Viaggio nel Pavese, tra castelli, risaie, arte e buona cucina
di Informacibo
Ultima Modifica: 14/10/2015
di Luciano Scarzello
Una delle piazze più belle d’Italia. Lo scenografico spettacolo di colline che, a perdita d’occhio, ospitano sino a maturazione uve destinate a divenire, dopo la fermentazione, nettari in grado di accompagnare pasti e meditazione. E poi incontri con i luoghi dove la storia ha segnato il suo passaggio, i ritmi della vita e della campagna segnati dalle bizze di un fiume che scivola da un capo all’altro del settentrione. Il tutto a pochi chilometri dal centro della Milano, quest'anno capitale dell'Expo.
Non parrebbe vero ma è così, se si capita in provincia di Pavia, dove un soggiorno o, semplicemente, una gita fuori porta, possono permettere di conoscere luoghi ricchi, dove i ritmi lenti della provincia disegnano modi di vivere senza tempo, orientano antropologicamente i suoi residenti.
Una rappresentazione di questo mondo antico è stata proprio la 63.ma edizione di “Autunno Pavese” svoltasi a fine settembre e dedicata all'enogastronomia locale. Il grande cortile interno del castello Visconteo ha ospitato la rassegna dei prodotti tipici proposti al pubblico da decine di aziende del settore. Si è spaziato dai vini e salumi, in particolare quelli dell'Oltrepò pavese, ai formaggi, e poi ancora funghi, tartufi, marmellate e la gustosa zucca di Bertagnina. Uno spazio particolare ha avuto il riso e, infatti, il pavese è zona storicamente produttrice di riso delle tipologie più note e saporite come, per fare due nomi, il “Roma” o il “Carnaroli”.
Nel pavese la zona di produzione per eccellenza del riso è la Lomellina. Territorio molto pianeggiante, ovviamente, che in primavera quando i campi vengono allagati e seminato il riso diventa una sorta di “Mare a quadretti” che rappresenta una grande attrattiva per i turisti. Molto suggestivo anche d'autunno quando però il riso è già stato raccolto, con le sue nebbie e i vecchi cascinali dove vivevano le mondine impegnate di giorno nei campi nella semina e nella raccolta di questo celebre prodotto.
Il capoluogo della Lomellina è Vigevano che al riso ha dedicato sempre a fine settembre, l'annuale edizione di “Rice, i sapori del riso italiano” .
Le scuderie ducali del celebre castello hanno ospitato le degustazioni di vari tipi di piatti di riso con la consulenza tecnica di Slow Food. Prima o dopo un ottimo pranzo in uno dei molti e qualificati ristoranti della città merita fare un giro e per per iniziare non si può che partire dall’ampio slargo monumentale della piazza Ducale. Con i suoi portici, i suoi locali e la maestosità di una cortina di costruzioni che supera il centinaio di metri in lunghezza, è questo il punto ideale da dove partire per visitare, ma in primo luogo per conoscere, il territorio che la divide dalla zona propriamente di Pavia. Da qui ci si può muovere tra le eleganti vie del centro o assaporare l’atmosfera d’antan della prima periferia, dove le trattorie tipiche continuano ancora a servire i piatti della tradizione della bassa padana.
Da qui, muovendosi all’interno di aree che lambiscono il parco naturale della Valle del Ticino, sarà possibile raggiungere il piccolo centro di Lomello, poco più di 2000 anime ma in cui le antiche mura testimoniano ancor oggi concretamente il ruolo di snodo e di passaggio nell’Alto medioevo. Periodo questo che ha lasciato in questo centro della Lomellina il complesso religioso che affianca alla basilica di Santa Maria Maggiore il caratteristico battistero di san Giovanni. Una basilica su cui non cessano le voci di un’influenza del maligno nella sua realizzazione, vista l’antica credenza di una sua distruzione e successiva riedificazione in una sola notte da parte di Satana. Forse è per questo che viene ancora chiamata, anche se a bassa voce, la “chiesa del Diavolo”.
Per chi ama invece il relax, la meta non può che essere Salice Terme, nel comune di Godiasco, con i suoi stabilimenti di acque sulfuree alla confluenza di quattro delle maggiori regioni del nord Italia: Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Liguria. Ed è proprio la Liguria appenninica quella che si può ritrovare ripercorrendo le vie che portano all’eremo di Sant’Angelo di Butrio, nel comune di Ponte Nizza, completamente circondato da boschi ricchi di castagni e querce. All'Eremo trovò, forse, pace per il suo animo, Edoardo II° , figlio del crudele re inglese Edoardo I°, coinvolto in un episodio di sangue di cui si riteneva responsabile. Un salto indietro ai tempi del Medioevo e al respiro di ritmi di vita che non sono più i nostri, prima di tornare nell’elegante Pavia, vitalissimo centro universitario, che unisce la raffinatezza della sua “Strada Nuova” al profondo legame con l’acqua. Non per niente, il suo ponte coperto ha finito per divenirne uno dei suoi simboli più apprezzati e conosciuti. Un legame che trova poi in cucina la sua piena e definitiva consacrazione, con piatti che trovano nella ricchezza dei prodotti dell’umida e fertile terra che bagna le campagne circostanti, i suoi ingredienti d’eccellenza.
In primis il riso, per l'appunto.
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