“Essere leader dove si produce vino”
di Informacibo
Ultima Modifica: 13/11/2012
Verona 13 novembre 2012. Il consumo del vino in Italia è in forte calo. In 10 anni si sono persi altri 9 litri procapite. In 40 anni (1972-2012) si è passati da 100 litri a meno di 38 litri per persona. In quasi mezzo secolo il rapporto consumo-mercato del vino si è fortemente modificato: da un consumo abituale, continuo, componente dell’alimentazione e fonte di energia per il lavoro manuale si è passati alla scelta narcisistica, edonistica, elitaria, alla moda, come stile di vita.
Inoltre le componenti dieta, sanità, salubrità, sicurezza civile e sociale, certificazione hanno inciso e continuano a definire i volumi e i valori del vino determinando diversi altri fenomeni di consumo, di canali e di mercato. In più oggi il prezzo al consumo determina il mercato nazionale, in gran parte quello Europeo e si scontra con prezzi globali sui mercati internazionali.
Un fenomeno irreversibile?
Lo chiediamo a Giampietro Comolli, da 20 anni curatore di un Osservatorio internazionale dei consumi del vino e fonte di indagini e ricerche di diversi istituti: “Il consumo di vino sul mercato nazionale – dice – ha un ruolo che va oltre il consumo. Non è la quantità procapite che può essere facilmente modificata in tempi brevi, ma è la diffusione del consumo, la cultura del bere con misura, ma con gusto, la continuità, la fedeltà, la opportunità di spesa che si devono modificare”. E prosegue: “Oggi un grande Paese esportatore di vino è tale solo se il mercato interno rappresenta uno status, una volontà, un valore, una considerazione anche sociologica, filosofica e politica. Mi sembra che ci sia una decrescita, come in economia generale, dettata più dalla paura di infrangere regole e di non arrivare a domani che da un non-bisogno di consumo o di mancanza di obiettivi di spesa. Bisogna far risollevare questi obbiettivi di spesa, positivi e fondamentali per l’economia generale. Basta l’autocontrollo, la capacità di gestire e scegliere i momenti di consumo. Non c’è più un unico mercato nazionale come 40 anni fa. La tipologia di vino segue il luogo, il modo, il tempo, la quantità di consumo. Ovvero oggi le regole si stanno uniformando nel mondo fra giorni di consumo e tipologia di prodotto. Questo determina discontinuità di consumi e infedeltà: un approccio globale che incide sul consumo interno”.
Che ruolo rivestono in questo conteso il prezzo e la forma di presentazione del vino?
Su questo punto la risposta di Comolli è chiara: “Il prezzo e la forma di presentazione del vino sono fattori determinanti quasi il 65% di ogni scelta del consumatore. Bisogna che i produttori attivino contatti con il consumatore più diretti, più vicini, più locali, più di sentiment legati ai gusti individuali. In abbinamento la filiera-vino deve accorciare i passaggi, deve ridurre i margini fra un passaggio e l’altro. Il primo Paese al mondo per produzione e export deve avere un ampio palcoscenico di luoghi di consumo e di consumatori di tutte le fasce e di tutti i flussi sul proprio territorio per poter sostenere la globalizzazione, difendere il made in Italy del vino, puntare ai vini del momento e far in modo che la posizione leader sia fattore di crescita economica e di attrazione. Il vino può creare occupazione”.
Ma quali sono, chiediamo a Comolli, le realtà imprenditoriali che hanno già attivato quella “nouvelle vogue” del vino di qualità, garantito, di origine certa, di prezzo serio, di rapporto identità/valore che oggi corrisponde al rapporto disponibilità/obiettivo?
<l’esempio concreto="" –="" dice="" l’economista="" sono="" alcune="" giovani="" cantine="" emergenti="" delle="" colline="" del="" prosecco="" classico="" storico="" e="" superiore. “L’esempio concreto – dice l’economista – sono alcune giovani cantine emergenti delle colline del Prosecco Classico Storico e Superiore. Girardi Spumanti, di Farra di Soligo (www.cantinagirardi.com) è all’avanguardia per certificazione, per attenzione ai clienti, per contatti continui per servizi diretti al consumatore, per privilegio del canale di vendita e dei mercati, per un prezzo equo, ma giusto, senza mai fare prezzi diversi per la stessa etichetta, poche etichette. Una storia di famiglia, i Girardi, che parte nel Medioevo come Bottai… Poi Martino Girardi, il nonno, dopo l’esperienza maturata, nel 1925 decide di fare il produttore di uva, acquista il primo campo, impianta la vite Glera, quella bianca, grossa, forte, profumata, che sa di glicine, di ranuncolo, che va raccolta tardi… Inizia una passione. La vera passione parte sempre dall’uva, non dal commercio. Inizia a valorizzare e coltivare le zone collinari meglio esposte ai raggi del sole e adatte a produrre le bollicine nella zona di Valdobbiadene, Colbertaldo, Farra e Solighetto. Il figlio Virgilio non demorde e non abbandona le regole della produzione dell’uva, mentre la guerra rallenta la costruzione della cantina, si dedica a fare esperienza in altre cantine. Una filosofia di vita che si esprime nell’attenta ed appassionata cura dei vigneti, delle uve e dei processi di vinificazione”.
<l’esempio concreto="" –="" dice="" l’economista="" sono="" alcune="" giovani="" cantine="" emergenti="" delle="" colline="" del="" prosecco="" classico="" storico="" e="" superiore.
Questa tradizione di Casa Girardi in che modo si rinnova?
<ora è “Ora è Luca Girardi, enologo, a rinnovare la tradizione -sottolinea infine Comolli- lanciando la linea Spumanti Girardi. Essa viene seguita personalmente, cliente per cliente, paese per paese, città per città, locale per locale, perché la difficile scelta produttiva deve essere spiegata, come pure la impronta commerciale. Il giovane Luca Girardi punta solo sulle bollicine, una ulteriore garanzia al consumatore, propone poche etichette ma in linea con le domande nazionali, non ha agenti, punta sulla filiera cortissima, maggior lavoro, ma in questo modo da una garanzia al consumatore di migliorare il rapporto costo/beneficio a vantaggio della qualità che non è più succube del prezzo, quindi con la rincorsa al ribasso ad ogni costo”.
Il Prosecco Girardi all’Eima di Bologna
Bologna 13 novembre 2012. Non solo macchine agricole e tecnologie d’avanguardia, ma anche alimentazione di qualità e grandi vini “made in Italy” alla 40ma edizione di EIMA International, la rassegna mondiale della meccanizzazione agricola che si è chiusa nei giorni scorsi alla fiera di Bologna.
La rassegna internazionale di Bologna è stata inaugurata con un brindisi di Prosecco Docg Valdobbiadene della casa vinicola Girardi Spumanti di Farra di Soligo.
Nei giorni della Fiera il Prosecco Girardi era a disposizione dei visitatori per degustazioni d’autore!
– Per contatti con Girardi Spumenti QUI
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