Il Birrificio del Ducato trionfa ancora una volta allo European Beer Star di Monaco di Baviera
di Informacibo
Ultima Modifica: 07/10/2013
Soragna (Parma), 7 ottobre 2013. Allo European Beer Star di Monaco di Baviera, uno dei più prestigiosi e importanti concorsi birrari internazionali, ma anche uno dei più rigorosi e selettivi, ha trionfato nella categoria pils la Viæmilia del parmense Birrificio del Ducato. Un’affermazione su decine e decine di concorrenti blasonati e di lunga esperienza nella produzione brassicola ma non un fulmine a ciel sereno. La Viæmilia aveva infatti già riscosso l’oro nel 2010 e questa conferma ha tutto il sapore di una certezza definitiva.
Per il Birrificio del Ducato, fondato appena nel 2007 da Giovanni Campari e Manuel Piccoli, le buone notizie da Monaco non si sono comunque fermate qui. Nella categoria birre affumicate è giunta un’altra medaglia d’oro per la loro Wedding Rauch. Una medaglia ancora più di rilievo se si pensa che l’argento è stato assegnato alla celeberrima Alaskan Smoked Porter, la birra “affumicata” che ha ricevuto storicamente il più alto numero di riconoscimenti nella sua categoria a livello mondiale.
E per chiudere i meritati festeggiamenti per questi due giovani imprenditori italiani due medaglie di bronzo: una per la Chimera e l’altra per la Verdi Imperial Stout.
Manuel Piccoli e Giovanni Campari
Quattro medaglie pesanti ottenute “contro” oltre 1500 concorrenti e che si vanno ad aggiungere a una collezione impressionante di risultati d’eccellenza. In nemmeno sette anni di attività infatti, e in concorsi internazionali di grande prestigio, il Birrificio del Ducato si è visto assegnare ben 54 medaglie di cui 22 ori, 17 argenti e 15 bronzi.
Un risultato che lo consacra come la realtà birraria italiana più premiata nel mondo e che ne fa un vanto per l’imprenditoria artigianale italiana. Il Birrifico del Ducato sarà tra i protagonisti del prossimo Salone della Birra artigianale che si terrà a Roma dal 18 al 20 ottobre.
Giovanni Campari
Chi è Giovanni Campari
Una laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, ma una Maturità Classica. Un passato da birraio casalingo, ma una chiara e immediata visione imprenditoriale. Un talento naturale, ma scolpito con una ricerca continua e studi costanti. Ecco chi è Giovanni Campari, l’uomo dietro le birre del Birrificio del Ducato.
Giovanni Campari è nato il 5 ottobre del 1977 in terra emiliana. Lavora in quell’angolo di Bassa che fu caro a Giuseppe Verdi e Giovannino Guareschi e dove il clima e il terreno sono ideali per far stagionare magicamente alcuni dei salumi più rinomati d’Italia e a produrre vini frizzanti e di facile approccio.
Come diavolo gli sia venuto in mente di mettersi a fare birra è un bel mistero.
Certo, Giovanni ha una laurea in Scienze e tecnologie Alimentari in tasca, si è dedicato alla produzione casalinga di birre per anni e ha nel suo cursus honorum un periodo alla corte di Agostino Arioli, un pioniere tra i birrai italiani. Ma Giovanni ha anche una Maturità Classica nel cassetto e una passione ancora forte e accesa per testi classici e filosofici. Basta parlarci per rendersene conto.
E allora, perché? Forse le sue parole lo spiegano bene: “Considero fare birra prima di tutto una forma espressiva, un mezzo attraverso il quale comunicare le suggestioni e le emozioni che riempiono il mio mondo interiore”. E il mondo interiore di Giovanni è in perenne movimento come il mare, una sorta di moto perpetuo che ha trasformato la sua passione per la birra, vista dapprincipio nella sua chiave socializzante e di condivisione, in uno strumento per raccontare qualcosa di sé. Come un pittore utilizza i diversi colori per realizzare il quadro che ha in testa, così Giovanni utilizza materie prime e tecniche di produzione per creare le birre che ha in testa. Birre che poi non sono altro che idee che lui vuole trasferire agli altri.
“Attraverso la creazione di una birra cerco di trasmettere suggestioni. Quando, spesso dopo una lunga ricerca, le ritrovo finalmente espresse nel bicchiere, sono assolutamente felice e soddisfatto. Se poi incontro persone che mi esprimono con parole loro le stesse sensazioni che collimano con le mie, allora provo una soddisfazione indescrivibile. Capisco che sono riuscito a comunicare qualcosa”.
Non è un caso allora se Giovanni e le persone che con lui lavorano si sobbarcano ogni anno il viaggio in Germania per selezionare i luppoli migliori da utilizzare nella loro birra e se ogni volta che assaggia una birra che gli piace poi non ci dorme la notte fino a capire come migliorarla o come personalizzarla. La ricerca e lo studio costante, uniti a una visione interiore e a un background culturale di spessore, lo hanno portato a essere uno dei più bravi birrai del mondo in pochissimo tempo. In nemmeno sette anni di attività, grazie al consenso del pubblico italiano e internazionale, ai giudizi della critica e alle 54 medaglie raccolte un po’ dappertutto nei concorsi internazionali più ambiti: dalla World Beer Cup allo European Ber Star.
Come gli sia venuto in mente di fare birra è ancora un mistero che solo lui può svelare. Di certo non sono in pochi a essergliene grati.
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