Il Cappero delle Eolie è Dop. Il ritorno alla terra dei giovani
Il prodotto tipico attende il riconoscimento da Bruxelles, dopo un iter travagliato
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 07/05/2020
Il cappero delle Eolie è finalmente una Dop, dopo un lungo lavoro durato anni per ottenere il riconoscimento. Due anni fa avevamo sentito il presidente dell’associazione Cappero delle Isole Eolie Dop, Aldo Natoli, che ci aveva parlato della filiera e del valore speciale di questo prodotto tipico siciliano.
L’ associazione Cappero delle Isole Eolie Dop, rappresenta circa 67 soci (5 produttori e 62 trasformatori). Tutti insieme, dal 2016, cioè da quando è nata l’associazione, inseguono un sogno: “Vogliamo che il nostro prodotto tipico, il cappero – dice Natoli – che identifica l’arcipelago delle Sette Sorelle, venga riconosciuto come Denominazione di origine protetta dall’Europa”.
La pratica è stata consegnata a marzo 2018 a Bruxelles e da allora i 67 soci aspettano il responso. Rappresentano il 60% dei produttori di capperi di tutto l’arcipelago, titolari di più di 7000 piante, con una produzione annuale che oscilla in media dai 500 ai 600 quintali. “Numeri che potrebbero crescere dopo il riconoscimento”, spiega Natoli.
Ritorno alla terra, aspettando la Dop
Si avverte un nuovo interesse per l’agricoltura locale, soprattutto da parte dei giovani. Natoli ne è sicuro: “In questo ultimo anno è stato tangibile, in particolare tra gli under 35. Sono loro i più interessati ad avviare nuove attività nel settore cappericolo”. Altri agricoltori hanno già manifestato l’interesse ad entrare nell’associazione, quando però sarà arrivata la Dop: “Tutti sanno qual è l’importanza di questa iniziativa sia per l’immagine sia per il ritorno economico”.
Hyperlocal e raccolti a mano: il tesoro delle Eolie
A supportare il progetto per la Dop, agronomi ed esperti che hanno determinato come uniche le caratteristiche dei capperi che crescono qui. Il disciplinare depositato parla chiaro: filiera corta e tracciabile. Sarà anche possibile aggiungere nell’etichetta il comune e azienda di provenienza.
La zona di produzione è identificata dall’intero territorio amministrativo del comune di Lipari (comprendente le Isole di Lipari, Vulcano, Filicudi, Alicudi, Panarea, Stromboli) e dei comuni di Santa Marina Salina, Malfa e Leni nell’isola di Salina.
Il prezzo del tempo
Le condizioni climatiche, l’isolamento dei territori, l’intervento dell’uomo, hanno selezionato negli anni cultivar singolari. La raccolta, oggi come secoli fa, avviene a mano. “Non c’è altro sistema”, sottolinea Natoli. I capperi vengono misurati con la calibratrice: da granelli minuscoli a boccioli di 14 millimetri di diametro. Le dimensioni stabiliscono il tempo per la raccolta, la selezione proposta dall’azienda, il prezzo. Per i più piccoli si parla di 14 -15 euro al chilo, per i più grandi 6.50-7 euro.
Export e futuro
La Dop darà più opportunità per le vendite, anche per l’export. Di questo Natoli è convinto: “Parlando da imprenditore privato, esportiamo per il 50%. La Russia è un mercato interessante. Come Giappone, Cina, America e Australia dove ci sono molti italiani. Sta crescendo anche il ramo delle vendite alle industrie che trasformano e vendono col loro marchio: fusti anche di 200 chili di capperi in salamoia, poi lavorati da aziende italiane o straniere”.
La partecipazione a fiere di settore è considerata determinante per far conoscere il cappero anche all’estero “Partecipiamo a tutte. Se fossimo rimasti a Lipari non avremmo potuto pubblicizzare così bene questo prodotto”, osserva il presidente.
Nel futuro si guarda anche alle vendite online: “Abbiamo al momento un contatto con Amazon – rivela – , ma ci fermano i costi di consegna, che potrebbero diventare alti, stiamo cercando di risolvere questo ostacolo”.
La “guerra dei capperi”
Un anno fa, l’iter per la Dop aveva subito un rallentamento a causa della “guerra dei capperi”, che rischiava di fare una vittima importante: proprio la Dop. Le amministrazioni dell’isola di Salina rivendicavano la paternità del loro Cappero di Salina (già presidio Slow Food) e mal digerivano l’idea di una Dop generica delle Eolie. Dopo incontri e scontri però, la richiesta per la Dop è stata ritenuta legittima ed è stata accolta fino ad essere depositata in Europa. Nel disciplinare inoltre, le unicità del cappero sono descritte come uniche e caratteristiche di tutte le isole sorelle. Il futuro marchio inoltre potrà anche specificare il luogo di provenienza, valorizzando le strutture locali.
Scopri il territorio: Tour enogastronomico alle Eolie
Scopri la ricetta:
Insalata di mare eoliana
Ingredienti
- 1 kg. di frutti di mare freschi
- 200 gr. di piccoli polpi, gamberetti e seppioline
- 7/8 cucchiai d'olio di oliva extra vergine
- 1/2 cucchiaio di prezzemolo tritato
- 1/2 spicchio d'aglio tritato
- 50 gr. di olive nere
- 100 gr. di capperi grandi
- 1/2 peperoncino tritato
- 1 limone succo
- Qb sale
- Qb prezzemolo
Istruzioni
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Spazzolate i frutti di mare, lavateli, metteteli in una padella aggiungendo cipolla affettata e vino bianco e fate aprire le valve a fuoco vivo.
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Scolate i frutti di mare, filtrate il liquido di cottura e mettetelo da parte quindi staccate i molluschi dalle valve.
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Fate lessare in acqua salata i polipetti, i gamberetti, e le seppioline. Scolateli bene e tagliateli a pezzettini uniteli ai frutti di mare che lascerete interi.
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Condite l'insalata di mare con olio di oliva, prezzemolo e aglio tritato, peperoncino, olive nere, capperi e sale; quindi aggiungete il liquido di cottura dei molluschi filtrato e il succo di limone mescolando bene.
Note
Volendo si possono aggiungere verdure di stagione come pomodorini, rucola, insalata, olive e un pizzico di scorza di limone di Sicilia non trattato grattugiato fresco.
Non eccedere però con gli aromi: il profumo del mare e il sapore autentico dei prodotti deve rimanere autentico, non falsato.
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