Le esportazioni dei salumi italiani battono la crisi
di Informacibo
Ultima Modifica: 20/05/2013
Milano 19 maggio 2013. E’ stata Lisa Ferrarini, presidente di Assica e presidente del Comitato tecnico di tutela “Made in” e lotta alla contraffazione di Confindustria, a commentare, durante la prima giornata di Tuttofood, i dati elaborati da ASSICA sulle analisi ISTAT, sulle esportazioni dei salumi italiani nel mondo.
Ferrarini in una dichiarazione a Il Giornale ha anche parlato del ruolo di Milano e della sua Fiera come prima piazza fieristica d’Italia (vedere qui la dichiarazione).
Le esportazioni dei salumi italiani
Nel 2012, secondo le elaborazioni ASSICA sui dati ISTAT, le esportazioni dei salumi italiani hanno superato quota 138.440 ton (+3,8%), segnando un nuovo importante record in valore: 1,116 miliardi di euro (+7,2%).
Questo dato positivo, che in termini di fatturato è migliore sia di quello dell’industria alimentare (+6,9%) sia di quello dell’industria nel suo complesso (+3,7%), è determinato in particolare da un vero e proprio boom delle esportazioni extra UE. Infatti, mentre l’acquisto dei nostri salumi in Europa è cresciuto solo dell’1,3% in quantità e del 4,6% in valore, gli invii verso i mercati extracomunitari, come USA, Giappone, Canada, Russia e Hong Kong sono complessivamente aumentate del 12,7% in quantità e del 16,5% in valore.
Questi dati sono il frutto, da una parte, della crisi internazionale, che è sempre più una crisi europea, e dall’altra della grande capacità delle imprese produttrici del settore di penetrare sempre più mercati geograficamente o culturalmente lontani. Nonostante le difficoltà rappresentate dalle barriere tariffarie e non tariffarie, infatti, il comparto ha mostrato una straordinaria capacità di reazione, puntando con grande decisione sui Paesi più promettenti e raccogliendo un risultato straordinario anche a dispetto del venir meno delle restituzioni alle esportazioni, azzerate dalla Commissione ad aprile 2012.
Come noto, inoltre, dal prossimo 28 maggio salami, pancette, culatelli, coppe e gli altri salumi italiani a breve stagionatura (provenienti da alcune regioni del centro-nord) potranno finalmente essere esportati negli USA. Si tratta di un evento epocale: una delle aree italiane più importanti per la produzione di salumi supera una delle barriere non tariffarie che impediscono il pieno sviluppo delle nostre esportazioni di salumi nel mondo. Stimiamo che nel 2014, primo anno di effettiva operatività della nuova apertura ai prodotti a breve stagionatura, il flusso delle esportazioni possa aumentare di circa 10 milioni di euro, a cui va aggiunto un “effetto traino” sull’export di prosciutti crudi, prosciutti cotti e mortadelle.
“L’ampliamento dei mercati di destinazione e il raggiungimento delle piazze con il maggiore potenziale di crescita con l’intera gamma delle nostre eccellenze sono dunque obiettivi sempre più irrinunciabili” ha dichiarato Lisa Ferrarini, Presidente di ASSICA. “Lo dimostra chiaramente questo anno difficile in cui, con i consumi interni in flessione e i mercati europei, che rappresentano il 76,5% delle nostre esportazioni, in affanno, l’export verso i mercati terzi ha rappresentato un traino importantissimo”.
Per questo, come Associazione, continuiamo a lavorare perché ci mettano nelle condizioni di esportare. Ricordo che, come abbiamo pubblicamente denunciato a partire dal Convegno al Senato della Repubblica del 29 marzo 2012, le perdite per la filiera suinicola dovute alle barriere non tariffarie si possono prudenzialmente stimare in circa 250 milioni di euro/anno di mancate esportazioni: la completa liberalizzazione garantirebbe – il primo anno – 200/210 milioni di euro di maggior export di carni e altri prodotti freschi e 40/50 milioni di euro di salumi e una crescita esponenziale negli anni seguenti”.
A fronte del buon andamento dell’export,invece, l’import ha evidenziato una netta flessione: -7,3% in quantità per 40.110 ton e -3,3% in valoreper 160,5 milioni di euro. Il saldo commerciale del settore ha così registrato un ulteriore importante incremento: +9,2% per 955,2 milioni di euro.
Crescita a due cifre per l’export extra UE
2012 molto positivo per gli scambi con i Paesi extra UE: gli invii dei nostri prodotti hanno raggiunto il traguardo delle 32.520 tonnellate (+12,7%) e i 263,5 milioni di euro (+16,5%).
Decisive sono state anche nel 2012 le esportazioni verso gli Stati Uniti che hanno superato quota 5.890 ton (+21,5%) per 68,1 milioni di euro (+29,7%), un traguardo eccezionale che colloca il Paese al secondo posto fra i mercati di riferimento extra UE, dietro alla Svizzera. In attesa dell’apertura effettiva ai prodotti a breve stagionatura, il principale traino del nostro export verso gli Usa sono stati gli invii di prosciutti crudi stagionati (+20,1% in quantità e +28,6% in valore), cui hanno fatto eco le spedizioni di prosciutti cotti (+34,8% in quantità +42,6% in valore) e mortadelle (+19,1% e +33,8%).
Nel corso dell’anno si sono consolidati i buoni risultati maturati verso il Giappone (+32,4% in quantità e +29,9% in valore), il Canada (+21,5% e +24%), la Federazione Russa (+33,9% e +38,6%), Hong Kong (+23,1% e +20,8%) e la Bosnia Erzegovina (+12,5% e +21,5%). Fra i Paesi più promettenti, da notare la crescente presenza dei nostri prodotti in Brasile (+17,9% in quantità e +23,6% in valore) arrivati a 585 ton per 4,7 milioni di euro. Chiusura negativa, infine, per il Libano (‐7,2% in quantità e ‐1,9% in valore).
In Europa bene solo la Germania
2012 non brillante, ma comunque positivo, per le esportazioni di salumi verso l’UE. Gli invii ai partner comunitari hanno dovuto confrontarsi con un mercato in difficoltà, a causa della difficile situazione economica, e soprattutto con consumi che rallentano. Nonostante questo, si registra un trend crescente: +1,3% in quantità per 105.900 tonnellate e +4,6% in valore per 852,3 milioni di euro.
All’interno dell’UE è stata determinante per i nostri prodotti la domanda tedesca, non a caso quella della più solida delle economie dell’area euro, mentre sono risultati in affanno tutti gli altri principali mercati. Ottima, dunque, la performance verso la Germania che con un +8,9% per oltre 29.320 ton e +8,7% per 255,4 milioni di euro si è confermata nostro principale partner commerciale sia in quantità sia in valore. Un successo, questo, riconducibile alla buona performance di tutti i salumi, in particolare dei prosciutti crudi stagionati.
Positivo il risultato del Regno Unito (+2,1% in quantità per 13.210 ton e +0,5% in valore per 124,7 milioni di euro), che ha visto una buona crescita dei salami (soprattutto in quantità), insaccati cotti e bresaola. Crescita che ha compensato le flessioni di prosciutti crudi stagionati, prosciutti cotti e pancette. Chiusura negativa per l’export verso la Francia (-3,3% in quantità per 25.140 ton ma +4% in valore per 197,8 milioni di euro) che mantiene, comunque, il secondo posto sia in quantità sia in valore fra i mercati di riferimento. A pesare su questo andamento è stata la flessione dei prosciutti crudi stagionati (in particolare in osso) non compensata dagli incrementi registrati dall’export delle altre categorie di salumi.
ASSICA – Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi
ASSICA, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, è l’organizzazione nazionale di categoria che, nell’ambito della Confindustria, rappresenta le imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine. Nel quadro delle proprie finalità istituzionali, l’attività di ASSICA copre diversi ambiti, tra cui la definizione di una politica economica settoriale, l’informazione e il servizio di assistenza ai circa 180 associati in campo economico/commerciale, sanitario, tecnico normativo, legale e sindacale. Competenza, attitudine collaborativa e affidabilità professionale sono garantite da collaboratori specializzati e supportate dalla partecipazione a diverse organizzazioni associative, sia a livello nazionale che comunitario. Infatti, sin dalla sua costituzione, nel 1946, ASSICA si è sempre contraddistinta per il forte spirito associativo come testimonia la sua qualità di socio di Confindustria, a cui ha voluto aderire sin dalla nascita, di Federalimentare, Federazione italiana delle Industrie Alimentari, di cui è socio fondatore, del Clitravi, Federazione europea che raggruppa le Associazioni nazionali delle industrie di trasformazione della carne, che ha contribuito a fondare nel 1957.
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