Ancora giù i consumi delle famiglie italiane, 3,6 miliardi in meno - InformaCibo

Ancora giù i consumi delle famiglie italiane, 3,6 miliardi in meno

Patrizia De Luise, Presidente Confesercenti: “La spesa delle famiglie sta perdendo quota più rapidamente delle attese”

di Donato Troiano

Ultima Modifica: 25/02/2019

I consumi delle famiglie rallentano più del previsto nel 2019.

È quanto emerge dall’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche elaborate da Cer per Confesercenti, che rivede al ribasso le stime iniziali del governo, mai così male negli ultimi cinque anni.

La crescita della spesa si fermerà a un massimo di +0,4%, la metà dell’aumento stimato per il 2019, per un totale di 3,6 miliardi di euro di consumi in meno. Una debolezza che incide anche sul Pil (-2,1 miliardi).

Oltre ai cali di produzione industriale ed export, pesano anche l’incertezza e stallo del potere d’acquisto delle famiglie: nel 2019 si è ancora ai livelli del 2011. I dati confermano le maggiori difficoltà dell’Italia a superare la recessione rispetto agli altri Paesi europei.

“Il 2019 rischia di diventare un nuovo annus horribilis per i consumi”

“La spesa delle famiglie sta perdendo quota più rapidamente delle attese”, spiega Patrizia De Luise, Presidente Confesercenti. “Nonostante le misure espansive introdotte dalla manovra, a partire dal mancato aumento dell’IVA per l’anno in corso, il 2019 rischia di diventare un nuovo annus horribilis per i consumi. E lo scenario potrebbe peggiorare ulteriormente nel 2020, se dovessero scattare gli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia. Bene ha fatto il premier Giuseppe Conte ad impegnare il governo ad evitarli, ma l’impegno da solo non basta”.

“La priorità – continua De Luise – è spezzare la spirale al ribasso imboccata dall’economia italiana, dando un segnale forte alle famiglie e alle imprese per dissipare il clima di incertezza. In primo luogo, confermando che lo stop degli aumenti IVA non sarà frutto di uno scambio con un taglio delle agevolazioni: non ha senso bloccare gli aumenti fiscali con altri aumenti. Segnale negativo anche lo stop alla TAV: dobbiamo anzi puntare con maggior decisione allo sblocco degli investimenti, leva di crescita indispensabile per contrastare il ciclo negativo. A partire proprio da quelli per le infrastrutture, che sono centrali anche per il commercio e per il turismo. Altrimenti l’Italia sarà condannata a marciare a velocità ridotta”.

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