Una degustazione alla scoperta dei vini di MENHIR
di Informacibo
Ultima Modifica: 15/05/2015
a cura di Giovanni Crotti, appassionato ed esperto assaggiatore Onav Piacenza
Carignano (Parma) 15 maggio 2015. Nella splendida cornice di Villa Malenchini a Carignano di Parma, si è tenuta sabato scorso una degustazione guidata da chi scrive per scoprire i vini di MENHIR, giovane e dinamica azienda enologica salentina, produttrice anche di olio d’oliva.
L'evento è stato promosso nell’ambito della decima edizione di DE GUSTIBUS e qui di seguito potete leggere le nostre personali note di degustazione.
Con circa 30 ettari di vigneto, alcuni dei quali coltivati ad alberello, le Cantine MENHIR nascono a Minervino di Lecce nel 2007 per merito della famiglia Marangelli ed è retta dal capostipite Gaetano. Con la collaborazione dell’enologo Vincenzo Laera l’azienda valorizza i vitigni autoctoni del territorio, promuovendo un ideale viaggio nella verdeca, nel fiano, nel negroamaro e nel primitivo. In una ideale scala di beva, la degustazione ha impegnato i sensi dei numerosi partecipanti, iniziando naturalmente dai bianchi, passando dal rosato aziendale e concludendo con i rossi.
Il primo calice ad appassionare i presenti è stato quello della VERDECA 2014, un bianco da omonimo vitigno autoctono con affinamento esclusivo in vasca. I partecipanti hanno potuto ammirare il riflesso verdognolo che richiama il nome del vitigno che ben si è sposato con il predominante giallo paglierino. Al naso, il vino si è presentato con una eleganza avvolgente fatta di fiori bianchi di campo e sentori lontani di frutta candita. In bocca, ha riempito il cavo orale con un gusto intenso e avvolgente e un finale sapido molto piacevole.
Il secondo vino in programma è stato il Pass-O 2014, un bianco pluripremiato composto da fiano, un vitigno a bacca bianca importante dell’enologia a cavallo tra l’Irpinia, la Puglia e la Basilicata, capace di dare vini complessi e longevi. Dopo una leggera surmaturazione in pianta e affinamento di 4 mesi sur lies, il vino alla vista si presenta con un brillante giallo paglierino tendente al dorato. All’olfatto il ventaglio di odori è complesso: si va dalla pesca all’albicocca, dalla zagara alla salvia al mango. Al gusto è un vino molto fresco e ricco, con un gradevolissimo ritorno retronasale di alcuni dei sentori olfattivi.
Terzo vino in scaletta il rosato Novementi 2014, da negroamaro, il vitigno salentino dal doppio nome ‘nero’ (niger e mavros, due volte nero), molto versatile che si presta ad ottimi rosati. E ottimo è davvero anche questo vino, dal colore petalo di rosa con riflesso rubino, odori finissimi di lampone, rosa e fragolina di bosco e un gusto fresco e sapido che gode di buona persistenza.
Il Calamuri 2012, un rosso da primitivo di vecchie vigne, prima di raggiungere i nostri palati, riceve una macerazione di 10 giorni e un affinamento in botti per 12 mesi. Il colore è uno splendente rosso rubino pieno. Al naso è maturo con sentori di confettura e spezie e in bocca, grazie a un gusto avvolgente, strutturato e caldo, con ritorno attraverso le vie gusto-olfattive di tutti i sentori aromatici, non fa pesare i suoi quasi 16 gradi.
Si ritorna al negroamaro con il N°Zero, un rosso pluripremiato con affinamento in botti di rovere. Alla vista di presenta con un profondissimo colore rosso e un leggero riflesso violaceo. Al naso è un trionfo di frutta rossa, dal ribes alla mora, dalla fragola ai sentori più evoluti di confettura con leggero contributo anche speziato. In bocca il vino è corposo con un piacevolissimo e prepotente ritorno retronasale della confettura.
Si conclude la degustazione con il Menhir Salice salentino doc, rosso da uvaggio di negroamaro all’80% e malvasia nera al 20 e affinamento parziale in botti di rovere. Il colore è un rosso rubino molto profondo; al naso ci sono elegantissimi sentori balsamici, di pepe e di ciliegia e al gusto è morbido e avvolgente con un finale piacevole e lungo di mandorla.
Il giorno successivo, domenica 9, è stata la volta del vigneto di Leonardo associando le con le note storiche di quattro malvasie aromatiche di Candia.
Sempre a DE GUSTIBUS abbiamo guidato una degustazione del vitigno leonardesco, declinato in 4 modi dall’azienda piacentina TERZONI VINI.
Il vigneto di Leonardo è un appezzamento di terra che Ludovico il Moro, duca di Milano alla fine del ‘400, regalò al maestro proprio per compensarlo delle splendide opere artistiche che portavano la firma del genio leonardesco (tra l’altro, il dono avvenne mentre Leonardo lavorava all’Ultima cena). Tale vigneto, presumibilmente di circa un ettaro, è confermato da una lettera ufficiale che riporta la donazione, ed è altresì certo che si trovasse nell’attuale zona di Porta Vercelliana/Corso Magenta a Milano. Il vigneto, seppur passando da una proprietà all’altra, sopravvisse sino a un incendio durante l’ultima guerra che ne distrusse i pergolati.
Interviene a questo punto una intuizione del celebre enologo Luca Maroni che, supportato da uno staff scientifico di altissimio profilo coordinato dal prof. Attilio Scienza, prova a ‘riportare in vita’ il vigneto attraverso il metodo dell’analisi genomica, identico a quello che si applica alle scienze umane, ed applicato in questo caso ai resti del pergolato rinvenuti. Il risultato è stato conseguito dalla genetista Serena Imazio: il vigneto produceva Malvasia aromatica di Candia, un vitigno molto diffuso nelle colline piacentine e parmensi, ovvero una delle 17 malvasie iscritte al Registro Nazionale delle Uve da Vino, delle quali probabilmente è la più intensa dal punto di vista aromatico nonché la più versatile in quanto può dare vini frizzanti, fermi secchi, passiti.
L’azienda Terzoni Vini ha voluto proporre quattro varianti di questo vitigno e qui di seguito ci sono le nostre note.
Si è partiti dal Malvasia secco, da rifermentazione in bottiglia, un buon giallo paglierino con riflesso dorato e una spuma molto fine. Al naso si presenta con un intenso e piacevole odore di acacia e in bocca ha un gusto secco che riporta sentori di mela e pera.
Il secondo vino in degustazione è stato il Sorsi d’incanto, da raccolta manuale delle uve altamente specializzata e fermentazione che avviene con un pool di lieviti che costituiscono un po’ un segreto enologico coccolato dalla casa. Prima di arrivare in bottiglia le uve si avvalgono di una leggera surmaturazione in pianta e poi il mosto in affinamento 4 mesi sur lies. Alla vista il vino si predsenta con un bel brillante giallo paglierino; al naso, è elegante con sentori di frutta gialla e di balsami oltre che di un erbaceo che lo rende molto durevole. In bocca esplode con un piacevole gusto predominante dell’erbaceo che rimane persistentemente nel cavo orale.
Terzo vino in programma la Malvasia dolce, sempre da rifermentazione in autoclave, un bel giallo paglierino con leggero riflesso verdognolo; al naso predominano i sentori di mela e fiori, e in bocca pervade con un gusto intensamente dolce ma mai stucchevole.
Finisce la scala di beva il pluripremiato passito Sensazioni d’inverno, che recentemente ha aggiunto ai primi podi del Vinitaly 2014, della Douja d'Or 2014 e della Selezione del Sindaco 2014, anche la prestigiosa medaglia d’argento al Decanter Wine World Awards, ritenuto da molti il più prestigioso concorso mondiale di vini.
Dopo un grande e meticoloso lavoro in vigna, in questo caso, la malvasia di Candia passa tre fasi di appassimento al suo arrivo in azienda: un paio di settimane su teloni all’aperto, circa due mesi di stazionamento all’ombra e infine appassimento in cella refrigerante. Come molti passiti, e questo è un ottimo campione della categoria, l’impatto organolettico deve essere ricco e ampio: alla vista il giallo ambrato lucente inizia ad appassionare per poi sposarsi ala complessità del ventaglio olfattivo, capace di mostrarci frutta matura, (albicocca e pesca), frutta candita, miele, spezie delicate. In bocca esplode con un ritorno elegante del sapore mieloso e ci presenta anche stimoli gustativi legati alla confettura insieme al ritorno lungo e persistente dei sentori.
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