Tra i vigneti Biondi Santi
Alla scoperta con Federico Radi, direttore tecnico della società agricola Greppo Biondi Santi, dei vigneti e delle tenute del gruppo
di Emanuele Scarci
Ultima Modifica: 12/04/2021
“Non so se quest’anno faremo la Riserva 2020, di certo faremo quella del 2019. Per la 2020 le condizioni ci sono tutte, una bellissima annata, ma è necessario che ci siano quelle parcelle e quei lotti che esaltano la Riserva, un vino molto importante. Il bello di Biondi Santi è che ci vogliono 3 anni per capire come evolve il vino: nel primo anno il vino inizia a trovare la sua identità e nei due successivi si capisce se ci sono lotti e parcelle da destinare a Riserva. E’ una scoperta anche per noi”: così Federico Radi, 45 anni, dal 2017 direttore tecnico della società agricola Greppo Biondi Santi e nei precedenti 6 anni production manager da Marchesi Mazzei.
La cultura del vino Biondi Santi parte da lontano da un territorio che ha una forte vocazione per il Sangiovese. Clemente iniziò a vinificare il Sangiovese in purezza e trasmise le sue conoscenze al nipote Ferruccio Biondi Santi che, a seguito dell’arrivo della fillossera a metà ‘800, selezionò un clone di Sangiovese con cui riuscì a dare vita a vini di grande longevità. Fu proprio Ferruccio a produrre la prima bottiglia di Brunello di Montalcino nel 1888.
4 punti cardinali
A 2 chilometri da Montalcino, a circa 560 metri, si trova Tenuta Greppo, la sede storica dell’azienda, con un appezzamento di terreno di 47 ettari, il blocco più grande di vigneti che risale al 1930. A est di Montalcino il vigneto “I Pieri”, a 370 metri. Entrambi i vigneti sono caratterizzati da suoli poveri, calcarei e abbondanti di galestro. L’appezzamento “Scarnacuoia”, a ovest di Montalcino, a 450 metri, ospita vecchie vigne su terrazzamenti, su suolo di puro galestro mentre a nord di Montalcino il vigneto “Pievecchia”, a 200 metri, è il suolo più argilloso.
I quattro siti sono stati scelti per la loro complementarità durante le vendemmie e garantire la continuità dello stile Biondi Santi, cioè vini eleganti, con una vena di acidità e longevi. Alla fine del 2019 la nuova gestione di Biondi Santi ha acquistato un quinto appezzamento: il vigneto “Ribusuoli” nella zona di San Polo, poco distante da Tenuta Greppo.
Questione di zolla
In dettaglio “in Biondi Santi – spiega Radi – fino al 2017 la suddivisione tra Rosso e Brunello avveniva in base all’età dei vigneti: con quelli fino a 10 anni si faceva il Rosso, dai 10 a 25 anni il Brunello di Montalcino Annata e oltre i 25 anni la Riserva. Quindi non si parlava di qualità del grappolo ma di età dei vigneti, sebbene la qualità del grappolo dovesse risultare sempre ottimale, non seconda scelta. Oggi invece grazie agli studi in corso, il lavoro è quello di identificare le zone che più caratterizzano il Rosso quindi con note di piacevolezza e immediatezza. Il Rosso non ha le caratteristiche di longevità del Brunello, ma deve avere un’identità precisa”.
Proteggere i vigneti
A proposito di studi, al Greppo si applicano anche le pratiche più recenti per combattere nei vigneti più vecchi il mal dell’esca, soprattutto per quelli con più di 25 anni. Al momento la strada è lunga per un rimedio. “In alcuni casi bisogna estirparli e ricorrere ad alcune pratiche che preservano da questa malattia – rammenta il direttore tecnico -. In Biondi Santi abbiamo iniziato ad estirpare dopo la vendemmia 2019 e c’è un programma di 3-5 anni. Con un rinnovo finale di circa il 30% dei vigneti”.
Poi Radi conclude che in Italia si parla troppo poco di rinnovo dei vigneti: “Nel nostro Paese l’età media è di 30-40 anni, troppo giovani. L’importanza di un vigneto vecchio e ben tenuto fa la differenza e ti tira fuori dalla massa. Noi puntiamo a vigneti di almeno 60-70 anni”.
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