Estate 2019 in frenata, la stagione chiude con -2,3 mln di turisti
Indagine Cst per Confesercenti-Assoturismo: un bilancio magro per le incertezze meteo e rallentamento economico
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 09/09/2019
L’estate turistica 2019 in frenata: la stagione chiude con 205,7 milioni di presenze, circa 2,3 milioni in meno rispetto al 2018 (-1,1%). Un bilancio magro, su cui pesano incertezze meteo e rallentamento economico, ma anche la ripartenza dei Paesi mediterranei nostri competitor. È quanto emerge dall’indagine CST per Confesercenti-Assoturismo su un campione di 2.484 imprese ricettive. La contrazione maggiore riguarda il mercato italiano, che si ferma a 110 milioni di presenze (-1,6 milioni in meno sul 2019, -1,5%). Gli stranieri a 95,8 milioni (-0,7%), con una diminuzione di 696 mila unità.
Il commento di Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti
“Il primo consuntivo dell’estate 2019 ci consegna un quadro non incoraggiante per il settore, dopo il boom del 2017. Flessione dovuta alle cattive condizioni meteo del mese di maggio ma soprattutto alla ripresa della competizione internazionale“, dice il Presidente di Assoturismo Confesercenti. “Questo significa che c’è ancora tanto da fare per stabilizzare i flussi turistici verso l’Italia e per fidelizzare i visitatori che hanno ripreso a frequentare altre mete del Mediterraneo. Il ritorno della delega al MiBACT riprende un percorso proficuo voluto dal Ministro Dario Franceschini che torna a guidarlo. Ma la situazione che emerge dai recenti dati impone un’attenzione maggiore da parte del Governo per un settore che potrebbe e dovrebbe essere il volano della nostra economia. L’auspicio è che il nuovo esecutivo ed il ministro Franceschini, a cui vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro, mettano il turismo tra le priorità dell’agenda politica e, in attesa che si concretizzi la possibilità da noi più volte indicata di un ministero ad hoc per il turismo, ci auguriamo che la delega non debba più essere soggetta a migrazioni perché questo si può leggere come un declassamento di un settore di importanza fondamentale per la riqualificazione del territorio e la crescita economica del Paese”.
La contrazione maggiore riguarda il mercato italiano
Secondo le stime di CST per Confesercenti-Assoturismo, la contrazione maggiore riguarda il mercato italiano, che si ferma a 110 milioni di presenze (-1,6 milioni in meno sul 2019, -1,5%). Gli stranieri si fermano a 95,8 milioni di presenze (-0,7%), con una diminuzione di 696 mila unità. Il rallentamento è confermato anche dai dati di contabilità nazionale Istat che segnalano un arretramento della spesa dei turisti esteri sul territorio nazionale (-1,5% nel secondo trimestre dell’anno rispetto al primo).
Non tutte le aree, però, hanno sofferto allo stesso modo
Il Nord Ovest segna il risultato migliore (+0,2%) grazie al leggero aumento della domanda straniera (+0,7%), mentre Nord Est e Centro hanno registrato i risultati peggiori, entrambi in calo del -1,6%. Cali più contenuti sono stati registrati nelle regioni del Sud-Isole (-0,6%), dove il mercato estero ha segnato il +1,2% e quello italiano il -1,5%. Dall’indagine emergono risultati differenziati anche per le diverse tipologie di prodotto. Le città d’arte hanno registrato un aumento stimato delle presenze al +0,4%, con un sensibile rafforzamento degli italiani (+1%) e una stabilità degli stranieri (+0,1%). Le località balneari, invece, segnano il -2%, ( -2,9% gli italiani, -0,6% gli stranieri). In calo anche campagna (-0,6%) e località lacuali, che vedono un calo delle presenze del -1,9% (-2,4% di italiani e -1,8% dall’estero).
Vero crollo, invece, per le località termali: il trimestre segnerebbe il -4,1%, con un calo significativo sia degli italiani (-3,4%) sia degli stranieri (-4,9%). Tiene, invece, la montagna. Rispetto all’estate 2018, il mercato straniero cresce solo nelle località ad interesse artistico-culturale e nelle aree di montagna. Aumentano sensibilmente le presenze da Francia e Europa dell’est; più contenuta la crescita da Paesi Scandinavi, Benelux, Spagna, Russia e Cina. Stabile il mercato statunitense, canadese e brasiliano, mentre sono in flessione quello tedesco, britannico, austriaco, giapponese e indiano.
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