Fonte Margherita: il manager millennial che sfida le multinazionali
L’obiettivo del nuovo management: rilanciare l’azienda e salvaguardare il patrimonio storico locale, le acque delle Piccole Dolomiti, tra le migliori d’Italia.
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 03/08/2018
La storia dell’acqua Fonte Margherita ha un lieto fine. Anzi, un lieto inizio visto che la produzione è ripartita e naviga su numeri incoraggianti. Quest’acqua è particolare perchè nasce nel più antico impianto d’imbottigliamento in Veneto, ed è stata rilanciata da un millennial, un nomade digitale originario di Breganzé (Vicenza) che dopo aver girato il mondo ha risollevato le sorti di un‘azienda storica locale, data per spacciata.
Oggi lo stabilimento dell’acqua Fonte Margherita è l’unico a produrre acqua solo in vetro nella regione, e tra i pochi in Italia. Ed è particolare anche perchè il suo rilancio va contro le logiche delle multinazionali e la delocalizzazione.
L’azienda in provincia di Vicenza, fino a poco tempo fa era a un passo dal fallimento. Oggi è in attivo economico e la produzione ammonta a 13 milioni di bottiglie.L’azienda ha un importante ruolo nel tessuto sociale della Valle del Pasubio, e permette di lavorare a oltre 30 famiglie nell’indotto locale.
Come ha fatto? Cambio di strategia, nuova immagine del marchio che punta tutto sulla sua forza, l’essere hyperlocal, e l’avvio di un nuovo reparto, le operations.
Nel 2017 è stata acquisita da Denis Moro, classe 1985, che spiega:
Le direttrici di sviluppo si sono basate su sostenibilità, innovazione di prodotto e creazione di una nuova immagine del marchio. Senza doverci adeguare alle logiche competitive delle multinazionali, vogliamo prenderci l’impegno di sensibilizzare ed educare i consumatori.
La differenza sostanziale che contrappone Fonte Margherita alla concorrenza è questa. L’imbottigliamento avviene direttamente alla fonte: entrambi gli stabilimenti sono in montagna, a Valli del Pasubio e nel cuore delle Piccole Dolomiti. Ne consegue la rinuncia alla creazione di aree industrializzate per l’estrazione, e anche la rinuncia alla plastica.
Moro è giovane, ma ha alle spalle un’esperienza decennale nel mondo della finanza che lo ha portato a vivere in diversi paesi esteri e a fondare una banca d’affari, Sky Island, che si occupa di operazioni di salvataggio di aziende in difficoltà. Oggi lo affianca anche Nicola Sartore che ha aggiunto le competenze industriali di Sariv, pmi metalmeccanica del padovano specializzata in produzione 4.0.
Prosegue Moro: “Quando sono arrivato l’azienda veniva da oltre dieci anni di bilanci in rosso. È stato messo in atto un piano di rilancio che ha permesso di salvaguardare il patrimonio aziendale e 15 quindici posti di lavoro già tre mesi dopo l’acquisizione. Una volta raggiunto questo equilibrio, ho deciso che volevo far crescere l’azienda e portare al suo interno nuove competenze. Il 2018 è partito con una nuova spinta grazie ad un ulteriore ampliamento dell’organico e alla creazione di un nuovo reparto, le operations. Con l’esperienza di Nicola le nostre forze sono concentrate nel ridisegnare i processi interni e portare assieme Fonte Margherita ad un altro livello”.
I due giovani imprenditori si pongono la missione di salvaguardare il patrimonio storico locale: le acque delle Piccole Dolomiti.
L’azienda è formata da due storici stabilimenti: Fonte Margherita (1845) e Sorgente Alba (1971). Oggi le sorgenti a cui ogni stabilimento attinge sono tre: Camonda e Alba che imbottigliano le diverse acque Fonte Margherita, Alba e Azzurra, insieme alla sorgente Bolfe Giotti, non ancora commercializzata, per un totale di 13 milioni di bottiglie.
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