Anolino Solidale. Per una Storia dell'Anolino De.Co. di Fidenza - InformaCibo

Anolino Solidale. Per una Storia dell’Anolino De.Co. di Fidenza

L’anolino tra Parma e Piacenza ha tre varianti. Corrado Barberis nel suo Atlante dei prodotti tipici, scrive che gli anolini “sono l’emblema di una civiltà gastronomica, armonioso connubio tra cucina popolare e cucina borghese

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 23/12/2020

L’Anolino è festa. L’Anolino è Natale.

 

Per i parmigiani, gli Anolini immediatamente evocano il profumo di casa e di festa ed ognuno è convinto che gli Anolini più buoni siano sempre e comunque quelli di casa propria, usciti dalle mani della nonna o della mamma.

Tutto questo ci porta a sottolineare lo stretto legame della gastronomia con la lingua, la cultura e l’arte locali

E allora dedichiamo la notizia di questa vigilia di Natale proprio agli Anolini.

Presentiamo un “libricino” “Per una storia dell’Anolino”

Andrea Grignaffini presenta gli Anolini di Ettore Bocchia e la copertina “Per una storia dellAnolino” di Fidenza

Dentro quel disco d’oro di pasta all’uovo e di Parmigiano Reggiano – uniti in matrimonio da una sequenza unica di dettagli e ingredienti – c’è la storia unica di Fidenza in tavola e c’è il futuro di una Comunità che ti sa sorprendere. Sempre.
Abbiamo fatto grande l’Anolino con la Denominazione Comunale di Origine“, affermano i fidentini.

L’anolino De.Co. di Fidenza, un piccolo libro di grande storia, scritto dal giornalista Luigi Franchi

Dietro a un prodotto gastronomico come l’anolino non c’è solo il piacere dell’assaggio: ci sono mani, ingegno, sapienza e mille e mille storie da raccontare e ricordare, almeno una per ogni famiglia di Fidenza. C’è la sintesi perfetta dei prodotti più preziosi di questa terra.

Per questo a Fidenza lo hanno scelto, perché è un simbolo della passione, dell’ingegno e della convivialità dei suoi abitanti. Attorno a questo semplice disco dorato di pasta ripieno di Parmigiano Reggiano, ci sono secoli di storia, dalla prima testimonianza del 1200 alle storie e alle iniziative dei nostri giorni, che culminano nella Gran Fiera di San Donnino; giorno in cui non c’è tavola che non veda al centro la zuppiera di caldissimi anolini.
Per questo motivo l’anolino di Fidenza è diventato De.Co. (Denominazione d’Origine Comunale), grazie anche ad un piccolo libro di grande storia, scritto dal giornalista Luigi Franchi, cittadino fidentino e direttore del magazine di ristorazione sala&cucina, in cui si ripercorre la storia di questo dischetto di pasta ripiena.
Nel libro si parte da un’epoca in cui non esistevano ricette, non quelle scritte. Tutto era affidato alla memoria, alla manualità o al certosino lavoro degli amanuensi che non erano particolarmente interessati a trascrivere ricette.  Assumevano quindi valore icone e racconti che testimoniavano come in queste terre, da tempo immemore, si praticava un’agricoltura a circolo chiuso: il famoso “non si butta via niente”.
Si comincia dalla ormai celebre citazione della duecentesca Cronica di Salimbene da Parma in cui i fa riferimento ad “un raviolus sine crusta de pasta”, e raviolo è termine preso in prestito dalla lingua volgare parlata in area settentrionale… per arrivare ai giorni nostri, passando per altre ricche descrizioni come quella presente nell’opera di Scappi che lo scrive anche “annolino”, oppure il fatto che sia attestato alla corte di Parma almeno dalla metà del secolo XVII, quando viene assunto come cuoco presso il duca Ranuccio II Farnese, esattamente il 4 agosto 1659, il palermitano Carlo Nascia. Alla carta 29 del suo Li quattro banchetti destinati per le quattro stagioni dell’anno (manoscritto della Biblioteca Palatina di Parma), dà conto degli anolini, preparati con una ricetta molto moderna: sfoglia sottilissima di farina e uova…
Gli anolini, scrive Corrado Barberis nel suo Atlante dei prodotti tipici, “sono l’emblema di una civiltà gastronomica, armonioso connubio tra cucina popolare e cucina borghese, che ha saputo sfruttare e trasformare i prodotti genuini e di qualità della sua terra, già definita dal geografo greco Strabone, nel 27 a.C., “pianura assai fertile, sparsa di colline molto fruttifere con derrate di ogni specie… sicuro riparo dalle carestie”.

L’anolino tra Parma e Piacenza ha tre varianti

Tanta storia dunque che testimonia il valore della De.Co, per un prodotto, l’anolino, che, tra Parma e Piacenza ha tre varianti e quella fidentina, con solo Parmigiano Reggiano, uova e pangrattato nel ripieno, corrisponde al quello Stato Pallavicino che si trovava esattamente al centro dell’area, dove in molti comuni l’anolino ha queste caratteristiche.

La squadra dell’Anolino di Fidenza con il Sindaco Massari

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