Cerimonia di premiazione del Concorso enologico nazionale dei vini Rosati
di Informacibo
Ultima Modifica: 18/05/2013
Otranto (LE), 18 maggio 2013 – «Una sfida che la Puglia ha assunto appieno e che la nostra Regione ha vinto contro il pregiudizio su una specialità enologica, superficialmente poco considerata negli scorsi anni, e che invece, sempre più riscoperta dai consumatori italiani ed esteri, dimostra grande carattere e versatilità oltre che un importante e delicato lavoro di vinificazione e tecnica enologica alle spalle – l’assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, commenta così l’appuntamento di studio promosso nell’ambito del Concorso Enologico nazionale dei Vini Rosati, che proprio sul tema ha coinvolto esperti e tecnici del settore –». «Un lavoro culturale prima ancora che promozionale che la Puglia conduce attraverso il mio assessorato – continua Nardoni – dimostrando la strategicità, anche a fronte dello sviluppo del mercato, di questo appuntamento».
Si è tenuto nella splendida cornice del castello Aragonese di Otranto (LE) il convegno internazionale sui vini Rosati in occasione della premiazione del Concorso enologico nazionale dei vini Rosati promosso dall’assessorato alle Risorse agro-alimentari della Regione Puglia, in partenariato con Assoenologi, Accademia Italiana della Vite e del Vino e Unioncamere Puglia, con l’autorizzazione del Ministero delle Politiche Agricole.
Dopo i saluti del sindaco di Otranto Luciano Cariddi, è intervenuto il presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino Antonio Calò che ha confermato la «soddisfazione per l’Accademia di vedere che il sogno della valorizzazione dei vini Rosati italiani sta diventando realtà. È dal 2009 che vengono realizzate tornate accademiche per questo scopo, coinvolgendo studiosi al massimo livello come in questa occasione. Oggi avremo un contributo scritto da un grande filosofo inglese, purtroppo assente per un imprevisto dell’ultima ora, e le relazioni di un collega spagnolo, di uno dei maggiori professori di Enologia italiani e i risultati del secondo anno di indagine sul consumo dei vini Rosati condotta dai professori Davide Gaeta e Paola Corsinovi. Tutti siamo concordi nel ritenere che non si tratta di una moda passeggera, ma di una vera tendenza che il nostro Paese, ricco di potenzialità in questo campo, deve saper cogliere».
Dopo la lettura del contributo su ‘charme e carattere dei vini Rosati’ di Barry Smith, Direttore dell’Istituto di Filosofia Scuola di Studi Avanzati dell’Università di Londra, impossibilitato all’ultimo momento a partecipare all’evento, è intervenuto Rocco Di Stefano, già direttore dell’Istituto Sperimentale Enologia, sulle tecnologie di produzione. «Certamente i vini rosati – ha spiegato Di Stefano – stanno vivendo un periodo estremamente positivo e, se fino a ora avevano il proprio principale mercato in Francia, da qualche anno questa tipologia enologica è tra le più richieste e apprezzate in tanti mercati internazionali, dove si ricercano prevalentemente due proprietà fondamentali: aromi varietali e un colore resistente nel tempo, caratteristiche strettamente legate a particolari accorgimenti tecnologici di produzione. Oggi, attraverso le moderne tecnologie di produzione, c’è un ritorno ai vecchi e autentici sapori dei rosati, ed è possibile ottenere vini che abbiano colori resistenti nel tempo, aromi varietali e sapori più pieni».«Se per i vini bianchi – ha concluso Di Stefano – esiste una certa determinazione della scala dei colori e per i rossi una più ampia varietà, il ventaglio cromatico diventa ancor più vasto per i vini rosati, andando dalla ‘buccia di cipolla’ al ‘porpora tenue’».
Dopo l’intervento di Vicente Sotes, dell’Università di Madrid, presidente della Commissione Viticoltura dell’O.I.V., che ha relazionato sul mercato dei vini Rosé in Spagna, Davide Gaeta, del dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona e docente di Economia dell’impresa Vitivinicola, nell’ambito delle attività sviluppate dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino, ha presentato i risultati dell’indagine condotta su consumatori e produttori di Rosati. Dal lavoro di ricerca è emerso che sono soprattutto i giovani tra 20 e 29 anni a berlo (rappresentano il 38% dei consumatori di questo vino) e tra 30 e 39 anni (29%), principalmente a casa durante i pasti (nel 42% dei casi) e in enoteca o al bar in occasione dell’aperitivo (per il 31% del campione). Tre consumatori di Rosato su cinque (il 63% del campione) preferiscono quello frizzante e il 43% degli intervistati dichiara di averlo bevuto nell’ultimo mese. «Dalla ricerca – ha aggiunto il professor Gaeta – emerge che i consumatori intervistati non scelgono di acquistare un vino rosato perché lo hanno letto su qualche rivista, ma vogliono provare qualcosa di diverso e abbinarlo con il cibo. Il rosato è un vino che può essere consumato sia in montagna che al mare per accompagnare oltre che il pesce anche la carne. Questo evidenzia anche il gap informativo e promozionale di questo vino, consumato principalmente nelle zone dove è prodotto e conosciuto. Interessante è l’immagine evocata dal Rosato nei consumatori: un vino morbido, fresco e vivace, che trasmette allegria e piacevolezza ricordando l’eleganza di una donna. E per le cantine produrre Rosato rappresenta una scelta precisa, una sfida, in quanto non è affatto facile produrlo, non essendo pensato per chi vuole un vino leggero e poco impegnativo».
Al termine del convegno, al quale era presente anche il senatore Dario Stefàno (qui sopra nella foto), ex Assessore regionale all’agricoltura e uno degli artefici del Concorso dei vini rosati, Davide Rondoni, poeta contemporaneo e fondatore del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna, ha declamato un’antologia di brani letterari di ogni epoca dedicati al vino, tra i quali i versi finali di ‘Ubriacatevi’ dallo Spleen di Charles Baudelaire: “Ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare”.
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