I primati dell’agroalimentare mentre la produzione industriale crolla
I dati Istat, la produzione industriale giù (meno 1,3%), in controtendenza il settore dell'alimentare (più 3%)
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 11/02/2020
Oggi su tutti i giornali spicca la notizia che la produzione industriale crolla: meno 1,3 per cento secondo l’Istituto nazionale di Statistica. Il dato peggiore degli ultimi sei anni. Dopo anni con il segno più, la produzione industriale è tornata a scendere.
In controtendenza il settore dell’agroalimentare
La produzione alimentare Made in Italy è in controtendenza rispetto a tutti gli altri comparti. Nel 2019 ha fatto segnare un balzo del 3%. Investire sul settore alimentare conviene e la scia potrebbe proseguire anche nel 2020.
La nota di Coldiretti: “Il 2019 è stato l’anno nel quale si è consumato più cibo e vino italiano sulle tavole mondiali”
“Il cibo è diventato la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione, che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offre lavoro a 3,8 milioni di occupati. Lo dimostra il fatto – nota un comunicato diffuso da Coldiretti sulla base dei dati relativi alla produzione industriale nel 2019 elaborati dall’Istat – che mai così tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole mondiali con il record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2019 hanno registrato un aumento del 4% rispetto al record storico di 41,8 miliardi messo a segno lo scorso anno”.
Le esportazione dell’italian food
“Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari – sottolinea la Coldiretti – interessano i Paesi dell’Unione Europea dove il principale partner è la Germania mentre fuori dai confini comunitari continuano ad essere gli Stati Uniti il mercato di riferimento dell’italian food”.
Un freno arriva dall’agropirateria
E l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Un’industria del falso sempre più fiorente che ha paradossalmente i suoi centri principali nei paesi avanzati, a partire dall’Australia al Sudamerica, dal Canada agli Stati Uniti dove una spinta importante e venuta dai dazi punitivi nei confronti dei formaggi e dei salumi italiani che hanno favorito le “brutte copie” locali.
La dieta Mediterranea aiuta l’ agroalimentare italiano
“Ma il cibo italiano è diventato nel mondo anche sinonimo di salute grazie anche alla Dieta mediterranea. Pane, pasta, frutta, verdura, carne, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani – ricorda la Coldiretti – di conquistare primati nella longevità. Un ruolo importante per la salute che – precisa la Coldiretti – è stato riconosciuto anche con l’iscrizione della Dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco gia’ dal 16 novembre 2010″.
E come non ricordare che Parma è stata riconosciuta come “città creativa per la gastronomia dall’Unesco”, per le sue eccellenze alimentari e per l’arte dei ristoratori.
L’enogastronomia un patrimonio anche per l’ambiente
“L’enogastronomia rappresenta poi un patrimonio anche per l’ambiente. Il paesaggio nazionale è, infatti, fortemente segnato – spiega la Coldiretti –dalle produzioni agricole, dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali in pianura alle malghe di montagna, dai verdi pascoli ai terrazzamenti fioriti, che contrastano il degrado ed il dissesto idrogeologico. Si tratta di un valore aggiunto non solo ambientale ma anche di armonia e bellezza per l’Italia che rappresenta anche un elemento di attrazione turistica che identifica il Belpaese all’estero”.
Leadership nelle specialità Dop/Igp e nel biologico
“Un successo ottenuto soprattutto grazie ai primati conquistati dall’agricoltura italiana, che è oggi la più green d’Europa, con 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bio, la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (ogm), 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari. E l’Italia è anche leader nella biodiversità. Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e 533 varietà di olive contro le 70 spagnole”.
Il commento del presidente di Coldiretti Ettore Prandini
“I primati del made in Italy a tavola sono un riconoscimento del ruolo del settore agricolo per la crescita sostenibile del Paese” afferma il presidente di Coldiretti Prandini nel sottolineare che “occorre dunque salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali, dagli accordi di libero scambio alle guerre commerciali come i dazi di Trump, la Brexit o l’embargo con la Russia”.
“Una sfida che la Coldiretti ha raccolto con la promozione di Filiera Italia, la nuova realtà che riunisce il meglio della produzione agricola nazionale, dell’industria alimentare, con oltre 60 protagonisti nazionali, e della distribuzione, ora allargata alle più importanti componenti del sistema Paese” conclude Prandini nel precisare che si tratta “dell’unica realtà oggi del Paese che è stata capace di fare sistema di fronte alle nuove sfide, dalle guerre commerciali al cambiamento climatico fino all’innovazione”.
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