Fase 2: per Federcuochi si a plexiglass e asporto - InformaCibo

Fase 2: per Federcuochi si a plexiglass e asporto

La Federazione Italiana Cuochi in una nota espone il suo punto di vista per la ripartenza e suggerimenti per mantenere sicurezza di clienti e lavoratori

di Alessandra Favaro

Ultima Modifica: 22/04/2020

Come sarà la Fase 2 per la ristorazione, tra distanze di sicurezza e misure per arginare nuovi contagi? Dopo aver immaginato lo scenario per le pause pranzo, oggi pubblichiamo il punto di vista di Federcuochi.

Per l’associazione, la riapertura dei ristoranti in Italia dopo il lockdown avrà due parole d’ordine: plexiglass e piatti da asporto.

Ma servono innanzitutto informazioni utili,  con norme chiare sulla sicurezza sanitaria comuni per consentire agli imprenditori della ristorazione di adeguare le proprie strutture dotandosi di strumenti volti ad eliminare il rischio contagio.

Per questo motivo la Federazione Italiana Cuochi in una nota ha comunicato di voler rilanciare alcuni temi fondamentali per la ripresa del settore. A partire dal takeaway, che consentano l’asporto dei piatti già nell’attuale fase di lockdown (come accade in tutta Europa) e successivamente in quella di ripartenza.

Inoltre si propone di supportare le imprese della ristorazione  attraverso i ristobond, con la riapertura – senza ulteriori proroghe – dei pubblici esercizi per la somministrazione (nel rispetto delle norme di sicurezza), l’incentivazione della ristorazione all’aperto con sospensione della tassa OSP (occupazione del suolo pubblico) e la concessione di maggiori spazi ai locali per “l’occupazione di suolo pubblico”.

Spazi più ampi all’aperto permetterebbero infatti ai ristoratori di poter mantenere un numero più consono di persone da servire, in modo da non andare in perdita, pur mantenendo le distanze di sicurezza. 

Terminato il lockdown, infatti, la convivenza con il Covid-19 imporrà a tutti gli imprenditori una revisione delle proprie attività: chi riapre dovrà garantire non solo un piano di sanificazione programmata per un certo numero di volte al mese, ma anche il rispetto di alcune regole fondamentali, che la Federcuochi si augura siano comuni e non differenziate per regioni.

Tra le iniziative si possono immaginare i gel disinfettanti all’ingresso di tutti i ristoranti, l’obbligo di mascherine (almeno FFP1) per tutto il personale (da acquistare a prezzi agevolati e senza IVA), strutture in plexiglass poste sui tavoli in moduli a croce (in questo modo su un tavolo per 4 persone possono mangiare 4 persone in simultanea e non si perdono coperti), cloche in materiale riciclabile per tutelare l’integrità dei piatti in arrivo dalla cucina, custodie biodegradabili per i tovaglioli e per il pane.

Il distanziamento sociale resta lo strumento chiave per la riapertura in sicurezza, quindi il numero dei coperti sarà per forza di cose ridotto, ma non dovrà esserci una formula generalizzata. Molto dipenderà dalla superficie e dal tipo del locale (ad esempio, in un locale di alto profilo i tavoli sono mediamente più distanti che in una trattoria).

L’organizzazione dei tavoli potrebbe essere gestita dagli imprenditori stessi, che dovranno essere soggetti ai controlli delle autorità locali. E poi è necessario il buon senso: non serve distanziare chi vive nella stessa casa. In questo caso, la Federcuochi propone che il cliente fornisca all’ingresso del ristorante un’autodichiarazione che deresponsabilizzi il ristoratore dalle misure di distanziamento obbligatorie. 

In futuro probabilmente i ristoratori incentiverano inoltre gli afflussi durante la settimana, e non solo nel weekend, proprio per spalmare” i numeri e non concentrarli tutti in due giorni.

Infine, secondo FIC, sono oltre 400mila i lavoratori stagionali occupati nel settore dell’Ospitalità: quasi metà di questi vengono occupati in attività ristorative. Se alla ristorazione sarà consentito di ripartire potranno tornare al lavoro.

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