Caffè: 10 pilastri perché sia buono, pulito e giusto per tutti
di Oriana Davini
Ultima Modifica: 27/04/2021
La scena si ripete identica milioni di volte al giorno: prepariamo un caffè, lo acquistiamo o lo ordiniamo, quindi lo beviamo e via. Ma da dove arrivano i chicchi, chi li ha raccolti, come sono stati lavorati, tostati, distribuiti? Sono tutte domande che non ci facciamo mai.
E invece dovremmo, perché c’è un mondo intero dietro una tazzina di caffè. E dovremmo sempre assicurarci che quel che stiamo bevendo sia buono, ovviamente, pulito e giusto per tutti, dagli agricoltori ai torrefattori, dai baristi fino a noi consumatori, anello finale di una lunghissima catena.
Il manifesto della Slow Food Coffee Coalition
Ci viene in aiuto Slow Food Coffee Coalition, rete mondiale recentemente lanciata da Slow Food e Gruppo Lavazza per riunire tutti gli attori della filiera del caffè, accomunati dall’amore per questa bevanda e ispirati dall’idea di un caffè buono, pulito e giusto per tutti.
La rete ha lanciato un Manifesto che chiama tutti in causa e chiede di impegnarsi a diversi livelli per promuovere studi e ricerche, scoprire di più sulla produzione e il consumo di caffè, conoscere e far conoscere le storie e i progetti di chi, a vario titolo, sta già lavorando per un caffè buono, pulito e giusto per tutti.
I 10 punti del Manifesto
I 10 pilastri per un caffè che sia davvero buono per tutti:
- Tutela dell’ambiente e degli ecosistemi come elemento fondamentale nella resilienza alla crisi climatica
- Biodiversità come approccio sistemico tra ambiente, comunità e prodotti locali
- Sicurezza alimentare garantita dall’applicazione dei principi dell’agroecologia
- Salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo e del lavoro lungo tutta la filiera
- Inclusione sociale a prescindere da identità di genere, razza, etnia, età e religione
- Educazione e incoraggiamento al dialogo tra i partecipanti alla filiera perché la conoscenza condivisa genera consapevolezza
- Trasparenza lungo tutta la filiera del caffè
- Tracciabilità come buona pratica a tutela della qualità nei diversi processi del caffè, dall’origine alla tazzina
- Origine specifica del caffè: da chi viene prodotto e in quale luogo
- Diritto al piacere: saper apprezzare gusto, aromi e sentori del caffè
Cosa possiamo fare noi consumatori
Ora che ne sappiamo qualcosa di più, la domanda è: noi consumatori cosa possiamo fare?
Il primo passo è approfondire la nostra conoscenza del mondo del caffè e i suoi mestieri, per capire meglio come funziona la filiera, imparare a riconoscere un buon caffè. Facciamo domande, chiediamo, leggiamo, partecipiamo ad attività di formazione.
I baristi e i ristoratori che aderiscono a Slow Food Coffee Coalition sono la più importante fonte di conoscenza e consapevolezza per i consumatori: si impegnano a usare un caffè buono, pulito e giusto, a dare importanza al lavoro di tutti i partecipanti alla filiera, valorizzando le loro storie ed esperienze.
I torrefattori si impegnano a valorizzare il lavoro dell’agricoltore, per esempio indicando sempre sulle etichette l’origine specifica del caffè, da chi viene prodotto e in quale luogo, raccontando anche le caratteristiche organolettiche del caffè.
Un anello fortissimo della filiera sono i traders: la Slow Food Coffee Coalition chiede loro di impegnarsi a pagare un prezzo giusto agli agricoltori, a riconoscere la qualità del loro caffè e mantenere la tracciabilità attraverso tutta la filiera.
Condividi L'Articolo
L'Autore