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I turisti visitano l’Italia per la buona tavola

di Informacibo

Ultima Modifica: 10/06/2013

Roma 10 giugno 2013. I turisti visitano l’Italia per la buona tavola. È questa l’estrema sintesi di un focus realizzato su dati Isnart-Unioncamere dal centro studi Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia.

La qualità del mangiare e del bere ha ottenuto dai turisti, sia italiani che stranieri, un voto nella scala scolastica da 1 a 10 pari a 8,2, cioè il valore più alto, superiore di un decimale addirittura all’8,1 assegnato a cortesia e ospitalità. La qualità del mangiare e del bere è l’elemento che risulta ottenere voti alti da un minimo di 8,1 a un massimo di 8,3 in qualsiasi tipo di turismo, da quello montano a quello naturalistico, d’arte, culturale o sportivo. “Si tratta di valori immateriali – si legge nel focus Fipe – che, almeno nel caso della ristorazione, assumono anche valenza economica considerando che il 19,3% delle spese sostenute dai turisti che hanno soggiornato in Italia nel 2012 è stato destinato alle consumazioni in ristoranti, pizzerie, bar, caffè e rosticcerie per un valore di circa 13,9 miliardi di euro. Nell’immaginario del turista ed anche nell’esperienza vissuta il cibo è la vera star dell’offerta turistica nazionale. È il risultato dell’azione combinata di tante persone che appartengono al mondo dell’agricoltura e dell’industria di qualità ed a quello della ristorazione dove il nostro Paese può contare sulla straordinaria competenza di chef ai vertici dell’enogastronomia mondiale e su una rete di ristoranti e trattorie che anima ed arricchisce il territorio.

Il tema è di grande attualità – è la conclusione a cui si arriva Fipe – e la prima considerazione che possiamo fare è che i giudizi dei turisti non coincidono con quelli di autorevoli esponenti del Governo che, con tutta evidenza, neppure sono a conoscenza di informazioni provenienti dall’Osservatorio Nazionale del Turismo promosso proprio dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo (DSCT) della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il principio einaudiano del “Conoscere per deliberare” sembra aver perso di significato. Un vero paradosso italiano. Si spendono soldi pubblici per conoscere cosa funziona e cosa non funziona nel turismo del nostro Paese ma i policy maker non lo sanno”.

Scontro Fipe e Sindacati sul contratto di lavoro

Intanto è di oggi la notizia di uno scontro tra la Fipe e i sindacati confederali. Entrare in uno dei tanti bar cittadini e vedersi negare un caffè dal barista in stato di agitazione. Oppure al ristorante non poter avere un piatto di spaghetti perché il cuoco è in assemblea. Potrebbe capitare nelle prossime settimane in Italia. I sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno, infatti, dichiarato lo stato di agitazione dei lavoratori negli oltre 300.000 bar, ristoranti, discoteche, mense, stabilimenti balneari associati alla Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, nell’ambito delle trattative per il rinnovo del contratto del turismo, oltre 1 milione di addetti di cui 700.000 nelle imprese Fipe: “La Fipe pone condizioni inaccettabili”. E il direttore della Fipe, Marcello Fiore, risponde: “negli ultimi 4 anni sono scomparse dal mercato 32.000 imprese del settore, non firmo un contratto che non preveda un aumento di produttività e più flessibilità”. Tutto questo mentre sta partendo la stagione estiva, con previsioni tutt’altro che rosee per gli operatori.
“Nessun disagio – sottolinea Fiore – per clienti e turisti. Negli ultimi 4 anni sono scomparse dal mercato 32.000 imprese del settore, nei primi tre mesi 2013 hanno chiuso altre 4.000 attività. Con numeri così non firmo un contratto che non preveda un aumento di produttività e più flessibilità”, spiega Fiore replicando alle critiche dei sindacati che accusano la federazione aderente a Confcommercio di “voler strumentalizzare la crisi paralizzando la trattativa” che prosegue invece con le altre parti datoriali.

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Capo Redattore