I nutrizionisti concordano: “Le carni avicole fanno bene”
La Fao consiglia l’aumento di consumo di polli e uova per l’elevato contenuto proteico, pochi grassi, tante vitamine ed elevata digeribilità
di Vito de Ceglia
Ultima Modifica: 24/06/2019
“Il consumo di carne di pollo e uova comporta importanti benefici per la popolazione”.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) è giunta a questa conclusione sulla base di una vastissima letteratura scientifica che consiglia un aumento del consumo delle carni avicole grazie alle loro eccellenti qualità nutrizionali: elevato contenuto di proteine (23,3 grammi in un etto di petto di pollo, analogo a quello di tutte le carni, ma con uno spiccato valore biologico in quanto essenziali per la crescita); pochi grassi (soprattutto se si toglie la pelle) e in prevalenza favorevoli dal punto di vista nutrizionale (mono e polinsaturi, omega-6 e omega-3); ricchezza di componenti essenziali quali vitamine e minerali; leggerezza; elevata digeribilità.
Tutte caratteristiche, secondo la Fao, che consigliano il consumo di carni avicole a ogni fascia di popolazione e le rende particolarmente indicate in una dieta di qualità in età e in condizioni specifiche, come l’età pediatrica, la gravidanza, l’età geriatrica, lo sport. In questa direzione, si muovono anche le conclusioni del Documento di consenso sul ruolo delle carni avicole di Nutrition Foundation of Italy (Nfi), pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Food & Nutrition Research”, secondo il quale un maggiore consumo delle carni avicole consentirebbe un miglioramento della qualità complessiva della dieta nella popolazione italiana.
Gli italiani e le carni bianche
Nel 2018 Unaitalia, l’associazione che rappresenta oltre il 90% della produzione avicola nazionale, ha commissionato alla società di analisi e ricerche di mercato Ipsos l’indagine “I nuovi trend di consumo e le risposte del settore avicolo, tra tradizioni e scenari futuri”. I risultati sono molto interessanti e positivi per il settore. Le carni avicole e le uova si inseriscono nei trend più recenti che vedono il consumatore italiano sempre più attento a salute, qualità e servizio, con una forte considerazione anche della variabile prezzo: il 54% gli italiani ha nel pollo e tacchino la principale fonte di proteine; il 59% degli italiani sceglie le carni avicole perché sono leggere e nutrienti; il 63% degli italiani ritiene che abbiano il più vantaggioso rapporto tra valore nutritivo e prezzo; il 44% le ritiene “molto buone e gustose”, una percentuale leggermente superiore a quella delle altre carni (43%). Le opinioni degli italiani si sono tradotte in comportamenti di consumo che, in linea con i trend internazionali, hanno portato alla chiusura del gap dei consumi tra carni avicole e carni bovine.
Filiera avicola, valore condiviso
Nel complesso, il contributo della filiera italiana delle carni avicole alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro Paese – il cosiddetto “valore condiviso” – ha sfiorato nel 2018 gli 8 miliardi di euro, a fronte di un volume di affari complessivo della stessa filiera pari a 21,7 miliardi. Almeno sono queste le conclusioni dello studio “La filiera avicola crea valore per l’Italia” realizzato, per conto di Unaitalia, da Althesys, società di consulenza strategica e ricerca. I dati documentano che il fatturato della filiera italiana delle carni avicole è pari a quasi mezzo punto di Pil nazionale (0,45%), superiore alla crescita attesa nel 2019 per l’intera economia italiana (+0,3%). E aggiungono che il sistema versa allo Stato 3,5 miliardi di euro di contributi fiscali (tra Iva, imposte e contributi sociali sul lavoro, imposte sul reddito delle società), contribuendo con 2,3 miliardi di salari lordi. Lo studio conclude: 1 euro di valore generato nella fase della trasformazione ne genera altri 5,7 sul resto della filiera.
Filiera carni bianche, otto miliardi di valore e 83mila addetti
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