Pomodori, Italia, dopo la California, seconda al mondo per produzione
Parma è il principale polo nazionale per la produzione e la trasformazione industriale del pomodoro
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 02/09/2019
Mentre a Parma è iniziata ieri, 1 settembre, la settimana dedicata al Pomodoro (qui su Informacibo), all’interno della manifestazione, “Settembre Gastronomico”, presentiamo alcuni dati sulla raccolta dell’Oro rosso che vede l’Italia come seconda potenza mondiale per produzione di pomodori da industria con un giro di affari di 3,5 miliardi di euro, davanti a noi c’è solo la California e segue l’enorme Cina.
Da segnalare che Parma è il principale polo nazionale per la produzione e la trasformazione industriale del pomodoro.
A rilento la maturazione del pomodoro nel 2019
Il maltempo di inizio estate ha ritardato la campagna 2019 della raccolta del pomodoro rispetto al normale andamento delle stagioni passate sia al Nord che nel Sud d’Italia.
Ma è il cambiamento climatico complessivo a colpire duramente il pomodoro da industria.
L’assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli visita l’azienda Rodolfi Mansueto di Parma
A metterlo in evidenza i dati dell’OI Pomodoro da industria del Nord Italia – ente che raggruppa gli operatori della filiera – resi noti in occasione della visita dell’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli che lo scorso 27 agosto è stata ospite dell’azienda Rodolfi Mansueto Spa di Parma, realtà che lavora oltre 250mila tonnellate di pomodoro all’anno negli stabilimenti di Ozzano Taro, Fontanini e Castelguelfo (tutti in provincia di Parma) e che negli ultimi 3 anni, dopo l’acquisizione dall’ex Von Felten Spa nel 2013, ha investito 10 milioni di euro per l’ampliamento dello stabilimento di Fontanini, l’acquisto e l’installazione di nuovi impianti produttivi e l’efficientamento energetico partecipando a progetti di filiera e del Piano di sviluppo rurale, avendo come partner le organizzazioni di produttori.
L’analisi della campagna del pomodoro 2019
“La campagna 2019 – dichiara Tiberio Rabboni, presidente dell’OI – sta procedendo con una settimana di ritardo rispetto al normale andamento delle stagioni passate. Ad aver inciso è stato soprattutto il maltempo di maggio con costanti piogge, sono caduti sino a 300mm d’acqua in quel mese, e temperature ben al di sotto delle medie stagionali, si è scesi anche a minime di 6 gradi. Ne è conseguito un rallentamento del processo di maturazione del pomodoro. A questo si sono poi aggiunti i danni derivanti da grandinate, bombe d’acqua e forte vento che si sono alternati ad ondate di calore con picchi anche di 40 gradi. Tutte condizioni che hanno stressato le piantine in campo. Ad oggi si è raccolto poco più di 1 milione di tonnellate di pomodoro, meno della metà del contrattato, quando di solito in questo periodo si è in genere già oltre la metà dei quantitativi richiesti dalle imprese. Le rese, sulle produzioni precoci e medio-precoci, sono risultate più basse degli altri anni: al di sotto dei 700 quintali per ettaro. Ora attendiamo di vedere le rese del pomodoro tardivo, in raccolta nelle prossime settimane, per capire se potrà esserci una ripresa”.
Il cambiamento climatico è un problema reale non congiunturale
I dati, emersi dal confronto tra l’assessore Caselli e gli operatori della filiera, dimostrano che quello del cambiamento climatico è un problema reale, da affrontare subito. In quest’ottica l’OI ha intrapreso diverse attività finalizzate a minimizzare l’impatto del clima e a migliorare l’efficienza della filiera.
Il commento di Simona Caselli
“La mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, che ha condizionato in maniera negativa l’andamento della prima parte della campagna del pomodoro 2019 – ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli –, è una delle priorità dell’azione della Regione in campo agricolo. Per contrastarne gli effetti negativi, che si manifestano con sempre più preoccupante frequenza, da un lato abbiamo avviato, in collaborazione con i consorzi di bonifica, un maxi-piano di investimenti da oltre 215 milioni di euro per il potenziamento degli invasi e la modernizzazione delle infrastrutture irrigue per fronteggiare le conseguenze dei periodi siccitosi: in particolare, dei 42 progetti in fase di elaborazione, ben 6 a testa interessano le province di Parma e Piacenza. Dall’altro lato continuiamo a mettere disposizione risorse per finanziare la ricerca attraverso i Goi, i gruppi operativi per l’innovazione, frutto dell’alleanza tra mondo agricolo ed enti di ricerca. Dall’OI del pomodoro da industria sono pervenuti, sull’ultimo bando varato quest’anno, due progetti innovativi Goi che sono ora in fase di valutazione e che, in base alle risorse disponibili, confidiamo possano essere finanziati a breve. Saremo al fianco di una filiera, che dovrà lavorare unita, per migliorare sempre più la qualità della produzione, unica strada per competere sui mercati mondiali”.
Il presidente della Rodolfi Mansueto, Aldo Rodolfi per ambiente e sostenibilità
“L’impegno della nostra azienda nella ricerca di soluzioni che consentano il corretto utilizzo delle risorse naturali è costante e assiduo – spiega Aldo Rodolfi, presidente di Rodolfi Mansueto Spa -. Dal 2011 è installato un impianto fotovoltaico che copre annualmente circa il 13% del fabbisogno di energia elettrica della sede centrale e che consente di ridurre notevolmente la produzione di anidride carbonica. In più, sviluppiamo un riciclo dei consumi idrici attraverso la depurazione dell’acqua prelevata dal pozzo: l’acqua, una volta clorata, viene riutilizzata per i circuiti di raffreddamento, per l’alimentazione degli impianti e per i lavaggi. A questo si aggiunge un progetto in corso di sviluppo, incentrato sull’utilizzo delle sostanze derivanti dall’allevamento (liquame e letame). Si tratta di scarti disponibili a basso costo, ma preziosi dal punto di vista degli elementi nutritivi, indispensabili per una buona concimazione. Altro punto di cui parliamo con orgoglio è un progetto di biodiversità, aspetto fondamentale poiché è dalla biodiversità che dipende la sopravvivenza della nostra specie. Lo sfruttamento e l’impoverimento del suolo per molto tempo hanno messo a rischio diverse specie, animali e vegetali. Attraverso il ripristino di filari e boschetti nei campi dei nostri conferenti, mediante il trapianto di piante autoctone, e la semina di fiori per attrarre animali come api, cerchiamo di concorrere a quello che è un beneficio universale. La conservazione dell’ambiente comporta infatti una serie di benefici anche per la salute: aria più pulita, terreni naturalmente più fertili riducendo radicalmente il rischio di danni ecologici. Infine, la partecipazione al progetto BIOCOPAC, in collaborazione con l’Università degli studi di Parma, che ha come obiettivo quello di ottimizzare i sottoprodotti di lavorazione dell’industria per ottenere delle resine naturali da riutilizzare nella realizzazione di vernici per contenitori come scatole e tubetti”.
Maurizio Gardini, presidente di Conserve Italia, in visita alla Cirio di Mesagne
Pesano ancora incognite sulla campagna di trasformazione del pomodoro 2019 che è partita in ritardo di circa 10 giorni al Sud per via dei cambiamenti climatici e che sarà sicuramente piùlunga del solito, fino ad arrivare a tutto il mese di settembre e in parte di ottobre.
“Come sarà il raccolto potremmo capirlo solo a settembre, un mese che sarà decisivo per la produzione e per la qualità. Gli ettari ci sono, i contratti anche, ma nessuno può ad oggi prevedere quanto prodotto sarà raccolto”.
Lo ha detto Maurizio Gardini, presidente di Conserve Italia, ad agosto in Puglia per una conferenza stampa svoltasi allo stabilimento Cirio di Mesagne, nel brindisino, il secondo più importante della regione per estensione e per pomodoro lavorato, con una capacità produttiva di 60mila tonnellate.
“La filiera del pomodoro da industria, il cui giro di affari è superiore ai 3 miliardi di euro, è una delle più importanti per il comparto agroalimentare“, ha proseguito il presidente del consorzio bolognese, uno dei primi player italiani e mondiali di pomodoro con una media di 400.000 tonnellate lavorate.
“Non tutti sanno che il nostro Paese, oltre ad essere il secondo produttore dopo la California, è anche leader nelle esportazioni di polpe e pelati, con una quota pari al 70% di tutto il commercio mondiale. È una filiera che però a mio avviso può ancora crescere in valore e prestigio, puntando sull’innovazione e su una crescente attenzione all’ambiente, così come su aspetti strategici specie al Sud come la trasparenza e la legalità“.
Le superfici coltivate nel Nord Italia suddivise per provincia
Nel corso della campagna 2019 sono complessivamente 36.420 gli ettari coltivati a pomodoro da industria nel Nord Italia. Questa la suddivisione per province: Piacenza (10.349,27 ettari); Ferrara (6.408,35); Parma (4.274,23); Mantova (3.701,54); Ravenna (2.245,21); Cremona (2.008,53); Alessandria (1.846,69); Reggio Emilia (1.153,72); Modena (835,27); Verona (740,65); Brescia (547,71); Rovigo (525); Pavia (471,99); Lodi (401,17); Bologna (392,27); Cuneo (204,58); Milano (102,74); Forlì Cesena (94,22); Venezia (44,29); Padova (32.03); Novara (21,04), Rimini (10,77) e Vicenza (9,17).
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