Il Made in Italy trionfa in carrello, giro di affari sopra i 7 miliardi nel 2019
Ricerca della Rome Business School, 2,34 mld di vendite per i prodotti a identità regionale
di Collaboratori
Ultima Modifica: 10/06/2020
Il lockdown ha favorito l’attenzione verso una alimentazione più sana.
In Italia nell’ultimo anno si è registrato un incremento dell’interesse dei consumatori verso un’alimentazione sana e autoctona, tanto che il giro di affari di cibo e bevande di rigorosa provenienza italiana ha superato nel 2019 i 7 miliardi di euro. In particolare il made in Italy dei prodotti alimentari incide per il 24,4% sul fatturato del largo consumo agro-alimentare, riscontrando oltre 2,34 miliardi di euro di sell-out per tutti i prodotti che sottolineano la loro identità regionale sulle confezioni.
La crescente attenzione degli italiani verso l’”autarchia” alimentare è evidenziata una ricerca sull’importanza di una sana alimentazione realizzata della Rome Business School, istituto dalla forte connotazione internazionale, con studenti provenienti da 150 Paesi. Il vero elemento che ha fatto la differenza nelle abitudini alimentari degli italiani degli ultimi anni – sottolinea il report – è stata la ricerca da parte dei consumatori del prodotto “100% italiano”. In tale contesto la miglior performance in termini assoluti è stata registrata proprio nell’anno terminato a giugno 2019, con un aumento del +0,4% dell’offerta e del +3,5% del giro d’affari. Un risultato molto positivo per i prodotti nostrani ma meno brillante rispetto al 2017, quando le vendite registravano un +7,8%.
La classifica delle regioni più presenti sulle etichette dei prodotti alimentari premia ancora una volta il Trentino-Alto Adige: è al primo posto per incidenza sulla numerica dei prodotti (con l’1,3% di quota), ed è anche la regione con il maggior giro d’affari, con l’1,2% di quota, determinata soprattutto da vini e spumanti, yogurt. Al secondo posto per giro d’affari si posizionano il Piemonte e l’Emilia-Romagna, entrambi con una quota a valore dello 0,9%.
La Puglia è una delle regioni record per crescita delle vendite (+13,1% di sell-out)
A determinare questo trend per la regione Puglia sono state mozzarelle, pasta e sottoli, che, insieme ai taralli, rappresentano anche i pilastri dell’offerta regionale in termini di valore.
Altra best performer dell’ultimo anno è la Calabria (+8,7% le vendite annue) e viene segnalata soprattutto sulle confezioni di amari, surgelati vegetali e tonno Bilancio negativo, invece, per Umbria e Lazio: l’Umbria (presente soprattutto sulle bottiglie delle acque minerali e dei vini) perde in un anno il -3,6% delle vendite a valore, mentre il Lazio vede il giro d’affari calare del -2,0%.
La regione con il miglior trend dell’anno è il Molise, che vede aumentare il sell-out dei prodotti su cui è presente (pasta in particolare) di un rotondo +28,4%.
La ricerca della Rome Business School evidenzia peraltro come il “lockdown” imposto dal Covid 19 sia stato “virtuoso” sotto il profilo di uno stile di alimentazione più sano. Potendo mangiare a casa, infatti, è stato possibile fare scelte più in linea con le raccomandazioni nutrizionali nazionali e internazionali, evitando di mangiare frettolosamente e approssimativamente.
Record degli acquisti di ingredienti per preparare dolci come farina (+213%)
Cibi più salutari, e soprattutto il “fai-da te”, non sono mancati sulle tavole italiane ai tempi del coronavirus. Tanto per fare un esempio, nella settimana precedente alla Pasqua 2020 – sottolinea la ricerca della Rome Business Scool -, si è registrato un aumento record degli acquisti di ingredienti per preparare dolci come farina (+213%), lievito di birra (+226), mascarpone (+100%), miele (+68%), burro (+86%), zucchero (+55%) e uova (+54%). È interessante come sia aumentato molto meno il consumo di olio (+18%), di pesce fresco (+ 14% rispetto al +30% della carne) e quello di alcolici (vino +15%, birra +10%) rispetto allo stesso periodo del 2019.
A cura di Cristina Latessa
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