Rapporto Ismea: l’agroalimentare. una risorsa per il paese
61 miliardi di euro di valore aggiunto, 1,4 milioni di occupati, oltre un milione di imprese e 41 miliardi di euro di esportazioni
di Donato Troiano
Ultima Modifica: 25/07/2018
Il made in Italy agroalimentare è una grande risorsa per il paese: ce lo dicono i numeri che emergono dal “Rapporto sulla competitività del settore agroalimentare” presentato a Roma da Ismea.
L’export continua a rappresentare il vero motore dell’agroalimentare italiano
Questi i dati più significativi che che emergono dal rapporto: 61 miliardi di euro di valore aggiunto, 1,4 milioni di occupati, oltre un milione di imprese e 41 miliardi di euro di esportazioni. Un primato storico che posiziona il Made in Italy con una quota dell’8% sulle esportazioni dell’Ue (quasi 525 miliardi di euro). Non solo: negli ultimi 5 anni le esportazioni italiane sono aumentate del 23%, dato che supera quelle della Ue (16%). Inoltre per le prime cinque voci delle esportazioni agricole, l’Italia è il maggiore esportatore europeo con il 35%-36% dell’export di mele e di uva, 47% di kiwi, 61% di nocciole sgusciate, 35% di prodotti vivaistici.
Anche per quanto riguarda l’industria alimentare i dati sono molto positivi: quasi 34 miliardi di euro nel 2017, pari al 9% del valore delle esportazioni di prodotti alimentari europei, +7,5% rispetto all’anno precedente. L’Italia è il primo esportatore di pasta e di conserve di pomodoro con una quota del 65/66% dell’export Ue e il secondo di vini e olio d’oliva, al 27% e al 23%; con il 13%, è il quarto esportatore di formaggi e latticini.
Gian Marco Centinaio, ministro dell’agricoltura e del turismo
“I numeri parlano chiaro: abbiamo un potenziale enorme in termini di valore della produzione, denominazioni registrate, crescita del bio – dice il ministro Gian Marco Centinaio -. Ma dietro le cifre c’è di più. C’è tutto il ‘peso’ della qualità. Ci sono la passione, la storia, la tradizione che rendono unico il Made in Italy agroalimentare nel mondo. C’è il sistema Italia. La nostra agricoltura è la più multifunzionale d’Europa”.
Il made in Italy agroalimentare supera la crisi
“L’agroalimentare esce dal decennio di crisi con un ruolo più forte nell’economia italiana, dimostrando una grande tenuta economica e sociale nel corso della crisi e una buona capacità di agganciare la ripresa – ha sottolineato il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello (nella foto, Formiche.net).
“I segnali positivi sono stati numerosi, continua Borriello: crescita della produttività del lavoro, ripresa deglin investimenti, capacità di declinare la multifunzionalità e la qualità, con primati sul fronte dell’agricoltura biologica e delle indicazioni geografiche Dop e Igp; ottimo andamento delle esportazioni, specie di quelle tipiche del made in Italy, quali vino e prodotti trasformati ad alto valore aggiunto”.
Il pentastellato Filippo Gallinella: “rivedere gli equilibri a livello comunitario”
Filippo Gallinella, presidente della commissione Agricoltura della Camera, ha sottolineato l’esistenza di “accordi europei che nel tempo hanno danneggiato l’Italia. Spesso, per seguire una logica comunitaria, sono state siglate intese che lì per lì sembravano avvantaggiare l’Europa e alla fine hanno finito con lo svantaggiare noi. In questo senso io penso che oggi sia necessario andare in Europa e discutere l’attuale politica commerciale. Lo dobbiamo fare perché siamo il Paese più agricolo d’Europa e non possiamo avere una politica comunitaria che ci dannggi, sarebbe un paradosso”.
Il parlamentare pentastellato si è soffermato anche sul Ceta, il trattato di libero scambio tra Italia e Canada e che il Movimento vorrebbe ridiscutere in sede Ue. “Sì, è vero che la politica commerciale è una materia esclusiva ma oggi i produttori e i consumatori vogliono delle garanzie perchè il mondo si è allargato dando tante opportunità ma abbiamo di fronte tanti competitor. Se non abbiamo una struttura logistica e commerciale e un’aggregazione importante, forse una apertura ci può fare danni, per questo bisogna aprire a Bruxelles un dibattito su quale futuro della politica commerciale vogliamo avere”.
Di Europa e di disparità di trattamento tra produttori e distributori ha parlato anche il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. “Preoccupano i pesanti squilibri a danno degli agricoltori. Oggi, su 100 euro di spesa in prodotti agroalimentare, solo 22 centesimi arrivano al produttore, valore che scende a 2 centesimi su pane e salame. Una situazione che è favorita da pratiche sleali nella filiera contro le quali occorre intervenire a livello nazionale e comunitario, su cui sta lavorando all’Europarlamento Paolo Di Castro”.
È Made in Italy l’agroalimentare più “green” d’Europa
Da rapporto emerge che in Europa l’agricoltura italiana è la più “green” sulla base di molti parametri: la leadership nel biologico con 72 mila operatori, la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (Ogm), 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il maggior numero di prodotti agroalimentari in regola per residui chimici irregolari (99,4%). A tutto questo fanno da corona 295 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg.
Importanti i dati sulla produttività del settore
Negli ultimi dieci anni (2007-2017) il comparto agricolo ha registrato un aumento del 5,5% a dispetto di una contrazione generale dell’economia italiana, spalmata su dieci anni, del 4,1%. Buona tenuta anche per l’alimentare, la cui produttività ha messo a segno una crescita del 3,6%. Tutto questo però non sarebbe stato possibile senza un robusto stock di investimenti da parte degli imprenditori della filiera.
Alla presentazione del rapporto Ismea erano presenti oltre al presidente e al dg di Ismea, Enrico Corali e Raffaele Borriello, il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, della Cia agricoltura, Dino Scanavino, di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, il presidente della commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella e il ministro per le Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio.
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