Pratiche sleali nel cibo: “fare presto”, Festival giornalismo alimentare
Luigi Pio Scordamaglia, Consigliere delegato di Filiera Italia: “l’Italia recepisca nel più breve tempo possibile la direttiva Ue”
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 27/02/2020
Grazie al Festival del Giornalismo Alimentare, tra i tanti temi affrontati, dal problema di come i media parlano di food alle Etichette nutrizionali Nutriscore, che mortificano il made in Italy, dalla redditività dei prodotti Dop e Igp ai Dieci anni della Dieta mediterranea, si è discusso anche di un tema cruciale, che finora l’Italia non ancora risolve, la necessità cioè di mettere fine a comportamenti inaccettabili come le pratiche commerciali sleali nella filiera agricola, che –come ha affermato in una dichiarazione Paolo de Castro primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento Ue e relatore sulla proposta di vietare le pratiche sleali nella catena alimentare- “ogni anno provocano nell’Ue danni per oltre 10 miliardi di euro, ed altri 4,4 per che li subisce”.
Il tema del panel “Dal campo agli scaffali la lotta per difendere il buon nome della nostra filiera alimentare”
Da ricordare che risale al 25 aprile 2019 la pubblicazione della direttiva sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea (leggere Informacibo). Da allora è iniziato il conto alla rovescia per l’applicazione in Europa della nuova Direttiva, la Spagna è stato il primo paese Ue a recepire la direttiva mentre in Italia il provvedimento è ancora in attesa di recepimento da parte del Parlamento e non si prevedono tempi brevi.
Luigi Scordamaglia. “senza una parte agricola correttamente remunerata cessa di funzionare anche l’industria e la distribuzione”
“l’Italia recepisca nel più breve tempo possibile la direttiva Ue”
“Assicurare rapporti di filiera trasparenti ed equilibrati con una corretta ripartizione del valore aggiunto lungo tutte le sue fasi è interesse comune”, così ha iniziato il suo intervento, Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, dal palco del Festival del giornalismo alimentare di Torino e parlando delle “pratiche sleali” ha precisato che “Gli accordi volontari non bastano – ha ricordato Scordamaglia – bisogna ora recepire nel più breve tempo possibile, come già fatto dalla Spagna, la direttiva sulle pratiche commerciali sleali ed individuare un’autorità di controllo diversa da quella dell’articolo 62 (AGCM anti trust) che non ha funzionato adeguatamente essendo strutturata per altre finalità”.
“Una filiera squilibrata non sopravvive e senza una parte agricola correttamente remunerata cessa di funzionare anche l’industria e la distribuzione” ha aggiunto Scordamaglia presentando un nuovo modello di filiera, quello proposto dalla fondazione Filiera Italia che unisce il meglio del Made in Italy agroalimentare. Una filiera “accorciata il più possibile con un contatto diretto tra produzione agricola, trasformazione e distribuzione cancellando ogni intermediazione inutile”.
Al centro la trasparenza “che – ha detto il consigliere delegato – deve essere assicurata da contratti di filiera pluriennali e prezzi chiari che consentano di effettuare investimenti anche in fase di produzione primaria e di avere garanzia del collocamento del prodotto in anni buoni come in quelli cattivi, cercando di trovare tutti gli strumenti possibili per aumentare la competitività di ogni singola fase della filiera”.
“È per questo che è nata Filiera Italia, un nuovo organismo ha coinvolto prima la fase agricola e quella di trasformazione, quindi quella di distribuzione insieme a tutti gli altri attori nazionali leader nell’energia o nella finanza che possono esaltare un modello di economia circolare, la competitività sostenibile della filiera agroalimentare italiana. Serve un’attività di controllo –ha concluso il Presidente– che assicuri la piena implementazione delle nuove regole che disciplinano i rapporti commerciali della Filiera agroalimentare e potrebbe essere proprio l’ispettorato di repressione delle frodi l’organismo più naturalmente deputato e strutturato a svolgere con serietà tale compito”.
L’intervento di Giorgia Ceccarelli di Oxfam Italia
Tra gli altri relatori del panel è intervenuta anche Giorgia Ceccarelli di Oxfam Italia (una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale) che ha parlato della lotta al caporalato mettendo a fuoco l’importanza del lavoro che c’è dietro ad ogni prodotto alimentare.
Ceccarelli ha dialogato con il pubblico sulla sempre più necessaria legge per limitare il sottocosto e le aste al doppio ribasso, e sulla necessità di avviare da subito un processo di consultazione molto ampia per recepire la direttiva europea contro le pratiche commerciali sleali. Ultimo punto che ha evidenziato: «serve più trasparenza nei confronti dei consumatori – ha detto -: nella nostra campagna “Al giusto prezzo” abbiamo coinvolto spesso i nostri consumatori, e in base a un ultimo sondaggio abbiamo scoperto che 3 consumatori su 4 sono disposti a comprare prodotti senza sfruttamento dei lavoratori indipendentemente dal loro prezzo, ma 8 su 10 dichiarano di non avere nessuna capacità di esercitare la propria scelta consapevole. Il 94% considera importante poter sapere almeno per i prodotti agricoli del Made in Italy qual è il prezzo che viene dato al comparto agricolo».
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