Itinerario in Lazio tra Bomarzo e Bolsena: cosa vedere, cosa mangiare
di Ines Roscio Pavia
Ultima Modifica: 29/01/2019
Il Lazio racconta nella tavola diverse anime che lo compongono. Dopo la tappa a Roma per scoprire la cucina kosher e quella ai Castelli Romani per vivere l’autenticità delle fraschette romane, oggi la nostra escursione in Lazio porta lungo la via Cassia per raggiungere il lago di Bolsena.
Cosa vedere
Incantati dal piacevole paesaggio e invogliati dai caldi colori dell’agricoltura, decidiamo una deviazione verso il Tevere per sostare a Bomarzo. Il richiamo è Villa Orsini, la Villa dei Mostri (tel. 0761 421029). Visitando il vasto parco, non possiamo non chiederci perché, nella seconda metà del Cinquecento, Pier Francesco Orsini, che ne fu l’ideatore, lo abbia popolato di tante e così strane sculture.
La stessa domanda dovette porsi Salvatore Dalì quando, quattro decenni fa, scoprì la località, rimasta integra dopo secoli di oblio. Le fantasiose e appariscenti sculture sono tante, ma la più celebre è la figura del Mascherone, posta in alto al termine di una gradinata. Ha sembianze mostruose, occhi fissi, una enorme bocca spalancata nel cui interno è ricavato un locale spazioso. Quante cose può nascondere un’epoca! Tanti interrogativi, ma forse tutto questo fu solo il passatempo di un ricchissimo principe che voleva solo stupire.
Cosa mangiare
Ma i sapori robusti e compatti vanno ben oltre. Ottime le paste fatte in casa con semplice acqua e farina, la pasta straccia, gli gnocchi lavorati col ferro, i lombrichelli impastati con la giusta dose di peperoncino. Piatti conditi con appetitosi sughi alla lepre, all’agnello, ai funghi. Le bontà sembrano non finire mai: le minestre, soprattutto nell’entroterra, sono un insieme di proposte che vanno dalla zuppa ai funghi alla acquacotta, una zuppa povera e dietetica composta da tre elementi fondamentali: pane casereccio raffermo, verdure selvatiche, cicoria di campo, baccalà, olio extra vergine di oliva aggiunto a crudo prima di servire in tavola; un piatto dal gusto indimenticabili e semplicità secolare. Ghiotta ed originale è la zuppa in brodo di agnello, ricca di verdure come carciofi e patate, volgarmente chiamata per la sua completezza “giubba e calzoni”.
Popolo di buongustai che apprezzano sapori forti che fanno amare le minestre di legumi (pasta e fagioli con un tocco di finocchietto selvatico fresco, pasta e ceci, riso e lenticchie), la scafata, preparata con le fave fresche, la zuppa di ceci e castagne che non può mancare nel cenone di Natale. Una gloria: i carciofi alla Giudia preparati con il carciofo romanesco Igp, croccante al palato.
Cosa bere
Tornando sui nostri passi ci dirigiamo verso nord. Una tappa obbligata è Montefiascone, dove si produce il notissimo vino “Est! Est! Est!”. Sia storia, sia leggenda, pare che un nobile prelato tedesco, Johan Fugger, amante del buon bere, durante un suo viaggio a Roma nel 1111, abbia mandato avanti il suo servitore come assaggiatore di vino, ordinandogli di scrivere, se il vino era buono, all’ingresso del paese di produzione la parola latina “Est”. Arrivato a Montefiascone, il servitore trovò il vino talmente buono che decise di scrivere “Est” per ben tre volte. Una sosta presso la Cantina locale ci può rendere certi della squisitezza del nettare.
Piatti locali
Ormai siamo al lago di Bolsena, località di fascino discreto e pittoresco, uno smeraldo incastonato nel verde. Attorno colline coperte da vigneti e uliveti. Le locande sono accoglienti e nella bella stagione é possibile mangiare all’esterno, al fresco . Il piatto locale è la sbroscia, una zuppa cucinata con i pesci di lago. I secondi sono un trionfo: filetti di persico alla brace, tinca, luccio, codegone in salsa verde, fino alle anguille, le stesse citate nel Purgatorio dantesco dove Papa Martino IV subì la condanna a “purgare per digiuno”. Le lunghe caratteristiche barche dei pescatori si incrociano lente sull’acqua. Interessante una gita all’isola Bisentina dove si è accolti da un approdo in stile liberty, proveniente dall’Esposizione di Torino del 1911. Sull’isola si possono ammirare resti di epoca etrusca e romana. Attirati da una armoniosa quanto inaspettata cupola, che scopriamo essere del Vignola, non possiamo evitare la tentazione di visitare la chiesa disegnata da Antonio da Sangallo e le cappelle rinascimentali che la circondano. Che sorpresa!
Prodotti Dop
La natura pastorale della zona è rappresentata da innumerevoli piccole aziende contadine che propongono una gamma infinita di sapori ed un ricco paniere di salumi e formaggi dal gusto intenso e rustico. Il prodotto di punta è il pecorino romano Dop, il formaggio ovino più venduto nel mondo, grazie alle sue qualità organolettiche che lo rendono ottimo da tavola ed eccellente di grattugia, la ricotta romana nota come “ricotta gentile” che si prepara con il siero del pecorino, la caciotta, le provole, le marzoline, un formaggio che si produce in primavera col latte di capra.. In tutto il Lazio è fondamentale la viniviticoltura, soprattutto nella zona dei Castelli che vanta ben cinque vini Doc fra cui il Frascati e il Marino. La terra degli Etruschi è la culla del Cerveteri Doc, bianco e rosso. Vini particolari sono anche il bianco Capeno Doc e il Doc Colli della Sabina, con i tipi bianco, rosato e rosso.
Un grande tesoro è l’olio extra vergine di oliva. Qui l’olio si produce da secoli, non a caso proprio a Canneto Sabina si trova il più antico ulivo di Europa e la Sabina è stata la prima zona italiana ad ottenere la Dop. L’olio Sabina Dop è di sapore amaro quando è giovane, poi diventa più vellutato e si abbina a piatti di verdura e pesce. Deciso, ma dal gusto di oliva fresca il Canino Dop. Ottimo per i piatti di carne e zuppe.
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