determinata destinazione, è pur vero che spesso considerano l’offerta food & beverage nella scelta tra le destinazioni preferite. Il che significa che la gastronomia ha un peso rilevante non solo nella decisione finale ma anche nel processo di selezione tra le possibili alternative.
Le esperienze più ambite
La visibilità dell’esperienza via social è un altro criterio di scelta importante per i viaggiatori statunitensi. I food lovers americani sono molto attratti da attività come i tour gastronomici, i corsi di cucina e le visite ai mercati. Chi sperimenta queste esperienze, dicono i dati, poi aderisce anche ad altre attività alimentari, dalla cucina raffinata ai food truck, dagli eventi ai festival.
Guadagnano consenso anche le visite ai luoghi di produzione, dai caseifici alle fabbriche di cioccolato, dai birrifici alle distillerie. E si deve tener conto che il cibo di strada attira molto il pubblico americano, se viene però percepito come sicuro.
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