Il made in Italy nel carrello vale oltre 7,4 miliardi di euro. I territori spingono le vendite
Le vendite di prodotti Dop e Docg, crescono rispettivamente del +7,1% e +4,8%: sono i numeri dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy realizzato in collaborazione con Nielsen
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 08/08/2020
L’italianità sugli scaffali della distribuzione moderna rimane un fenomeno in continua crescita.
Un prodotto alimentare su quattro venduto in supermercati e ipermercati sottolinea in etichetta la sua italianità mentre le vendite di prodotti Dop e Docg, crescono rispettivamente del +7,1% e +4,8%. Sono questi i numeri più salienti dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy realizzato in collaborazione con Nielsen
Il paniere food delle regioni italiane: rappresenta il 10,8% per un giro d’affari superiore a 2,4 miliardi di euro
Il richiamo in etichetta delle regioni italiane è arrivato a rappresentare il 10,8% del paniere food dell’Osservatorio Immagino per un giro d’affari superiore a 2,4 miliardi di euro (+2,6% sul 2018), sostenuto principalmente da un aumento dell’offerta (+4,4%).
Tra le 18 regioni rilevate si conferma alla guida della classifica per fatturato il Trentino-Alto Adige grazie a vini, spumanti, yogurt e salumi. Viene però superato per percentuale di prodotti da Piemonte, Toscana e Sicilia le cui referenze costituiscono l’1,3% ciascuna del paniere contro l’1,2% del Trentino-Alto Adige. La Sicilia, scalando quattro posizioni, sale al secondo posto per valore delle vendite (0,9% di quota, +4,2% rispetto al 2018), grazie a vino e sughi pronti, a pari merito con Piemonte (forte in carne bovina, succhi di frutta, acqua minerale non gassata, vini Docg e miele) ed Emilia-Romagna (trainata da vini e salumi).
Appare significativo l’exploit del Molise che, soprattutto grazie alla pasta, registra un incremento delle vendite di +30,7% dopo il +13,3% del 2018, anche se ha un peso relativo ancora ridotto sul giro d’affari complessivo del paniere (0,2%). Incrementi di fatturato a due cifre anche per Liguria (+12,4%) e Marche (+11,2%) come ritorno dei percorsi di valorizzazione intrapresi negli ultimi anni da questi territori.
Ad aver contribuito al dinamismo dell’italianità in etichetta la fama che il made in Italy ha saputo costruirsi nei decenni e che rimanda alla promessa di un’esperienza organolettica di qualità. A ciò si aggiunge l’estensione a latte, formaggi, riso, pasta di grano duro e conserve di pomodoro dell’obbligo di indicare in etichetta il luogo in cui è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e la coltivazione o l’allevamento della materia prima agricola prevalente.
QUI la settima edizione dell’Osservatorio Immagino
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