Federvini: causa Covid contrazione delle vendite nel fuori casa -40%
L’ultimo semi-lockdown ha dato il colpo di grazia finale ad un settore - quello dei vini e delle bevande spiritose - fiore all’occhiello del food ‘made in Italy’
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 28/11/2020
Si avvicina la fine dell’Annus Horribilis e si comincia a fare i conti nei vari settori economici dell’agroalimentare.
Dallo studio di TradeLab, per Federvini, emerge che il 2020 è stato l’anno peggiore di sempre per i vini e gli spiriti italiani.
Secondo le previsioni dello studio infatti, l’ultimo semi-lockdown ha dato il colpo di mannaia finale ad un settore – quello dei vini e delle bevande spiritose – fiore all’occhiello del food ‘made in Italy’.
Vini e spiriti hanno quasi dimezzato il proprio valore nel fuori casa
Vini e spiriti hanno quasi dimezzato il proprio valore nel fuori casa, che costituisce il principale sbocco. Se nel 2019 il valore complessivo nel consumo fuori casa per il settore vini è stato di oltre 2,3 miliardi, quest’anno la contrazione ha portato ad una cifra pari a circa 1,4 miliardi ossia quasi -40%. Ancora peggio per gli spiriti: il valore pari a circa 960 milioni dello scorso anno si è attestato nel 2020 a poco oltre 540 milioni (-43%).
“Questi dati fanno comprendere che due dei settori a più alto valore aggiunto del ‘made in Italy’ sono in ginocchio – ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Federvini. “Ci sono in gioco due interi settori produttivi che necessitano di essere rilanciati con politiche serie e di ampio respiro, partendo da una decisa sburocratizzazione amministrativa per poi pensare ad una sorta di ‘Piano Marshall’ che preveda investimenti strutturali massicci per la digitalizzazione e la promozione. Non è il momento di personalismi. Dobbiamo fare squadra, aziende e decisori politici, per salvare un intero comparto”.
La situazione si manifesta in tutta la sua drammaticità se consideriamo gli ultimi due mesi dell’anno: a novembre i vini chiuderanno con un -84%; a dicembre addirittura con un -87%. Per gli spiriti parliamo addirittura di un -91% e di un -93%.
“Il vino, legato tradizionalmente alla convivialità e all’accompagnamento al buon cibo, sta risentendo enormemente delle chiusure serali dei ristoranti ed in generale delle restrizioni poste in essere sulla socialità e sugli spostamenti. I dati parlano da soli e le proiezioni di fine anno sono molto preoccupanti, in vista soprattutto di un momento particolarmente importante come le festività natalizie che rappresentano l’occasione di consumo per eccellenza” sottolinea Piero Mastroberardino – Presidente della storica Azienda Agricola Mastroberardino. “Senza dubbio vi saranno casi di aziende più o meno penalizzate da questo quadro, in ragione delle differenti formule di business, ma nel complesso per il settore del vino proiettare una caduta pari al – 40% significa registrare l’imminenza di una voragine che impone una più seria e consistente strategia di reazione focalizzata su due principali traiettorie: interventi a breve termine in grado di sostenere le imprese nella contingenza più esplosiva della crisi e misure strutturali di medio-lungo termine atte a gettare le basi per il rilancio e il recupero di competitività della filiera. Un maggiore ascolto da parte delle Istituzioni è condizione essenziale per la tenuta di un comparto profondamente ramificato nella comunità nazionale, e nell’intero territorio del Paese”.
Differenze significative sussistono tra regione e regione: per i vini, si va da un -42% annuo per la Lombardia ad un -34% del Molise, mentre per gli spiriti risulta essere ancora la Lombardia la più penalizzata con -48% per chiudere con la Puglia che si assesta ad un -38%.
“E’ indubbiamente uno scenario gravissimo che colpisce duramente anche il settore degli aperitivi e degli spiriti della tradizione italiana. Prodotti che sono consumati prevalentemente nel fuori casa, canale per ovvi motivi, a regime ridotto”, dichiara Marco Ferrari, CEO di Gruppo Montenegro. “L’impatto stimato da Tradelab, ovvero una flessione del valore pari al – 43%, comporta un danno sistemico, senza precedenti. Il nostro settore e le Aziende che lo rappresentano sono orgogliosi del ruolo di creazione di valore economico e finanziario che ricoprono nei territori e nelle filiere collegate. Affinché siano in grado di mantenere vivo tale ruolo, occorre intervenire con urgenza e concretezza riducendo in modo significativo le accise ed eliminando inutili oneri amministrativi, tra i quali, il contrassegno fiscale”.
Ma è tutto il mondo del fuori casa – il cosiddetto horeca (hotel, bar, ristoranti) – ad essere in una crisi profonda e dalla quale è difficile essere ottimisti. Anche su questo fronte i numeri di Trade Lab sono esemplificativi: rispetto al 2019, il cosiddetto Away From Home è letteralmente crollato di oltre il 40%, passando da 85 a 50 miliardi nel 2020.
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