I 50 migliori Bar di tutto il Mondo - InformaCibo

I 50 migliori Bar di tutto il Mondo

di Informacibo

Ultima Modifica: 12/10/2013

La rivista Drinks International ha pubblicato la top 50 dei bar di tutto il mondo. La presentazione della classifica è avvenuta a Londra e per il secondo anno consecutivo è stato proprio un bar londinese a piazzarsi al primo posto: l’Artesian. Sul secondo posto del podio un altro bar della capitale inglese, seguito da uno di Tokyo.

Gli unici due italiani sono il The Jerry Thomas Project di Roma, alla 19esima posizione, e il Nottingham Forest di Milano alla 49esima. Ecco la classifica completa. 

1. Artesian (London)
2. The Nightjar (London)
3. High Five Tokyo (Tokyo)
4. The Connaught (London)
5. The Dead Rabbit (NYC)
6. Happiness Forgets (London)
7. The Black Pearl (Melbourne)
8. The Baxter Inn (Sydney)
9. Taqueria Candelaria (Paris)
10.Hong Kong Street (Singapore)
11. Callooh Callay (London)
12. Employees Only (NYC)
13. PDT (NYC)
14. Dry Martini (Barcelona)
15. Door 74 (Amsterdam)
16. Le Lion Bar (Hamburg)
17. Buck & Breck (Berlin)
18. The Parlour (Frankfurt)
19. The Jerry Thomas Project (Rome)
20. The American Bar (London)
21. Death & CO. (NYC)
22. Ruby (Copenhagen)
23. Schumanns Bar (Munich)
24. The Everleigh Bar (Melbourne)
25. Eau De Vie Bar (Sydney)
26. Bulletin Place (Sydney)
27. 69 Colebrooke Row (London)
28. Chainaya Tea & Cocktails (Moscow)
29. Mutis (Barcelona)
30. Smugglers Cove (San Francisco)
31. Clover Club (NYC)
32. Bramble Bar (Edinburgh, Scotland)
33. Le Forum (Paris)
34. Zetter Townhouse (London)
35. Floreria Atlantico (Buenos Aires)
36. Lebensstern (Berlin)
37. La Capilla (Mexico)
38. Quinary (Hong Kong)
39. Little Red Door (Paris)
40. Bar Le Coq (Paris)
41. Shady Pines (Darlinghurst, Australia)
42. Attaboy (NYC)
43. Sherry Butt (Paris)
44. Pouring Ribbons (NYC)
45. Tippling Club (Singapore)
46. Drink Boston (Boston)
47. Tommy’s (San Francisco)
48. Baba Au Rum (Athens)
49. Nottingham Forest (Milan)
50. Delicatessen (Moscow)

Speak Easy, al bar con la password

di Stefano Polacchi  (Gambero Rosso 09/04/2010)

Ci si arriva solo col passaparola e si entra con la password dopo esser stati ben osservati dallo spioncino. Poi, sarà aperto agli affiliati dal mercoledì al sabato, dall’una di notte fino a quando non si stramazza a terra. Parliamo di Speak Easy Bar.

il primo club romano per barman (e per appassionati) – aperto da pochissimi giorni – dove si bevono solo i cocktail delle origini (creati da metà a fine 800, sulla scia dell’insegnamento di Jerry Thomas, creatore tra l’altro di uno dei primi documentati Martini cocktail) e i drink del twist on classic, quelli che ne riprendono spirito e sapori interpretandoli in chiave moderna.

Insomma, l’equivalente che in cucina si è fatto con le rivisitazioni della tradizioni e che dopo anni di prove e diatribe hanno portato a definire una identità moderna della cucina italiana. 
A organizzare questo club esclusivo (dove le affiliazioni avvengono per passione, non per censo o status) sono i tre animatori del Jerry Thomas Project: Leo Leuci, Roberto Artusio e Antonio Parlapiano con lo zampino di Massimo D’Addezio, capobarman dello Stravinsky Bar del’Hotel De Russie..

E per festeggiare l’evento hanno invitato per tre giorni a Roma il guru della mixology contemporanea, lo slovacco Stanislav Vadrna, il bartender che unisce la cultura della cocktaillerie giapponese a quella occidentale passando dalle esperienza caraibiche e hawaiane.

Un evento che ha coinvolto centinaia di appassionati e che ha cominciato ad aprire la mente dei barman romani. Ovvero, la mission che si propongono i tre del Jerry Thomas Project: fare un laboratorio, un atelier dove ripercorrere le radici del bere miscelato, aprire le conoscenze e le sensibilità al mondo, far uscire dalla banalizzazione quotidiana la professione del barman.
In pratica, per far parte di questo bar-associazione culturale si dovrà fare una tessera e conoscere di volta in volta la parola d’ordine per entrare. Il tutto avverrà attraverso passaparola e tam tam su internet e tra gli appassionati del settore, professionisti o meno che siano. Tanto che a partire dall’orario si presenta come una sorta di “dopolavoro barman”. Un po’ come il PDT (Please Don’t Tell) e il Pegu Club di New York

Insomma… passate parola. E… Ah, dimenticavamo l’indirizzo: (vicolo Cellini 30, Roma, dove era il BckStg…) ma non lo dite troppo in giro! E’ un posto un po’ carbonaro

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Capo Redattore