Quando la vigna è in sharing: il progetto Adotta un filare di Barolo
Nasce il «Patto di adozione» di un filare nella Langa del Barolo per produrre il proprio vino. L'iniziativa di Sara Vezza
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 26/03/2018
Nell’era della sharing economy è di una giovane vignaiola piemontese l’idea di “condividere” una vigna e permettere a chiunque di “adottare” un filare di Barolo e far nascere così il proprio vino.
L’iniziativa si chiama Adotta un filare in Langa e produci il tuo Barolo ed è della vignaiola Sara Vezza (foto in alto), della cantina Josetta Saffirio a Monforte d’Alba, nelle Langhe. Un’idea nata “dal basso”, un’invito a vivere in prima persona l’esperienza di veder crescere e nascere il proprio vino, ma anche un’opportunità di turismo per il territorio .
Quando la vigna è in sharing
D’altronde, soprattutto il Piemonte o le regioni note per i loro vini, è da qualche tempo che stanno portando avanti progetti simili: basti pensare all’iniziativa “Adotta un filare nelle Lanze” nata nell’ anno 2010 a Castagnole Lanze, un paese in provincia di Asti situato tra Langhe e Monferrato, dall’ idea di un amministratore per promuovere il nome e la qualità del vino Barbera, che rispetto ad altri vini del territorio è considerato un vino minore.
C’è poi l’iniziativa Made in Langheroero, dove è possibile adottare per un anno un’eccellenza del territorio delle Langhe e del Roero: una vigna, una porzione di noccioleto, una capra d’Alta Langa o una pecora delle Langhe, un cane da tartufi, o un’arnia del prezioso miele di lavanda di Cherasco. L’adozione consente di avere quote di prodotto ma anche di conoscere in prima persona un pezzo di mondo che si “adotta”,
Adotta un filare di Barolo
Perché partecipare? 3 buoni motivi: imparare la cultura del vino, seguendo la vita del proprio Barolo, vivere un’esperienza fuori dal comune e per ricevere le bottiglie di vino del “tuo” filare.
Racconta Sara, classe 1980, mamma di tre bimbi e con il sogno, fin da giovanissima, di dedicare la sua vita alle vigne delle Langhe«È una richiesta che mi hanno fatto in tanti , provare l’emozione della vigna: la potatura, le lavorazioni dell’estate, la vendemmia: capire come cresce l’uva e come diventa un grande Barolo. È un progetto che richiede pazienza e passione come il lavoro dei vignaioli, ma è anche un’esperienza unica e irripetibile. Perché partecipare? Tre buoni motivi: per imparare la cultura del vino, seguendo la vita del proprio Barolo, vivere un’esperienza fuori dal comune e per ricevere le bottiglie di vino del “tuo filare”».
Il progetto “Adotta un filare di Josetta Saffirio” però vuole andare oltre e arriva a toccare il territorio in cui è inserito. Spiega la giovane barolista: “La salvaguardia del paesaggio vitivinicolo dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco e il garantire la sopravvivenza dei piccoli produttori, da secoli custodi di queste colline. L’idea è anche di creare degli itinerari turistici e culturali a Monforte d’Alba. Il Barolo non è solo economia: è cultura».
L’idea è anche di creare degli itinerari turistici e culturali a Monforte d’Alba. Il Barolo non è solo economia: è cultura
Come funziona
Il «Patto di adozione di un filare a Monforte d’Alba» può essere anche un’idea regalo e comprende:
- nome e cognome dell’adottante sul palo di testa del filare adottato
- possibilità di donazione del filare a terzi.
- sei bottiglie di vino Barolo docg prodotto dal filare adottato, più sei bottiglie miste a discrezione dell’azienda, in base alla disponibilità
- certificato di adozione, nel quale comparirà il nome dell’Adottante
- visita della cantina in qualsiasi momento dell’anno (previo preavviso) con degustazione gratuita di tutti i vini accompagnata da una selezione di prodotti tipici locali
- aggiornamenti costanti e reportage sulle varie fasi di lavorazione, dalla vendemmia all’imbottigliamento
Come aderire
Si può scaricare il modulo sul sito internet www.adottaunfilare.it, dove si trovano tutte le istruzioni. Si possono “adottare” uno o più filari sia a nome proprio che a nome di terzi.
Josetta Saffirio, cinque generazioni di vignaioli in Langa
Sara Vezza, classe 1980, mamma di Sara, Cecilia, Giovanni e Cesare, è la quinta generazione di contadini che coltivano vigne a Monforte d’Alba, in Langa. A 17 anni aveva un sogno: fare la vignaiola. L’ha realizzato due anni dopo, a 19 anni, rilanciando l’azienda di famiglia.
Oggi coltiva 5 ettari quasi tutti nebbiolo da Barolo. Produce circa 40 mila bottiglie all’anno. Ha fatto nuovi investimenti: 5 ettari a Roddino coltivati a nebbiolo e barbera e 16 ettari a Murazzano dove Sara produrrà Alta Langa, le bollicine piemontesi.
Quella di Josetta Saffirio è una storia antica, che inizia alla fine dell’Ottocento con il primo Saffirio, Giovanni Battista, che si sposta a vivere nella Langa.
Ai primi del Novecento, il padre di Josetta, Ernesto, inizia a coltivare i suoi vigneti. Nel 1975, giovanissima, Josetta decide di occuparsi dei vigneti del padre. Laureata in agraria e affiancata dal marito Roberto, enologo, inizia a coltivare le vigne piantate dai nonni subito dopo la seconda guerra mondiale. Dopo alcuni anni, Josetta e Roberto vedono premiate le proprie fatiche e riescono a produrre un Nebbiolo di riconosciuta qualità. Nel 1985 viene presentato il primo Barolo con l’attuale etichetta, frutto di una passione e di un impegno mai venuto meno. Dopo un periodo di pausa negli anni 90, Sara, figlia di Josetta e Roberto, decide di dedicarsi anche lei ai vigneti di famiglia e di scrivere una nuova pagina nella storia di Josetta Saffirio.
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