La filiera del grano duro durante il Coronavirus: il punto di Italmopa ai Durum Days
De Sortis (Italmopa): l’operato dell’industria molitoria è stato determinante per assicurare la fornitura di semole all’industria pastaria nonostante alcune difficolta’ di approvvigionamento in frumento duro nazionale
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 26/05/2020
L’aumento delle vendite di pasta nel canale retail non compensa le perdite nell’ho.re.ca: è quanto emerge da alcuni dati forniti dalla società di consulenza Aretè, sui consumi di pasta nel periodo marzo/aprile 2020 durante il lockdown per Coronavirus.
Lo studio è stato diffuso durante i Durum Days, appuntamento annuale dell’industria molitoria alla vigilia dei nuovi raccolti. Un momento di confronto costruttivo tra le rappresentanze della filiera nazionale frumento duro-semola-pasta che hanno aderito al protocollo frumento duro (Assosementi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle Cooperative, Compag e Unione Italiana Food, oltre ad Italmopa).
In particolare, l’incremento del 24% dei volumi commercializzati attraverso il canale retail non è stato sufficiente a riequilibrare il crollo del canale Horeca, determinando un saldo negativo dei consumi totale di pasta – pari a circa 50.000 tonnellate – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
“L’operato dell’Industria molitoria è stato determinante per garantire l’approvvigionamento in semole di frumento duro all’Industria pastaria e, di conseguenza, la presenza del prodotto pasta sugli scaffali nel corso dell’emergenza coronavirus”. Così Cosimo De Sortis, Presidente Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Federalimentare-Confindustria), nel corso della manifestazione
“Nonostante le iniziali difficoltà di natura organizzativa riconducibili alla necessità di messa in sicurezza degli impianti e alla riorganizzazione del personale” prosegue De Sortis “i Molini hanno continuato ad operare senza sosta e con grande spirito di servizio anche nella fase più acuta dell’emergenza. È tuttavia opportuno evidenziare che si sono manifestate alcune criticità per quanto riguarda l’approvvigionamento di frumento duro nazionale, con episodi di pronunciata ritenzione da parte dei detentori della materia prima, fortunatamente superati grazie alla fluidità dei flussi di importazione e alle giacenze di frumento duro presenti nei silos delle industrie molitorie”.
“Sotto il profilo comunicativo” conclude De Sortis “l’esperienza dell’emergenza sanitaria ha restituito un quadro in chiaroscuro per il settore: da un lato, abbiamo subìto l’ennesima distorsione delle informazioni, da parte di alcuni organi di stampa e talk show televisivi, su presunti e ingiustificati incrementi dei prezzi allo scaffale dei prodotti della filiera grano duro e grano tenero allorquando si è invece verificata una forte compressione delle marginalità dell’Industria della trasformazione che ha in gran parte assorbito i maggiori costi logistici e produttivi connessi all’emergenza in corso; dall’altro, si è affermata, a tutti i livelli, la consapevolezza che le importazioni sono complementari e non alternative alla produzione nazionale di frumento duro. Una produzione, quest’ultima, che necessita certamente di essere incrementata sotto il profilo quanti-qualitativo, obiettivo che si pone il protocollo frumento duro al quale aderiamo convintamente, perché riteniamo che la qualità della materia prima e la disponibilità alla programmazione sono le migliori garanzie di compattezza della filiera”.
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