Cantine Cusumano: il difficile esercizio di convivere con il covid-19. - InformaCibo

Cantine Cusumano: il difficile esercizio di convivere con il covid-19.

Il contitolare della cantina di Partinico:"La ristorazione è stata trattata male e quelli che hanno riaperto hanno dimostrato coraggio. Loro sono una risorsa da proteggere."

di Emanuele Scarci

Ultima Modifica: 20/08/2020

Il difficile esercizio di convivere con il covid-19. “All’inizio dell’anno, prima del lockdown – racconta Diego Cusumano, contitolare, assieme al fratello Alberto (nella foto, Diego a sinistra e Alberto a destra)  della omonima cantina di Partinico – eravamo in crescita di circa il 15%. Dopo c’è stato il lockdown: un disastro perché circa il 90% delle nostre vendite nel mondo sono nell’Horeca. 

Con la ripartenza, ogni settimana si guadagnano posizioni sul mercato domestico: tra luglio e agosto le perdite sono stimabili intorno al 25% nell’Horeca. E i ristoratori cercano di utilizzare al massimo le materie prime disponibili in magazzino stante questa interminabile incertezza legata al covid-19” che in agosto ha rialzato la testa in Europa.       

Secondo l’imprenditore siciliano, Germania e Giappone sono avanti nella fase di recupero dalla pandemia. Mentre gli Stati Uniti e gli altri paesi in luglio e agosto marcano 8 settimane di ritardo, sono cioè nella stessa condizione dell’Italia in maggio. “Ristoranti appena aperti. Quelli che hanno il dehor lavorano, gli altri ancora no. Il Sud degli Usa è nell’occhio del ciclone. Ma anche la Gran Bretagna presenta un panorama desolante”.

Insomma la ripresa è lenta e complicata dal risveglio del covid in Europa. E in Sicilia?

Nel primo semestre la caduta delle vendite è stata intorno al 25%. Ora il turismo nella mia regione, pochissima colpita dal virus, ci sta aiutando a recuperare fatturato. La verità è che non bisogna rassegnarsi mai e agevolare il lavoro soprattutto dei ristoratori e nell’area dell’ospitalità. Loro sono gli ambasciatori del buon gusto italiano.

Nei fatti però il Governo non ha tenuto la ristorazione nella giusta considerazione. I gestori sono scesi in piazza in molte città e ora sono state reintrodotte nuove restrizioni.

Sì è vero. La ristorazione è stata trattata male e quelli che hanno riaperto hanno dimostrato coraggio. Loro sono una risorsa da proteggere. L’Italia è il Paese delle bellezze artistiche ma la ristorazione ben si integra con il nostro patrimonio storico. E’ un segno di bontà assoluta che va assolutamente tutelata.

Riconsidererete la vostra presenza nella grande distribuzione?


No. Facciamo appena il 5% nel canale moderno. Continueremo a presidiare l’Horeca.

Cusumano stupisce per la stabilità dei ricavi: 16 milioni da almeno 3 anni.

La spiegazione è semplice: produciamo le nostre uve e un aumento del fatturato si genera solo quando acquistiamo nuovi vigneti o quando l’annata è più favorevole. Il fatturato varia da 16 a 18 milioni di euro a seconda dell’annata. La cosa più importante oggi è che la Cusmano – che aveva la fama di curare la gestione finanziaria – in realtà, in epoca di covid, la ritroviamo come una delle più virtuose: ha protetto e messo in sicurezza il suo capitale umano che è la cosa più importante dell’azienda. Non possiamo permettere che il covid distrugga quanto costruito in 20 anni. Abbiamo fatto ricorso allo smart working e abbiamo anticipato la cassa integrazione. Nessuno è rimasto indietro delle persone che fanno parte del nostro gruppo.

Quanto durerà l’effetto covid?

Ancora a lungo. Da qui a fine anno la situazione di incertezza relativa continuerà a condizionare aziende, scelte e consumi. La ripresa la ritengo possibile solo a partire dalla primavera del 2021.

La crisi e il lockdown hanno reso più fragili gli anelli deboli della catena del vino?

Indubbiamente è un colpo durissimo, ma le acquisizioni in seguito a tragedie le ritengo improbabili. Mediamente gli imprenditori sanno organizzarsi. Ritengo che le acquisizioni si realizzino seguendo un disegno strategico preciso e non in seguito al covid-19.

Questo vale anche per voi?

Certo. Abbiamo acquisito due nuove tenute sull’Etna e stiamo impiantando i vigneti. La nostra strategia rimane sempre la stessa: essere totalmente indipendenti nella fornitura di uve e soprattutto cercare di non ammalarsi, oltre che di covid-19, anche di “fatturopatite” cioè valutare tutto in funzione del fatturato e non del valore che l’azienda riesce a generare.

A proposito di Etna: il Consorzio ha adottato forti limitazioni alla produzione. Che ne pensa?

Sull’Etna è stato bloccato fino al 2021 la possibilità di rivendicare la Doc Etna: adesso dobbiamo proteggere la valorizzazione del prodotto, consolidare la fascia alta del mercato e riprogettare la seconda fase di sviluppo.

Sull’Etna è stata anche tagliata la resa da 90 quintali a 70.  E’ condivisibile?

Si: aiuta a valorizzare il prodotto in una fase in cui i consumi sono stati penalizzati dalla pandemia. L’Etna è un prodotto per il 99% canalizzato nell’Horeca.

Esclusiva in etichetta dei nomi dei vitigni Grillo e Nero d’Avola solo per la Doc Sicilia: nel braccio di ferro tra Doc Sicilia e Duca di Salaparuta con chi si schiera?

Mi schiero per la qualità. L’appellazione Doc ha lo scopo di elevare la qualità, anche mediante rese più contenute. Quindi sono convinto che dobbiamo difendere a tutti i costi la Doc Sicilia.

Il Consiglio di Stato ha rinviato la sentenza e il pericolo è di ritrovarsela nel bel mezzo della vendemmia con qualche danno.


Abbiamo problemi più seri della querelle in questione. In questo momento c’è il tema della sopravvivenza delle aziende. Soprattutto i piccoli agricoltori che sono in evidente difficoltà. 

Come si annuncia la vendemmia?

Fino a oggi la vigna è meravigliosa. Il nubifragio di luglio ha colpito la città di Palermo e non i vigneti delle zone interne.

In autunno dovrebbe ripartire eventi e fiere specializzate, ma incombe ancora il virus.

Alla veronese wine2wine di novembre ci saremo per certo: non rinuncio a niente. Nella mia testa è come se il covid non ci fosse. Mi auguro di poter partecipare anche a Merano Wine Festival, anche se c’è il rischio che possa saltare a causa degli spazi ristretti. Spero si faccia. Ogni evento programmato e realizzato significa aver superato un paletto.

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