Marsala, un’antica città, un vino e tanto ancora
di Informacibo
Ultima Modifica: 25/03/2013
di Giovanni Angelucci
Marsala 25 marzo 2013. Dopo il Portogallo nel 2012, e la Francia nel prossimo 2014, in questo 2013 è Marsala a rappresentare l’Italia vinicola in Europa, porta bandiera di qualità indiscussa, capitale del vino europea. Un riconoscimento assegnato da Recevin (Rete europea delle Città del vino), che dopo numerosi esami ha preferito l’antica Lylibeo alla città di Barbaresco.
È questo un progetto che parte dalla cittadina in provincia di Trapani ma che rappresenta un’importante riconoscimento per l’intera Sicilia. Un’occasione non solo di crescita ma un progetto che valorizza l’agricoltura e la produzione vitivinicola, che rilancia il ruolo economico della città, un’opportunità di sviluppo che mette in rete aziende produttrici, specchio di una Sicilia diversa oltre a quella tradizionale.
Per celebrare degnamente il titolo, lo scorso 16 marzo è stato inaugurato il fitto programma che prenderà forma a partire da questa settimana fino al termine dell’anno. “Un risultato raggiunto assieme all’imprenditoria locale” afferma il sindaco Giulia Adamo, protagonista del piano di sviluppo enoturistico che questa amministrazione intende portare avanti. “Il vino sarà il filo conduttore di un intero anno per Marsala, oggi moderna e accogliente città nel cuore del Mediterraneo, luogo ideale per far emergere quella voglia di essere viaggiatori prima che turisti”.
A fare da traino l’antico e longevo simbolo siciliano, il Marsala. Unico vino italiano le cui regole sono dettate da una legge vera e propria (la n.851 del 28 novembre 1984). In base a tale normativa, il vino Marsala può essere prodotto e imbottigliato solo all’interno del territorio provinciale trapanese, da cui vanno però escluse l’area di Alcamo, Pantelleria e le Egadi.
La sua storia è antica e risale alla fine del 1700 quando il commerciante inglese John Woodhouse approdò con la sua nave nel porto di Marsala. Dalla gente del luogo il Marsala era denominato perpetuum in quanto le botti del vino consumato durante l’anno venivano rabboccate con quello di nuova produzione in maniera da conservare le caratteristiche organolettiche. Woodhouse trasportandolo su nave verso l’Inghilterra, al fine di preservarlo durante la lunga durata del viaggio, lo addizionò con acquavite di vino. Da qui il Marsala come vino fortificato.
Oggi viene aggiunto etanolo o acquavite ma, esiste ancora chi è legato all’antico perpetuum e continua a produrlo senza alcuna fortificazione come l’azienda Donna Franca, immagine siciliana di una viticoltura genuina e radicata che nulla ha a che fare con le mode del vino ma che mantiene una netta identità personale.
Cerchiamo di capire in che modo i diversi vini Marsala si distinguono tra loro:
a) L’invecchiamento
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1 anno per il tipo fine con gradazione alcolica non inferiore al 17%
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2 anni per il tipo superiore (raddoppiato a 4 per le Riserve) con gradazione alcolica non inferiore al 18% (solo in bottiglia)
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5 anni per il tipo vergine (la Riserva non meno di 10 anni) con gradazione alcolica non inferiore al 18% (solo in bottiglia)
b) Il gusto
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dolce con zuccheri superiori a 100 grammi/litro
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semisecco con zuccheri superiori a 40 grammi/litro e inferiori a 100 grammi/litro
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secco con zuccheri inferiori a 40 grammi/litro
c) Il colore
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oro (senza alcuna aggiunta, oltre l’alcool);
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ambra (addizionato di mosto cotto per almeno 1/100)
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rubino (ottenuto da uve nere, come si usava all’inizio del XIX secolo)
d) Il vitigno
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a bacca bianca (Grillo, Catarratto, Inzolia, Damaschino)
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a bacca rossa (Nerello Mascalese, Pignatello o Perricone, Calabrese o Nero d’Avola)
Come ha ricordato il video promozionale durante l’inaugurazione lo scorso 16 Marzo, “Il vino si beve con il cuore, Marsala cuore del Mediterraneo”.
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