Tergeste DOP, l’olio della Bora
di Informacibo
Ultima Modifica: 02/11/2012
La Bora è fredda e impetuosa. Sferza con grande forza il Carso e la parte alta del mare Adriatico. Eppure la natura dispone di geniali risorse per proteggere i suoi prodotti da questa nemica. Fra i tanti fusti arborei che hanno dovuto crescere adattandosi all’indirizzo del vento, spicca l’oliva del Carso, la Bianchera-Belica, che ha imparato a difendersi adattandovi la propria esistenza. Questa pianta trattiene il suo frutto, l’oliva, mediante un picciolo estremamente resistente alle raffiche più impetuose. La foglia ha un andamento elicoidale che permette al vento di passare attraverso la frondosità dell’albero senza porvi una eccessiva resistenza. La pianta reagisce agli sbalzi di temperatura, e le sue radici amano il terreno asciutto e poco umido tipico delle località ventose. Sono numerose le testimonianze storiche che fanno risalire la sua coltivazione ai tempi dei Fenici, dei Greci e dei Romani, per arrivare, con alterne continuità, fino ai giorni nostri.
Nella prima parte del secolo scorso, a causa di memorabili gelate, questa olivicoltura ha subito un progressivo abbandono, ma negli anni settanta ne è stata ripresa la coltivazione portando questo olio ad ottenere la Denominazione di Origine Protetta con l’antico nome romano della sua città: Tergeste. Attualmente nella provincia di Trieste gli ettari coltivati ad olivo sono circa 120. La produzione di olive si attesta sui 7.000 quintali ed è destinata ad aumentare man mano che le nuove piantagioni inizieranno a dare frutti. Sulle bottiglie di “Tergeste DOP” sono ben espresse le proprietà del prodotto: “Caratteristiche di questo olio extravergine sono un’acidità molto bassa ed una notevole percentuale di polifenoli (antiossidanti per eccellenza) mentre all’analisi sensoriale si presenta con un aroma fruttato intenso ed un sapore in cui la nota amara e piccante sono assolutamente peculiari”.
Il Collio è un semicerchio di colline situate nell’estremo nord-est d’Italia, che copre i territori da Cividale del Friuli a Gorizia. Per secoli è stato il vigneto della Mitteleuropa.
Per godere della più bella vista paesaggistica che va dalle Alpi al mare Adriatico, bisogna salire sul monte Quarin, partendo da Cormòns, località tipicamente medievale con strade e palazzi di stile asburgico. Qui ha sede l’Enoteca Comunale, luogo di assaggio delle migliore etichette locali e di prodotti tipici. Da Cormòns partono tre piste ciclabili: quella di valle (25 km) che costeggia i vigneti dove si raccolgono le uve per i vini più pregiati, quella di monte (30 km) che percorre l’oasi protetta della Riserva naturale di Plessiva, e quella che attraversa i paesi (58 km).
Campi, boschi e vigneti sono favoriti da un particolare tipo di terreno la “ponca”, una marna argillosa grigio-azzurra che, a contatto con l’aria e il gelo si scompone in frammenti giallastri. Grazie al clima mite ed alla ponca le colline del Collio, come tutto il Friuli, sono un territorio particolarmente fertile per la coltivazione della vite. Consorzio Tutela Vini Collio – via Gramsci – Cormòns (GO) – tel. 048 1630303 – www.collio.it
La “Strada del Vino e delle Ciliegie” è stata costituita una quarantina di anni fa e si snoda nell’ameno paesaggio collinare che partendo da San Floriano, passa da Capriva del Friuli e Cormons, per arrivare a Dolegna del Collio. Le cantine possono vantare la produzione di alcuni fra i bianchi migliori d’Italia, Pinot grigio, Tocai Friulano, , Collio Bianco, Schioppettino e Breg. Anni fa la zona era rinomata per l’estensione dei suoi frutteti, soprattutto susine e frutta essiccata, purtroppo distrutti dai danni causati dalla Grande Guerra. Oggi, i frutteti sono scomparsi: percorrendo la Strada dei Vini, si è circondati da piantagioni di ciliegie che, se in primavera deliziano la vista per il loro candore, all’inizio dell’estate ci regalano abbuffate di saporite ciliegie.
Il Collio è un tragitto di tradizione e storia. Da scritti si rileva che la bontà di questi vini era già lodata nel 1773 da Giacomo Casanova, durante il suo soggiorno al Castello di Spessa a Capriva. La tradizione della eccellente produzione vinicola continua ai giorni nostri nello stesso ambiente storico ristrutturato. Nella ottocentesca Villa Russiz sempre a Capriva, la scelta è la qualità e vi si producono vini Doc di grande livello. E’ un fermento di iniziative: Josko Gravner nella sua cantina ha bandito i recipienti inox sostituendoli con enormi botti o con anfore interrate. Lavora l’uva con le stesse tecniche di 3000 anni fa, attualmente migliorate da un affinamento in botte. Interessante una visita a San Floriano alla Cantina Zuani che produce esclusivamente vini del territorio, unici e inimitabili. Senza uguale è la cucina dell’Osteria Luka dove si gustano piatti di tradizione friulana, slovena e austriaca. Imlinci (pasta abbrustolita al forno, condita con sugo di gallina o di stinco, ma anche – a seconda delle stagioni – con funghi o verdure); coscia d’oca con polenta, prosciutto affumicato al fuoco di legno di ciliegio insaporito al rosmarino.Sui tavoli all’aperto o al banco si beve Friulano, Ribolla gialla o il rosso della casa, mentre si gustano appetitosi antipasti, pancetta, speck, prosciutto, frittate di verdure, un assaggio di gulasch, gnocchi ripieni di susine, fette di pane spalmate di miele di bosco, marasca.
Ogni mese per una serata magica al Castello di San Floriano, si rinnova il rito della cena medievale. Allietati dalle note di musici, al lume di candela, si consumano menù particolari di antico richiamo: tortellus im orto, spiehdo de gallia, minestra gialla imperiale, gigotto de porcho cum cynara de normanni, accompagnati da vin claro et rubro.
Cormons, circondata da antiche mura, riserva una sorpresa suggestiva. Presso la “Cantina Produttori di Cormons” è stato formulato un progetto di grande riscontro: la Vigna del Mondo. Dal 1983 la cantina raccoglie vitigni provenienti dai cinque continenti, seicento tipologie di uva che danno vita al Vino della Pace, inteso come simbolo di fratellanza universale. Ogni anno, a vendemmia ultimata, un assaggio di vino viene inviato ai Capi di Stato ed a personaggi di rilievo internazionale. .
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