Italia e Moldavia: più vicine di quanto sembri, anche nell’agrifood
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 12/09/2018
Il legame tra Moldavia e Italia è molto più forte di quanto non sembri: per questo diversi rappresentanti italiani erano presenti la scorsa settimana al terzo UNWTO Wine Tourism Conference a Chisinau. Durante il congresso, l’Italia ha ufficialmente avanzato la sua candidatura a ospitare uno dei prossimi convegni di UNWTO nell’ambito del vino o enogastronomia.
L’Italia d’altronde è tra i principali partner in terra moldava e il quinto investitore in agricoltura: lo ha confermato l’ambasciatrice italiana in Moldavia Valeria Biagiotti. Sono circa 1600 le aziende con titolari italiani in Moldavia, attive e dormienti. Agroalimentare, automazione industriale e altri settori, come componentistica meccanica, elettronica, calzaturiero. C’è poi l’export dei saperi, anche nel campo del wine & food: esperti e macchine industriali Made in Italy aumentano la presenza in aziende e cantine moldave che vogliono produrre prodotti di qualità. Così il vetro per le bottiglie di pregio alla cantina Purcari è di Vetreria Etrusca, e le macchine per l’imbottigliamento dei vini sono made in Canelli o Modena. “L’embargo russo nel 2014 ha rafforzato l’interesse della Moldavia verso il territorio europeo e la Cina – ha spiegato Biagiotti – Ma per sedurre un mercato già maturo, doveva aumentare la qualità dei prodotti. Così sommelier ed enologi italiani, ma anche francesi e spagnoli sono consulenti di case produttrici di vino, architetti e designer italiani mettono la firma sui progetti di restyling per i futuri resort”.
C’è poi l’esportazione delle competenze: “Di recente diversi moldavi rientrati in patria dopo anni passati in Italia hanno provato a ricreare alcune produzioni, come la mozzarella” prosegue Biagiotti. Ma anche l’Italia ha degli spunti da prendere dalla Moldavia.
“Il turismo del vino è una cosa seria”
“Per noi è interessante essere in Moldavia e vedere come un intero Paese si sta muovendo, mettendo l’attrattività all’interno della sua strategia politica” commenta Alessandra Priante, capo ufficio relazioni internazionali per il ministero delle Politiche agricole del turismo (e in particolare per il turismo), presente al congresso per conto del ministro Gian Marco Centinaio” Un esempio da seguire perché noi questo approccio magari possiamo replicarlo in piccolo nelle nostre regioni. Lavoreremo anche per stimolare le Regioni ed Enit ad essere presenti in queste piattaforme perché consentono circolazioni di idee e scambi fondamentali. Il turismo del vino è una cosa seria: si parla di indotti importanti, di sviluppo dei territori minori, di generazione di occupazione e, soprattutto, di educazione al gusto. Lo storytelling attraverso il vino e il cibo è il futuro. È lo strumento di comunicazione e promozione con più potenziale di successo. Lo dicono gli esperti dei principali Paesi produttori di vino nel mondo”.
Digitalizzazione per lo sviluppo sostenibile agroalimentare
Priante parla anche dell’importanza della digitalizzazione dei sistemi e della programmazione dei flussi per fare in modo che la valorizzazione del turismo e delle tipicità locali sia davvero efficace e condivisa.
Ne è convinto anche Alessio Cavicchi, professore associato di Marketing agroalimentare e agribusiness presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo dell’Università degli Studi di Macerata il terzo italiano presente al congresso moldavo: “Nel caso specifico della Moldova c’è uno sforzo da parte di tutto il Paese per sviluppare il turismo del vino come risorsa rurale. Hanno ben chiara l’idea in mente e l’esperienza conferma che tanti strumenti usati hanno a che fare con l’innovazione tecnologica e l’Internet of Things. Oggi non basta dire “siamo l’Italia”: paesi che partono da zero adottano le nuove tecnologie e riescono ad avere subito reputazione con questo e essere presenti a livello internazionale”.
Il turismo del vino è un’occasione per raggiungere gli obiettivi del turismo sostenibile: “L’agenda 2030 dell’Onu si basa su un certo tipo di sviluppo: che sia sostenibile e crei valore per la popolazione locale. Ci sono molti casi che non riguardano solo lo sfruttamento a scopo di lucro del vino ma anche educazione alla salute della comunità locale”.
Cavicchi è stato chiamato dall’UNWTO a partecipare al congresso perchè sta lavorando alla creazione di hub regionali di innovazione: “Stiamo mettendo insieme tutti gli stakeholders che sono presenti su un territorio attorno alle università – spiega – Sono progetti europei finanziati dal programma Erasmus Plus. Si tratta di finanziamenti a partenariati pubblico – privati secondo quella che viene chiamata la quadrupla elica dell’innovazione, ovvero metto insieme comunità locale con università, imprese e pubblica amministrazione e cerco avere soluzioni condivise su problematiche del territorio. Lo stiamo facendo in Europa e vogliamo arrivare a un processo continuo che avviene tramite eventi. Attualmente sono coinvolte 24mila persone e due regioni italiane Marche e Toscana”.
Condividi L'Articolo
L'Autore