Albugnano 549: l’associazione che valorizza l’identità enologica e culturale dell’Albugnano Doc e le sue terre
Scopri la storia delle quindici aziende che hanno deciso di valorizzare il territorio attraverso l'Albugnano DOC, un vino che racconta i caratteri delle colline tra Astigiano e Torinese e si accosta perfettamente a piatti strutturati.
di Nicola Antonello
Ultima Modifica: 13/03/2023
Solitamente nelle terre di confine si costruisce un’identità forte e orgogliosa. Ed è quello che sta avvenendo ai limiti del Monferrato, in un’area collinare in cui l’Astigiano sfocia nel Torinese.
Qui è nata l’associazione Albugnano 549, con lo scopo di consolidare e promuovere l’identità enologica, storica, culturale e ambientale del territorio.
In quattro Comuni, vale a dire Albugnano, Pino d’Asti, Castelnuovo Don Bosco e Passerano Marmorito, quindici produttori si sono uniti per valorizzare l’area e la denominazione dell’Albugnano DOC. Che, a oggi, conta 47 ettari vitati.
Il tutto attraverso un vino che sia espressione dei caratteri di quest’area, connotata da un terreno di matrice marnosa e da un’altitudine maggiore rispetto ai sistemi collinari delle altre denominazioni.
Terre Alte, per diventare grande
Il nome dell’Albugnano 549 deriva proprio dall’altitudine (549 metri) del belvedere di Albugnano, da dove si può ammirare il Monte Bianco, il Cervino, il Monte Rosa, fino ad arrivare a Milano, nei giorni più tersi.
Insomma, anche se l’associazione ha meno di sei anni, si guarda lontano e si punta in alto. Pur nel rispetto della tradizione di ogni azienda. Albugnano 549 è stata pensata per ottenere vini di massima espressività, andando verso macerazioni più lunghe e lasciando il tempo di affinarsi in modo corretto. Per almeno 18 mesi in legno e 6 mesi in bottiglia.
Le basi sono due: il mitico vitigno Nebbiolo e dei viticoltori con un’enorme passione. C’è chi ha alle spalle diverse generazioni e, chi, invece, ha mollato la città e l’ufficio per le colline del Monferrato.
La regia è affidata all’enologo Giampiero Gerbi, che ha seguito le orme paterne e, ora, ha il compito di contribuire al salto di qualità di questa DOC, riconosciuta dal 1997.
Dalla vigna al palato
Dopo un quarto di secolo, l’Albugnano DOC può essere paragonato a un giovane di talento, che ha studiato ed è pronto per esprimersi al meglio. Cercando una vocazione e un’identità più forte, grazie a un disciplinare interno ovviamente adattabile alle annate e alle singole realtà. Sia in termini agronomici che di cantina.
L’Albugnano DOC, quindi, vuol diventare grande e, per farlo, è anche tornato a scuola, visto che il vecchio istituto elementare del paese, chiuso per mancanza di bambini, è rinato come Enoteca regionale.
Degustazione di Albugnano Doc
Venendo al bicchiere, a livello olfattivo, le note fruttate, in particolare di ciliegia sotto spirito, che esprime l’Albugnano DOC durante i primi mesi, vengono integrate durante la sua evoluzione, arricchendosi di sensazioni eteree e di prime sfumature di evoluzione, con note come quelle di tabacco, che iniziano a fare capolino al naso.
A livello gustativo si accosta egregiamente a piatti strutturati, come la pasta fresca condita con sughi di carne, carni rosse arrostite o bollite, selvaggina, formaggi stagionati e tartufo, che esaltano la sua struttura forte ed equilibrata.
Grazie alla voglia di innovazione dei viticoltori, si è passati dal produrre “Il vino che piace a me” a “Un vino che racconti il vitigno e il territorio”. Anche perché qui, come nel resto del Piemonte, il vino è una religione. E non solo perché vi nacque Don Bosco. Un esempio su tutti: nella cantina Terra dei Santi, è conservato un palo per il vigneto realizzato in cemento, risalente al 1911. A quei tempi il cemento era costoso, prezioso e, quindi, veniva utilizzato soltanto per le costruzioni fondamentali: le strade, le dighe, i ponti e, appunto, le viti del Monferrato.
Le aziende, le storie
Oggi l’Albugnano cammina sulle gambe dei suoi viticoltori che sono l’anima del territorio.
- Come alla Cascina Tamburnin: accolti da un filare di 900 metri di acacie secolari, Piergiorgio e la figlia Valeria Gaidano, quest’ultima presidente dell’associazione l’Albugnano 549, hanno rilevato la proprietà nel 2004, quando rischiava l’abbandono. Oggi è un gioiellino, dove, oltre ai vini, spiccano il Vermut e uno spettacolare giardino d’inverno per la colazione. www.tamburnin.it
- All’Agriturismo Alle tre colline, la famiglia Carossa è invece giunta alla settima generazione di produttori, passando dal vino sfuso, con cui a marzo e aprile di ogni anno era già venduto tutto, a un raffinato imbottigliamento, che piace sempre di più anche ai mercati esteri e da abbinare, per esempio, ai tajarin (30 tuorli per un chilo di farina) al ragù di coniglio della signora Cristina. www.alletrecolline.com
- Insieme dal 1953, la cooperativa agricola Terre dei Santi è invece la realtà più strutturata del territorio, riunendo 140 storici viticoltori, 320 ettari, suddivisi in 2.327 vigneti. Nati sotto il segno della Freisa e aver tenuto viva la tradizione anche in anni complicati, l’evoluzione prosegue grazie ai 15 ettari che oggi sono dedicati all’Albugnano DOC. www.terredeisanti.it
- Arrivando alla Cascina Gilli nel tardo pomeriggio, non si può rimanere ammirati dal tramonto sulle colline del Monferrato, mentre entrando in cantina, la fantasia si accende specialmente all’assaggio del loro Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, un vitigno sottovalutato ma che, qui, diventa re. www.cascinagilli.it
- Anche l’azienda agricola Pianfiorito è affacciata su un balcone naturale dove, oltre ai vini, si produce la rinomata carne bovina piemontese. Cantina e cucina, quindi, dove la famiglia Binello dà il suo meglio nella delicatissima bagna cauda e negli agnolotti di magro. www.pianfiorito.com
- Spostandosi ad Aramengo, nella Cascina Quarino di Giulietto Fasoglio, da cinque generazioni si coniuga la sapiente e antica maestria artigianale, alla ricerca della miglior qualità, che parte dal meticoloso lavoro in vigna. www.cascinaquarino.com
- Infine, spostandosi a Cà Mariuccia, si può conoscere Andrea Pirollo, colui che ebbe l’idea di creare l’associazione Albugnano 549, trasformando lo scetticismo iniziale in un patto celebrato, chiaramente, con un brindisi. Vulcanico e carismatico, ha trasmesso il suo carattere nei vini, dando vita a un’azienda agricola etica e biologica, orientata ai principi della permacultura e alla diffusione di metodi e pratiche sostenibili, abbinata anche al ristorante AllAsilo, dove degustare, per esempio, i Rabaton, gustosissimi gnocchetti di ricotta e bietole. www.camariuccia.it
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