Protesta pastori sardi. “Perso” un milione di litri di latte
La protesta dei pastori sardi sul prezzo del latte di pecora continua. La posizione di Coldiretti e le manifestazioni di solidarietà
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 12/02/2019
“Circa un milione di litri di latte è stato lavorato per essere dato in beneficienza, in pasto agli animali o gettato per colpa dell’atteggiamento irresponsabile degli industriali che ha portato i pastori all’esasperazione di fronte a compensi inferiori a 60 centesimi al litro, al di sotto dei costi di produzione”.
E’ la stima di Coldiretti in occasione della manifestazione di oggi davanti a Piazza Montecitorio a Roma dove i pastori sardi, con il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, hanno denunciato alle Istituzioni nazionali la tragedia del latte di pecora e chiesto di procedere immediatamente al commissariamento del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop, considerato responsabile del crollo del mercato che ha messo in ginocchio gli allevatori.
I pastori hanno espresso la propria rabbia davanti a cittadini e parlamentari con cori e grande striscione sul quale si leggeva “Rispetto per la tragedia dei pastori sardi” ma chiedono anche provvedimenti immediati contro chi specula sul prezzo. Tre pecore di nome Verde, Bianca e Rossa simbolo della protesta di Roma.
Alla mobilitazione di oggi davanti a Montecitorio sono intervenuti numerosi parlamentari di tutte le forze politiche e rappresentanti delle istituzioni regionali.
I toni sono alti. Tra le richieste di Coldiretti c’è anche il commissariamento del consorzio Pecorino romano Dop, oltre alla richiesta di un’operazione di trasparenza su tutta la filiera con il contributo di Ismea, attraverso la costituzione di un Osservatorio Nazionale sui prezzi del latte e delle produzioni casearie ovicaprine e la desecretazione sui flussi di importazione di latte e caseari, con il coinvolgimento del Ministero della Salute e l’Agenzia delle Dogane.
Salvatore Palitta però, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop, intervistato da Sardinia Post alcuni giorni fa ha sottolineato che:
“Il prezzo del latte non può essere costruito a tavolino e senza tenere conto del mercato, sono dinamiche che vanno governate e le possiamo governare solo noi produttori di latte e formaggio. Serve un accordo serio che contenga innanzitutto una proroga del piano di regolazione dell’offerta (Il Piano triennale regolamenta l’offerta di Pecorino Romano Dop e la scadenza è prevista a marzo Ndr), e in secondo luogo che si basi su presupposti certi, come le rilevazioni ufficiali dei prezzi“. Secondo Palitta al momento non ci sarebbero alternative soddisfacenti perchè si finirebbe con il “lasciare che il prezzo venga determinatoesclusivamente dal mercato, ma il mercato non è clemente. O si può stabilire un prezzo a tavolino, sapendo però che nessuno poi lo rispetterà“. (fonte: Sardinia Post)
Un litro di latte venduto a 60 centesimi scarsi
I conti però non vanno affatto bene per il settore del latte ovino. Lo dicono anche le rilevazioni dell’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare): il prezzo del latte ovino in Sardegna ha subito un ulteriore calo nelle prime settimane di febbraio, attestandosi sui 60 cent/litro (iva inclusa). A gennaio il prezzo medio registrato è stato pari a 62 cent/litro Iva inclusa, corrispondenti a 56 cent iva esclusa. Nello stesso mese i costi di produzione Iva esclusa hanno raggiunto i 70 cent/litro, segnando un margine negativo per le aziende produttrici di 14 cent/litro.
Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini sottolinea: “merita una risposta chi si sveglia alle 5 del mattino tutti i giorni per mungere e ottenere da ogni pecora circa un litro di latte al giorno che viene pagato con una elemosina che non copre neanche i costi di allevamento”.
La situazione – denuncia la Coldiretti – è insostenibile con il prezzo offerto inferiore a 60 centesimi per litro di latte di pecora che spinge alla chiusura i 12mila allevamenti della Sardegna dove pascolano 2,6 milioni di pecore, il 40% di quelle allevate in Italia, che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop). In gioco c’è il futuro di migliaia di famiglie, di un settore economico strategico per il made in Italy e per l’intera Sardegna dove il 70% del territorio è destinato al pascolo dal quale gli animali traggono alimento.
#iostoconipastorisardi
#iostoconipastorisardi che hanno il coraggio di scendere in piazza per dire #iononcisto 🙏 e difendere il loro lavoro e futuro. pic.twitter.com/TECVHSEUw7
— tessa gelisio (@tessagelisio) 10 febbraio 2019
Sui social intanto è nato l’hashtag #iostoconipastorisardi per dimostrare solidarietà con la categoria. Tra i tweet più recenti di sostegno, quella di Tessa Gelisio (Cotto e mangiato). Giorgia Meloni ha twittato: “L’imposizione dei prezzi da parte della grande distribuzione e dell’industria di trasformazione è inaccettabile. Il lavoro dei pastori è sacro e i prodotti nazionali vanno tutelati”.
“Guardate quanto è pagato il latte di pecora in Piemonte” fanno notare la profilo ufficiale #PastoriSardi (viene pagato 1,30 euro al litro, ndr).
Anche la catena di grande distribuzione Conad ha preso posizione sottolineando l’importanza di un giusto compenso per tutta la filiera e sostenendo i produttori sardi di latte. Prima, su iniziativa delle cooperative della regione Sardegna, con lo slogan “Il latte si fa mungendo le pecore, non spremendo i pastori” e l’hashtag #cunsospastores. Oggi, Conad nazionale ha aquistato una pagina pubblicitaria sui quotidiani sardi con un comunicato sul giusto valore del prezzo equo.
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