Dazi USA, Parmigiano Reggiano: "Ora è chiaro, fanno guerra alle Dop" - InformaCibo

Dazi USA, Parmigiano Reggiano: “Ora è chiaro, fanno guerra alle Dop”

Un documento della National Milk Producers Federation dichiara guerra all'agroalimentare europeo

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 05/10/2019

Grandi novità sul fronte dei dazi USA: gli Stati Uniti calano la maschera e dichiarano quali siano i veri obiettivi dei dazi che vanno a colpire solo alcuni tra i prodotti dell’agroalimentare italiano di qualità.

Questo, il commento di Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano

Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio di tutela

“Un documento della National Milk Producers Federation (l’Associazione dei produttori di latte che produce più dei due terzi del latte americano ) rende esplicita la volontà del Governo Americano di fare guerra alle indicazioni Geografiche Europee. Finalmente è chiaro per quale motivo nell’elenco dei prodotti soggetti a dazio aggiuntivo del 25% ci siano solo determinate indicazioni geografiche italiane, come il Parmigiano Reggiano. I dazi non sono altro che una ripicca perché l’Europa tutela le Dop registrate: i formaggi americani (come il Parmesan, ma anche l’Asiago o il Gorgonzola, la Fontina made in USA ) non possono pertanto entrare all’interno dell’Unione Europea.

Le pretese del governo americano sono assurde: noi non permetteremo mai agli americani di vendere in Italia il Parmesan, e questo vale per noi, così come per tutti gli altri consorzi di tutela delle indicazioni geografiche italiane. Noi dobbiamo difendere i nostri prodotti perché li sappiamo fare solo noi e perché sono espressione del territorio e della cultura del nostro Paese. La politica italiana e europea deve essere a fianco dei Consorzi perché nel mondo noi dobbiamo affrontare costosissime cause legali affinché i nomi delle indicazioni geografiche siano utilizzati solo per gli autentici prodotti italiani. Sul mercato non ci devono più essere un Parmesan made in Wisconsin, un Asiago o un Gorgonzola americani. Le Dop come il Parmigiano Reggiano sono un patrimonio culturale italiano, alla stregua del Colosseo: le caratteristiche della nostra Dop dipendono dal territorio del quale è espressione. I ‘tarocchi’ che vengono prodotti altrove e che usano un nome che evoca il prodotto originale italiano hanno come effetto quello di trarre in inganno il consumatore. Se Trump è America first, il Consorzio del Parmigiano è American consumer’s first. Il consumatore che acquista il Parmesan è spesso convinto di acquistare un prodotto italiano. Il Consorzio ha mostrato ad un campione significativo di consumatori americani un Parmesan che riportava in etichetta l’indicazione esplicita “Made in Winsconsin”. Due terzi del campione intervistato ha dichiarato di ritenere il prodotto di provenienza italiana. Per questo motivo il Consorzio del Parmigiano Reggiano si batte affinché, anche fuori dall’Unione Europea, il nome Parmesan possa essere utilizzato solo per l’autentico prodotto Parmigiano Reggiano. Altrimenti, non saranno solo le aziende italiane a subire un danno, ma tutti i consumatori americani che vengono ingannati perché acquistano un fake nella consapevolezza di acquistare il vero Parmigiano Reggiano”. 

Qui il documento della NMPF – National Milk Producers Federation

Caseifici Aperti da oggi –  #iostocolparmigianoreggiano

Intanto, mentre si apre oggi la due giorni di Caseifici Aperti, prosegue la campagna lanciata dal Consorzio del Parmigiano reggiano #iostocolparmigiano

Oggi è stata Simona Caselli a commentare su Facebook:

“Ovviamente #iostocolparmigiano, che Governo ed Unione Europea devono tentare in ogni modo di  difendere dai dazi di #Trump! 

È di per sé inaudito che il Presidente americano –scrive l’assessore regionale all’agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli- scateni una guerra commerciale verso l’Europa, suo storico alleato politico e militare, per cui voglio pensare che il negoziato possa ancora prevalere. 

Quello che va sottolineato, non è solo il danno evidente che rischiano di subire i nostri produttori, ma anche che, se non si ferma questa spirale assurda, dal 18 ottobre gli stessi consumatori americani pagheranno una tassa ingiusta che colpisce quindi anche loro, oltre che i caseifici che producono il Re dei Formaggi” .

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