Ci scrive una vignaiola abruzzese: “Il mio mondo è cambiato in una notte”
Katia Masci di Villamagna: “Qualcuno mi ha dato l’opportunità di scoprire l’umanità nella quotidianità e nel ricordo”
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 29/03/2020
Il mondo vitivinicolo vive, come tanti altri settori, un momento di grave difficoltà determinata dalla diffusione della Covid-19.
Nei giorni scorsi le principali organizzazioni del settore (Confagricoltura, Cia, Copagri, Alleanza delle Cooperative Italiane, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi) hanno scritto una lettera al governo avanzando alcune proposte per mitigare i danni subiti dal comparto con la specifica che il perdurare dell’emergenza sanitaria in Italia e la sua diffusione a livello globale sta determinando una situazione di “rilevante difficoltà per l’inevitabile contrazione dei consumi a causa della chiusura dei pubblici esercizi” e per “la mancata ricezione negli alberghi, agriturismi e nella ristorazione, naturale sbocco per le produzioni nazionali e valido supporto promozionale dei vini italiani verso gli acquirenti nazionali e stranieri”.
Partendo da questi problemi ma innanzitutto per sottolineare la riscoperta dei valori veri, quelli che il dramma che stiamo vivendo in questi giorni stanno riportando a galla, pubblichiamo una lettera, scritta da una giovane abruzzese, Katia Masci, giornalista, “Donna del vino” e responsabile commerciale dell’azienda agricola di famiglia, Valle Martello.
Ciao Donato spero che tu e la tua famiglia stiate bene. Sono sopraffatta dalla tristezza questa sera, proprio in questo momento sto guardando il discorso di Conte. Oggi pomeriggio mi è venuto di getto questo articolo, che è più una riflessione che un articolo. Mi piacerebbe condividerlo in qualche modo e mi chiedevo se potessi darmi una mano. Te lo allego. Un abbraccio Katia
Lettera di una vignaiola
Il mio mondo è cambiato in una notte, come il mondo di tutti
Mi sono svegliata una mattina e non era più come il giorno prima. Mi sono illusa e ho sperato che si potesse risolvere tutto in una sola settimana, forse due, forse tre. E alla quarta ho avuto la definitiva certezza che il mondo era cambiato quella notte.
In azienda ci siamo guardati attoniti, avevamo già avuto qualche avvisaglia di questo terremoto dalla Cina, ma con incredulità abbiamo pensato che tutto sarebbe finito presto, che il virus non ci avrebbe raggiunti. E poi è toccato a noi, all’Europa. E poi, con il fiato sospeso anche l’ultimo baluardo è crollato: l’America.
Tutti i nostri mercati sono fermi.
È subentrata la paura, l’angoscia mattutina di aprire la mail e non trovare ordini, di aprire il punto vendita e non veder entrare nessuno.
“Qualcuno mi ha dato l’opportunità di scoprire l’umanità nella quotidianità e nel ricordo”
Sono stata sopraffatta dalla dura realtà. Non è un processo facile, fermarsi tutto a un tratto. E invece un segnale l’ho avuto. Qualcuno mi ha dato l’opportunità di scoprire l’umanità nella quotidianità e nel ricordo.
Io non mi ero mai accorta fino ad oggi di chi era entrato nel punto vendita. Non avevo mai percepito dietro i miei clienti le persone che c’erano. Ho aiutato un mio cliente anziano con le lacrime agli occhi a scrivere una raccomandata con ricevuta di ritorno per il figlio in Olanda, ho fatto credito ad alcuni anziani che aspettavano la pensione, ho stampato e riempito non so quanti moduli di autocertificazione, ho spiegato agli anziani che potevano evitare di venire, che mi rendevo disponibile a portar loro il vino e anche la spesa all’occorrenza.
Ho conosciuto tanti nipoti, tanti figli che nei primi giorni venivano a comprare il vino per i nonni, per i vicini di casa. E poi hanno cominciato loro stessi a venire, hanno assaggiato il vino per la prima volta, lo hanno bevuto insieme alle ricostituite famiglie all’ora di pranzo. Si perché avevamo dimenticato che cosa volesse dire trovarsi all’una a casa tutti insieme e aspettare che bollisse l’acqua per buttare la pasta.
E cosi che è subentrato il ricordo della tovaglia a quadri con al centro la bottiglia di vino da litro, quella che non mancava mai sulle nostre tavole quando c’erano ancora i nonni.
Quella notte ha cambiato la nostra vita, ci ha ricatapultato nella familiarità, nei gesti quotidiani, nella dimensione intima delle persone a cui vogliamo bene. Ci ha fatto riassaporare la normalità che noi quarantenni abbiamo avuto la fortuna di conoscere per un attimo. Ci ha dato la possibilità di creare un legame tra una generazione di nonni molto vecchi con una generazione di nipoti molto giovani. E noi siamo in mezzo e dobbiamo garantire che questa eredità non venga mai dimenticata.
Non lo so che cosa succederà tra un mese, la nostra porta, quelle delle aziende agricole rimarrà aperta sempre. Laddove ci saranno un po’ d’olio e un po’ di vino ci sarà sempre la famiglia. E la famiglia salverà il mondo.
Katia Masci, Azienda Agricola Valle Martello di Villamagna (Chieti)
Pubblichiamo volentieri la lettera di Katia. E’ difficile rispondere ad una lettera scritta col cuore ma che pone un problema vero, come fare a restituire all’Italia tutta, una leva per il suo futuro.
Di fronte ad un dramma che sembra non aver limiti, e non ha frontiere, solo la responsabilità di ognuno da una parte e la fiducia di tutti dall’altra può aiutarci a “creare un legame tra una generazione di nonni molto vecchi con una generazione di nipoti molto giovani”, con l’obiettivo di riscoprire l’umanità nei nostri rapporti. E aggiungo: oggi ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri, e se stiamo uniti e ci aiutiamo, ci sentiamo più forti e ce la facciamo. Grazie Katia e a presto.
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