Nasce l’ Osservatorio Internazionale sull’Italian Sounding Alimentare
di Informacibo
Ultima Modifica: 17/05/2016
Parma, maggio 2016 – È stato lanciato proprio in chiusura di Cibus il primo Osservatorio Internazionale sull’Italian Sounding Alimentare.
L’Osservatorio, nato dall’impegno di Federalimentare e Fiere di Parma, è il primo atto concreto a testimonianza del potenziamento del Salone internazionale dell’alimentazione, previsto anche nel rinnovo del contratto fra Federalimentare e Fiere di Parma per il decennio 2016-2026, che vedrà sempre più Cibus come piattaforma per la promozione e la salvaguardia del Made in Italy nel mondo.
L’Italian Sounding è una fra le più subdole forme di comunicazione ingannevole per il consumatore, è un fenomeno non facilmente contrastabile e si riferisce all’attribuzione ad un prodotto di un’origine italiana che in realtà non ha.
Una falsa evocazione di italianità mediante bandiere, foto, nomi posti su prodotti in realtà non fabbricati in Italia.
Un giro d’affari, e quindi un relativo danno per il vero Made in Italy, che in passato è stato stimato sui 60 miliardi di euro, un valore che però oggi appare decisamente inappropriato.
“Se pensiamo che solo in America il fenomeno vale circa 23 miliardi (7 prodotti su 8 sono venduti come italiani ma non lo sono) – dice Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare e coordinatore dell’Osservatorio – ecco che il valore complessivo e quindi il danno economico per l’industria alimentare italiana è ben più alto”.
L’Osservatorio, nato dall’impegno di Federalimentare e Fiere di Parma, è il primo atto concreto a testimonianza del potenziamento del Salone internazionale dell’alimentazione, previsto anche nel rinnovo del contratto fra Federalimentare e Fiere di Parma per il decennio 2016-2026, che vedrà sempre più Cibus come piattaforma per la promozione e la salvaguardia del Made in Italy nel mondo.
L’Italian Sounding è una fra le più subdole forme di comunicazione ingannevole per il consumatore, è un fenomeno non facilmente contrastabile e si riferisce all’attribuzione ad un prodotto di un’origine italiana che in realtà non ha.
Una falsa evocazione di italianità mediante bandiere, foto, nomi posti su prodotti in realtà non fabbricati in Italia.
Un giro d’affari, e quindi un relativo danno per il vero Made in Italy, che in passato è stato stimato sui 60 miliardi di euro, un valore che però oggi appare decisamente inappropriato.
“Se pensiamo che solo in America il fenomeno vale circa 23 miliardi (7 prodotti su 8 sono venduti come italiani ma non lo sono) – dice Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare e coordinatore dell’Osservatorio – ecco che il valore complessivo e quindi il danno economico per l’industria alimentare italiana è ben più alto”.
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