Consorzio Parmigiano, ricorso contro il “Parmesan” di Kraft
Al via l’azione legale per tentare di fermare la registrazione del marchio da parte della multinazionale americana che vuole utilizzarlo come logo ufficiale in Nuova Zelanda
di Vito de Ceglia
Ultima Modifica: 29/08/2019
Come Davide contro Golia, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha deciso nei giorni scorsi di avviare una battaglia legale contro Kraft, multinazionale americana da oltre 20 miliardi di dollari, la quinta potenza al mondo nel settore food&beverage, la seconda negli States. Ad annunciarlo è stato lo stesso Consorzio con un comunicato attraverso il quale ha reso noto di aver depositato un ricorso contro Kraft per tentare di fermare la registrazione del marchio “Kraft Parmesan cheese”, richiesta dal gruppo americano, come logo ufficiale in Nuova Zelanda. “Il Consorzio è e sarà sempre dalla parte di Davide nella lotta con i giganti”, premette il presidente del Consorzio Nicola Bertinelli, il quale ricorda che “da oltre 20 anni ha registrato il marchio del Re dei formaggi in Nuova Zelanda e con questa azione punta a tutelare l’interesse dei produttori della Dop dal tentativo di registrazione che sarebbe contro la legge, e dannoso per i consumatori neozelandesi e per i produttori italiani”.
Italian Sounding
Il Parmesan di Kraft è solo l’ultimo caso, in ordine di tempo, che rientra nel fenomeno globale dell’Italian Sounding, termine con cui si intende il processo di diffusione di prodotti che presentano nome, logo, colore o slogan riconducibili all’Italia ma che di fatto non hanno nulla a che vedere con l’autenticità dei prodotti “made in Italy”. Un fenomeno che ha colpito, oltre al Parmigiano Reggiano, anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Poi ci sono i salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele che vengono spesso “clonati”, così come gli extravergini di oliva e le conserve.
L’obiettivo dei prodotti Italian Sounding è quello di richiamare l’attenzione del consumatore su un prodotto che evochi la qualità e l’appeal del prodotto italiano attraverso l’utilizzo di parole italiane o altri richiami più espliciti al nostro paese. A livello mondiale, il giro d’affari annuo dell’Italian Sounding è stimato in circa 90 miliardi di euro l’anno (247 milioni di euro al giorno), comunque oltre il doppio dell’attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23 miliardi di euro). Ne consegue che almeno due prodotti su tre commercializzati all’estero si riconducono solo apparentemente al nostro Paese.
Falso Parmesan
Per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano, il Consorzio stima che il giro d’affari del falso Parmesan fuori dall’Unione europea sia di 2 miliardi di euro, circa 200 mila tonnellate di prodotto, ossia 15 volte il volume del Parmigiano Reggiano esportato. “Solo nel 2018 sono state svolte più di 850 ispezioni presso punti vendita distribuiti in 61 città di 27 paesi. Oltre ai controlli ‘on site’ e ‘on line’, il Consorzio sta lavorando per ottenere all’estero lo stesso riconoscimento e le stesse tutele che il sistema delle Dop garantisce all’interno dell’Unione europea”, sottolinea Nicola Bertinelli.
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