Crea, il sistema agroalimentare italiano vale 522 miliardi, il 15% del Pil
Presentato l' Annuario Crea 2019-2020. "La nostra agricoltura ha sempre più un ruolo determinante nell'economia italiana", ha detto Giuseppe L'Abbate, sottosegretario alle Politiche agricole
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 25/01/2021
Il sistema agroalimentare, dall’agricoltura alla ristorazione, è “settore chiave” dell’economia italiana.
Con oltre 522 miliardi di euro, il sistema agroalimentare italiano, dall’agricoltura alla ristorazione, rappresenta il 15% del Pil nazionale, classificandosi primo in Europa per valore aggiunto agricolo.
E’ quanto emerge dall’Annuario dell’Agricoltura italiana 2019 realizzato dal Crea con il suo Centro Politiche e Bioeconomia.
Messo alla prova dalla pandemia, il sistema ha saputo essere resiliente rispetto alla media generale dell’economia, diventandone asset portante. Tanti i primati dell’Italia segnalati dal Crea, primo paese produttore mondiale di vino in volume e primo europeo in valore negli ortaggi.
Secondo Stefano Vaccari, direttore generale del Crea, tale ricerca è “uno dei pilastri dell’analisi italiana dell’agroalimentare. Sono 73 anni – ha spiegato – che l’annuario fotografa con un’enormità di numeri e serie storiche l’evoluzione del sistema agroalimentare italiano. Siamo l’agricoltura più ricca d’Europa come valore aggiunto – ha continuato – nonostante abbiamo quasi la metà della terra francese e di quella spagnola ma i nostri agricoltori non sono i più ricchi d’Europa“.
A presentare i dati, i ricercatori del Crea Politiche e Bio-economia, Roberta Sardone, Roberto Solazzo e Lucia Tudini.
L’agricoltura italiana si posiziona, quindi, al primo posto in Europa per valore aggiunto ed è la terza per produzione lorda vendibile. “L’Italia è il primo produttore mondiale di vino in volume e lo scorso anno ha raggiunto anche la prima posizione per la produzione di ortaggi in valore, superando la Spagna“, ha spiegato Sardone. Nel 2019 il valore della produzione agricola è stato di 57,3 miliardi, in linea con l’anno precedente, di cui oltre il 50% dovuto alle coltivazioni, il 29% circa agli allevamenti e la restante parte alle attività di supporto e secondarie.
Negli ultimi dieci anni l’industria alimentare è cresciuta, con +12% di valore aggiunto e +8% dell’indice della produzione, a fronte di una diminuzione generale. In base ai dati presentati, le aziende agricole sono oltre 1,5 milioni mentre il sostegno pubblico al settore si attesta a circa 11,9 miliardi nel 2019, in calo rispetto agli anni precedenti con una riduzione, tra 2015 e 2019, per oltre 1,3 miliardi. Per quanto riguarda gli scambi commerciali, c’è stata una netta riduzione del deficit della bilancia agroalimentare italiana. “Nel 2019 – ha spiegato Solazzo – si conferma l’andamento positivo delle esportazioni agroalimentari (+5,6%) e l’import cresce dell’1,4%. Nei primi nove mesi del 2020 – ha aggiunto – nel complesso c’è un calo tendenziale dell’import (-4,4%) a fronte di una crescita dell’export (+0,8%)“.
I settori dell’export più colpiti dagli effetti del Covid-19, nel secondo trimestre 2020, sono stati il florovivaismo, le carni, i prodotti dolciari e il vino, mentre sono cresciuti prodotti del Made in Italy come la pasta, le conserve di pomodoro e l’olio di oliva.
Secondo il Rapporto realizzato dal Crea in collaborazione con Nisea sul settore ittico italiano, pesca e acquacoltura hanno risentito della crisi pandemica, con un calo della domanda di prodotto fresco.
“Dalle nostre valutazioni – ha detto Alessandra Agostinelli, caposervizio direzione contabilità nazionale Istat, che ha presentato le anticipazioni Istat sull’andamento dell’agricoltura italiana nel 2020 – il settore agricolo potrebbe aver sofferto meno di altri. Nel complesso il volume della produzione si è ridotto del 3,3% e il valore aggiunto del 6,1%”.
Il commento del Sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate
“La nostra agricoltura ha sempre più un ruolo determinante nell’economia italiana“, ha affermato Giuseppe L’Abbate, sottosegretario alle Politiche agricole.
“E’ sul fatto che il sistema agroalimentare italiano rappresenta il 15% del Pil nazionale che dobbiamo lavorare per creare reddito e posti di lavoro in grado di traghettarci oltre la crisi dovuta alla pandemia. Con il nuovo corso alla guida del Crea – ha precisato L’Abbate – stiamo analizzando i fabbisogni delle diverse realtà locali e sono certo che potremo dare presto risposte con risultati concreti ed efficaci per le nostre imprese”.
L’Annuario, secondo il sottosegretario, “è uno strumento importante che ci seve per capire quali politiche mettere in piedi per migliorare le posizioni deficitarie. Tanto è ancora il lavoro da fare in questa fase, perché il il 66% delle imprese non è ancora orientato al mercato e questa deve essere una delle nostre priorità, ossia far crescere e creare il valore aggiunto“. Importante sarà l’utilizzo dei fondi del Recovery, ha concluso L’Abbate “per mettere in atto quelle riforme strutturali che ci vedono deficitari come la logistica, tutti i temi legati allo stoccaggio, ma anche rendere più forti le filiere e garantire la redditività ai nostri imprenditori”.
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