La Cucina Italiana si candida all’Unesco come patrimonio dell’umanità
I nomi del Comitato scientifico che sosterrà e redigerà il dossier necessario alla presentazione della candidatura
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 22/01/2021
Lo storico mensile “La Cucina Italiana”, nato nel lontano 1929, con il numero del luglio 2020 ha lanciato un progetto di comunicazione volto a sostenere il valore universale della cultura gastronomica italiana: la candidatura all’Unesco della «cucina italiana» quale patrimonio immateriale dell’umanità.
Ogni numero del magazine, (da luglio a dicembre) è stato firmato da un grande cuoco italiano che diventerà, insieme al brand di Condé Nast, ambasciatore della nostra cucina italiana nel mondo.
La pubblicazione dei sostenitori iniziata a luglio con Massimo Bottura, continuata ad agosto con Davide Oldani, a settembre con Antonia Klugmann, ha proseguito con Carlo Cracco, Niko Romito (leggere Informacibo) fino al nuovo numero in edicola il 1° dicembre sotto la direzione dello chef Antonino Cannavacciuolo.
In questi giorni è stato formalizzato il comitato scientifico che sosterrà e redigerà il dossier necessario alla candidatura con il supporto dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del MiBACT e dell’ANCI.
Il Comitato scientifico
I nomi del comitato scientifico Roberta Garibaldi – Docente di Tourism Management, Presidente Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, Luisa Bocchietto – Architetto, Senator della World Design Organization, Alberto Capatti – Storico dell’alimentazione e della Gastronomia italiana, membro del Comitato direttivo dell’Institut Européen d’Histoire de l’Alimentation, Giovanna Frosini – Docente di Storia della lingua italiana, Accademica della Crusca, Coordinatrice in Linguistica storica, Linguistica educativa e Italianistica, Massimo Montanari – Docente di Storia Medievale e Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna, Paolo Petroni – Presidente dell’Accademia Italiana della Cucina, Vincenzo Santorio – Responsabile del Dipartimento di Cultura e Turismo dell’Associazione Italiana dei Comuni Italiani, Luca Serianni – Docente di Storia della lingua italiana dell’Università La Sapienza, coordina il comitato che organizza il Museo della Lingua Italiana di Firenze, Laila Tentoni – Presidentessa di Casa Artusi, Vito Teti – Antropologo e scrittore, direttore del Centro Demo-Antropologico, Raffaele Lombardi Satriani dell’Università della Calabria, membro del Comitato Italiano di Antropologia dell’Alimentazione
Il commento di Roberta Garibaldi, Docente di Tourism Management e Presidente Associazione Italiana Turismo Enogastronomico
“Un onore per me essere nominata membro del comitato scientifico. L’iscrizione nel patrimonio dell’UNESCO, oltre al valore che in sé racchiude, è uno stimolo ed una opportunità per sviluppare nuova progettualità, creare sinergie, promuovere i territori anche in ottica turistica”, afferma Roberta Garibaldi. “Ritengo che attraverso questo progetto potremmo valorizzare l’enogastronomia per farne un motore di ripartenza in un momento cosi importante. E lo faremo partendo dai nostri prodotti, dalle nostre ricette, cosi come dalle storie dei nostri produttori, dalle tradizioni locali e dai paesaggi che diventano enogastronomici in un’ottica di integrazione tra innovazione, sostenibilità e rispetto delle tradizioni”.
In questi stessi giorni il “Cous Cous” e lo “Street Food di Singapore”, emblema della cultura hawker del Paese, sono state iscritte nella lista del patrimonio immateriale dell’UNESCO.
La “Dieta mediterranea” è stata inserita come patrimonio immateriale nel 2013. Negli anni successivi, l’elenco si è ampliato con la “Coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria” (2014) e “L’Arte del pizzaiuolo napoletano” (2017).
Rientrano tra i beni materiali i “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” (2014) e le “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” (2019).
Al pari della Costiera Amalfitana, delle 5 Terre, del Cilento e Vallo di Diano, dei Sacri Monti, della Val d’Orcia, delle Ville e dei Giardini Medicei, iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale come paesaggio culturale poiché capaci di testimoniare l’unicità e la positiva interazione tra uomo e ambiente, nel caso specifico attraverso la viticoltura.
#PizzaUnesco: “L’Arte dei pizzaiuoli napoletani” Patrimonio dell’Umanità
Condividi L'Articolo
L'Autore